giovedì 13 gennaio 2011

In vino veritas


Arrivo a casa carica come un mulo e in preda al combinato disposto di una giornata dimenticabile, dell'incipiente sindrome premestruale, della stanchezza e della costrizione. In sintesi, una furia. Vorrei fare un bagno, per cancellare con una spugna tracce e immagini e odori di questa giornata sbilenca. Ma il tempo non c'è, non c'è mai. Cucino con rabbia, scongelando e scuocendo, e sorseggiando un Cervaro ghiacciato che mi appanna il bicchiere. Il primo non lo sento, il secondo mi sferza l'umore, al terzo sono stesa. Penso alle rose sublimi che mi ha portato l'Innominabile, ad una frase che mi gira per la testa da ieri, guardo le luci moltiplicate dagli specchi che bordano la mia nuova stanza elettiva, incrocio lo sguardo adorante di Wish e quello prudente del mio uomo che ha imparato a lasciarmi perdere senza perdermi di vista, intercetto la mia immagine e sono paurosamente felice e appagata e consapevole e questa felicità stride col mio umore nero.
Schizofrenia di un giovedì sera, tra tenebra e luce.

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