mercoledì 15 maggio 2013

La sposa era bellissima

Festeggia 18 anni d’amore sposandosi, e ancora ci stupisce. Madda è un vulcano di idee che sono certezze, e ce le regala tutte in una serata di primavera. Ci accoglie nel suo mondo, fatto di cose belle e di cose buone, come le amicizie incrollabili che il tempo rende ancora più preziose, il tango e la milonga, le foto dei suoi viaggi, la musica sua intrecciata a quella dell’uomo che da sabato è anche suo marito.
La guardo e rivedo lei, me e noi nel passato che ci unisce e appartiene, ritrovo sua madre che veste di gioia e di blu il suo sguardo azzurro, suo padre che nella voce tradisce un’emozione giovane, sua figlia con un futuro tutto da inventare, l’amica preziosa che da mesi lavora, in parte alla luce in parte di nascosto, perché sia tutto come lei desidera.
Parliamo di lei e parliamo con lei, che accompagniamo con lo sguardo. Bella così non l’ho vista mai, con un vestito da urlo e il suo profilo regale, ma a emozionarmi è il sorriso senza tempo con cui guarda il suo uomo quando si abbracciano in un ballo che è l’ennesimo e il primo.
Non trovo parole per ringraziarla e le prendo in prestito da Nazim Hikmet, augurandole sul libro del matrimonio che il più bello dei mari sia quello che ancora non ha visto. E mentre torno a casa, dopo sorrisi e risate, finalmente mi commuovo.

sabato 11 maggio 2013

La metamorfosi

Ci siamo incrociate qualche volta, quand'eravamo già adulte, ma nella mia testa è ancora la mia compagna delle elementari. Ci ritroviamo su facebook e decidiamo di rivederci, cosa che accade stamattina. Lei con la sua bicicletta, io con il mio cane, entrambe con una valanga di cose successe nel frattempo. Ci riconosciamo subito, certe cose non cambiano mai: i suoi ricci, lo sguardo azzurro, il sorriso aperto. Alte entrambe, invidiavo quel centimetro in più di me, il fatto che avesse un fratello e, come se non bastasse, un cane, e glielo confesso. Ma tu come mi ricordi, le chiedo, e lei mi parla di una bambina perbene, seria e pensierosa, con i calzettoni bianchi traforati. Ridiamo insieme di questo must dell’abbigliamento infantile che ha afflitto la nostra generazione, e aggiunge: “Li avevamo tutte, ma i tuoi erano sempre bianchi perché per non sporcarli non venivi a giocare”. Lancio un’occhiata ai miei stivali inzaccherati, mi guardo da fuori e sorrido a quella bambina timida e impacciata che ero e non volevo essere. E mi rendo conto con una vertigine che sono diventata la donna che avevo in testa, e che il bello deve ancora arrivare.





giovedì 2 maggio 2013

3 maggio 2013

Sono 29 anni che ci facciamo gli auguri, vicine nel calendario come nella vita. Siamo la dimostrazione inconfutabile che le divergenze parallele esistono, cerchiamo sempre il parere e l’appoggio l’una dell’altra anche quando sappiamo benissimo che le decisioni sono già prese. Affrontiamo le nostre incongruenze con una sincerità spietata e un’indulgenza infinita, lei ascolta le mie prolissità assolutiste, io decritto i suoi distillati verbali. Ci chiamiamo spesso pochi minuti dopo esserci salutate per riprendere il filo di uno dei tanti discorsi lasciati in sospeso, non condividiamo la quotidianità ma l’esistenza. Ci preoccupiamo moltissimo, io per lei e lei per me, ma fingiamo demenza e ce lo diciamo solo quando tutto è risolto. Pensiamo gli stessi pensieri, e quando una li verbalizza l’altra l’interrompe con un abbraccio dicendo “ti adoro”. Noi figlie uniche, insegniamo alle sue figlie l’importanza di una sorella, non importa se di sangue o per scelta. Abbiamo due cani che ci riproducono perfettamente, moltiplicando le nostre improbabilità, e pascoliamo noi quattro, lei con il volpino Joy che sembra spiritato, io con la bovara Wish che ci osserva perplessa. Ci siamo conosciute all’università, abbastanza grandi per essere già noi, e abbastanza giovani per sapere chi e come eravamo prima che alterni destini ci scrivessero addosso. Ma la cosa più bella e struggente è che ci proteggiamo, sempre, da noi stesse e dal mondo.
E queste frasi sconnesse sono il mio ringraziamento a lei e al destino che l'ha messa sulla mia strada. Buon compleanno, sorellina.

Il rompicapo

Dicevano allo scientifico che sono una mente matematica, forse è per questo che cerco sempre di scomporre tutto nei fondamentali, vita compresa. Analizzo le mie infelicità quotidiane, alcune sono riedizioni, altre one shot, alcune sono talmente piccole che quasi non le noto, altre mi levano il fiato. Le classifico e le sommo, ma il risultato è stupefacente. Sono in preda all’ansia sul breve e medio periodo, sul lungo non ne parliamo neanche, ho una serie di angosce perfettamente classificate, ricorrenti e fondate, eppure mi considero felice e molto, molto fortunata.
I casi sono due: o sono rimasta indietro sul censimento delle felicità quotidiane o a furia di stare accanto all’Innominabile ho imparato a cancellare i brutti ricordi.
O forse, come dice la Socia, dovrei solo pensare di meno.