martedì 31 gennaio 2012

Amabili contraddizioni

Inaspettatamente, l'Innominabile e io facciamo a gara per portare fuori Wish all'ora di pranzo. La disputa finisce in pareggio, e usciamo tutti e tre, neri e ingombranti. Io non voglio perdermi l'occasione di scegliere i fiori per chi stasera ci prepara la cena, lui ha altri motivi, che non dichiara. Mentre scelgo ranuncoli di un rosa angelico da sdrammatizzare con anemoni fucsia mi molla con cane e guinzaglio e scompare. E mentre lui si allontana il fiorista mi consegna un mazzo uguale a quello che mandiamo stasera. Rientriamo a casa con comodo, io, Wish e questi fiori sublimi, e lo trovo che smista cartocci fragranti di rosticceria. Che ti ha preso, gli chiedo ridendo. Niente, avevo freddo e fame e sono andato a comprare il pranzo. Ma i fiori? Mi spiaceva che non li avessi anche tu, ti piacciono così tanto.
Il mio uomo è un incrocio tra un principe e un selvaggio.

martedì 24 gennaio 2012

Sdoganiamo il lunedì

Da quando le mie preghiere sono state ascoltate (vorrei tanto lavoro da non sapere dove voltarmi) i giorni e le ore hanno perso qualunque fisionomia. Lavoro sempre, comunque e dovunque. In compenso, il giorno che preferisco è il lunedì. Per prima cosa ho un'intera settimana per fare tutte le cose che non sono riuscita a fare la settimana prima. E poi il sabato e la domenica faccio anche qualcosa d'altro, e il lunedì mi sveglio in una casa più pulita, con i bucati fatti, il letto fresco, i fiori nei vasi e le mani in ordine. Anche il caffè, che non mi piace ma bevo per abitudine, mi sembra migliore. E poi oggi è un lunedì difficile da dimenticare, ma la Socia e io ce lo meritiamo tutto. Ho paura, tantissima, ma avendo deciso che il modo migliore per fare una cosa è farla, vado avanti, e spero di arrivare lontano.
A quanto capisco domani è martedì. Peccato.

domenica 22 gennaio 2012

Alti e bassi del weekend

Mi addormento sul divano, tra ciotole d'acqua e ghiaccio in cui ho messo a galleggiare le rose di sabato scorso, che senza i loro altissimi gambi ritrovano il loro splendore. Mi sveglio in uno scenario  meno estetizzante: nel vano tentativo di svegliarmi per un'emergenza Wish ha rovesciato un vaso di orchidee e dato libero sfogo alle sue sontuosità intestinali nel corridoio. Raccolgo cocci, terra, cortecce e residui fecali per un'ora, stiro per altre due, e nervosa come un equino esco e compro due golfini in saldo perchè quello che voglio è a prezzo pieno. Rientro con i miei improvvidi acquisti, smanetto su Linkedin e sistemo idee e progetti. Esco di nuovo, come ogni domenica, per il turno da mia madre. La trovo tra altre rose e un bunet fresco che troneggia in cucina. Recupero una pizza e il sacchetto con gli avanzi che l'angelo d'acciaio conserva per Wish, ritorno a casa e preparo la cena per me e per la pelosa, che mi accoglie come il figliol prodigo. Decido che stasera andrò a letto a un'ora decente, che domani scambierò i due golfini inutili con uno che mi serve, e che questa vita che non ha niente a che vedere con quella che volevo è molto più divertente. Ecco.

venerdì 20 gennaio 2012

Sorella Lumière

Sono tutti cinefili. Chi al cinema ci va stasera, e parla con chi c'è stato ieri. L'amica gemella che nel weekend vede due film, ma ha già una lista lunga così. Io invece no. Anarchici e navigatori a vista l'Innominabile e io, semplicemente, non riusciamo ad andarci, e i film dell'anno li vediamo dopo mesi, su Sky.
Poi mi imbatto in un cult, la scena delle scuse nei Blues Brothers, e parte l'amarcord di quando il grande schermo era sempre abitato. Quello del cinema vicino a casa, quello dove si andava apposta dopo aver cercato parcheggio per ore, quello enorme che ci eravamo messi in casa nella vita precedente. E le scene che puoi vederle e rivederle e ridere, piangere o assaporartele ogni volta. Il valzer del Gattopardo, il maiale nella doccia di Operazione sottoveste, i baci tagliati di Nuovo Cinema Paradiso. La dettatura della lettera di Totò Peppino e la malafemmina, le gaffe di Quattro matrimoni e un funerale, Thelma e Louise che schiacciano l'acceleratore, Miss Daisy che insegna a leggere al suo autista, l'immobilità di Quel che resta del giorno. L'odore della disperazione di Gruppo di famiglia in un interno, lo sguardo di Micol deportata nel Giardino dei Finzi Contini, il mare metallico di Morte a Venezia. La quadriglia di Cary Grant in Indiscreto, la bellezza impossibile di Helmut Berger nella Caduta dei giganti, il twist di Pulp fiction, la pajata del Marchese del Grillo. Il "nessuno è perfetto" che chiude A qualcuno piace caldo, l'ineluttabilità del Sorpasso, la disperazione della Ciociara. L'orgasmo simulato di Harry ti presento Sally, le lacrime ritrovate di Filumena, le coreografie di Mamma mia. E vorrei ringraziarli uno per uno, gli attori i registi le comparse e le troupe che mi hanno fatto questo regalo sublime.

martedì 17 gennaio 2012

Notte, rose e caffè

Ed eccomi pronta per la terza sessione di lavoro della giornata. Rinfrancata dal freddo glaciale della passeggiata con Wish mi accomodo nel mio nuovo ufficio, che da quando il lavoro ha preso l'abbrivio si è trasferito dal divano al tavolo di cucina. Sulla sedia vuota ci metto le rose, mi faccio un caffè lungo e bollente, accendo una sigaretta e una candela.
E non la baratterei con nulla, questa notte di lavoro che se la guardo mi sorride.

Opinioni inconciliabili

Non so se siano attribuibili al nostro regime alimentare basato su prodotti
surgelati, ma da qualche giorno accusiamo sintomi inquietanti: la mattina mi sveglio con labbra a canotto, estremità gonfie e occhi a fessura, mentre l'Innominabile lamenta un hangover giustificabile solo con una sbronza biblica anche se non assumiamo alcoolici. Nella notte si agita, si alza e torna a rivoltarsi sotto la trapunta, mentre io, sveglia come un grillo, lo interrogo alla ricerca di una diagnosi. Alla terza domanda, imbufalito, consuma la secessione e mentre percorre il corridoio verso la stanza degli ospiti aggiunge a considerazioni non proprio encomiastiche sulle mie attitudini culinarie un'accusa precisa: "tu mi avveleni". Mi guardo, pensando a come siamo diversi nei nostri occhi e in quelli altrui. Io mi vedo come una bovara bernese mancata, lui mi considera la riedizione di Lucrezia Borgia. E nel pieno di questo sano confronto democratico mi addormento ridendo.
Il mio uomo è irresistibile suo malgrado.

domenica 15 gennaio 2012

L'imperscrutabile fenomenologia dell'amore

No, lui non è l'altra metà della mela. Ma gira e rigira, alla fine ci incastriamo sempre perfettamente, io e quest'uomo imperfetto come me, che abita e coltiva i miei pensieri.Che strana storia, la nostra. Se la guardi ti sembra impossibile, se la vivi ti chiedi come hai fatto a star senza.

Sabato, sole, incontri

E finalmente dormo, abbracciata al sonno che avevo lasciato indietro. Mi sveglio con calma e col sole, in tempo per le rose dell'Innominabile che è già uscito, lasciandomi una mail e un'impronta nel letto. Esco con Wish e mentre sedo una diatriba canina mi imbatto per caso nell'amica gemella con le mie figliocce. Beviamo caffè e cioccolata, e mentre ci guardo da fuori, due donne, due figlie e un cane, sono felice. Recupero l'Innominabile, compriamo vino rosso e cose buone. Pranziamo insieme, io scaldo e scongelo, lui prepara il caffè. Facciamo nostri i minuti e le ore, ma finisce lo stesso, questa sosta leggera tra passi pesanti.
E nello specchio ritrovo il mio sguardo, e il sorriso timido di chi ha smesso di avere paura.

martedì 10 gennaio 2012

Tutta colpa di Picard

Picard, per chi non lo sapesse, è un supermercato che vende esclusivamente surgelati. Sfiziosi e succulenti, alcuni di una bontà devastante che quando li finisci ti viene la scimmia. Ci vado stasera e sotto la spinta congiunta di una fame atavica e delle promozioni mi carico di minikrapfen e pancakes, quiche gorgonzola e finferli, tortini al cioccolato con cuore fondente, olive ripiene, pretzel e sorbetti,  moussakà e crepes. Concludo con un empito salutistico, prelevando verdure croccanti e frutta tropicale. A casa stocco, smisto e pregusto, ma è inutile: i tempi di cottura non li leggo nemmeno con l'ipnosi. Avvilita e soprattutto affamata, con l'andatura entusiasta da dead man walking vado a prenderli e li inforco, gli occhiali che l'Innominabile mi ha preso dopo avermi visto sdraiata con il libro all'altezza delle anche. Li metterò a 48 anni compiuti, dicevo, se li metterò. Li metto eccome, a 47 abbondanti, e quello che mi si apre davanti è un mondo nuovo, fatto di pixel e contorni, di fibre e dettagli.
La mia resa l'annego in un semifreddo al pistacchio, e addolcisco il mio sguardo che vede oramai solo le cose lontane.

lunedì 2 gennaio 2012

1 1 12

Entro nel 2012 con una coppa di crema al mascarpone, un sorso di champagne, la risata che io e l'Innominabile ridiamo nella notte, un risveglio pigro e sorridente che catturo nello specchio. E poi una passeggiata nei campi con Nina, Pongo e Wish, la luce di una giornata tersa e poi lattiginosa, il letto già rifatto, una doccia rovente, un portafortuna in regalo, un gelato allo zabajone, una casa meravigliosa da scoprire. E lacrime di commozione, voci e parole vicine e lontane, un burraco in cui sbanco tutti, una bottiglia che per vent'anni ha conservato la sua magia per un nuovo brindisi, il camino acceso, il film spalmata metà sul divano e metà sul mio uomo, le coccole ai caudati, i biscotti e la Nutella.
E' solo un giorno, ma vale una vita.