martedì 31 maggio 2011

Sfumature del nero

Lo so, che penso troppo. Giuro che ci sto provando, a pensare di meno, soprattutto il martedì. Però qualcuno me lo deve spiegare perchè le parole delle donne sono sempre colorate, mentre quelle degli uomini che ho amato e amo ancora sono sempre nere. Lucide come le penne di un corvo oppure opache come un malditesta ma nere, mai una volta che un uomo mi dica una parola verde o azzurra o rossa.
E non sono io a cercarle, sono loro che mi trovano, sgorgando dal passato e strisciando nel presente. E allora mi nascondo nella notte, e rubo i fiori candidi e profumati della magnolia per diluire questa pece che sa sempre di scusa per cose non fatte e colpe non mie.

Tutti in piazza

L'emozione di andare in Piazza Duomo con la tua cagnona al fianco, scambiare sorrisi e sentirti vibrare sottopelle il boato della folla, accompagnata al telefono da uno dei tuoi fratelli persi che dopo anni riprende a parlare d'amore. E ridere così tanto che devi fermarti e incrociare le gambe e aspettare che passi mentre Wish ti guarda perplessa.
E poi scoprire che una tua ex collega che è stata eletta è talmente integra che non solo non ti ha chiesto il voto, ma non ti ha mai detto che si candidava, nemmeno vedendoti su Skype di giorno e di notte. Non ne ha avuto bisogno, del mio voto, ma che bello sarebbe stato darglielo e sentirsi rappresentata da una donna intelligente, talmente seria che si prende in giro da sola.

lunedì 30 maggio 2011

Benvenuto signor sindaco

Chiariamo subito una cosa: farmi fessa non è difficile, anzi sono recidiva. Però decritto la demagogia, distinguo la propaganda da un editoriale e so che la politica è fatta di sfumature di grigio. Tutto ciò premesso vorrei condividere queste parole che un suo amico ha scritto del nostro nuovo sindaco, perchè se anche avesse perso al ballottaggio secondo me, leggendole, si sarebbe consolato.
Un amico che stimo profondamente si e' messo in testa di fare il sindaco di Milano.
Si tratta di uno cui affiderei non solo il mio portafoglio, ma anche altre scelte fondamentali della mia vita.
Oltre a queste caratteristiche non secondarie per uno che vuole mettersi a gestire la vita di un milione di cittadini, il nostro ha anche altre doti che ne farebbero un sindaco ideale.
Intanto e' uno che sa ascoltare gli altri e dopo ci ragiona su; poi e' uno buono, senza pero' esagerare; e ancora, e' uno che ha davvero a cuore i problemi della gente, di tutta la gente di Milano.
Insomma io credo proprio che Milano avrebbe molto da guadagnarci ad avere un sindaco come lui.

Augh.

28 maggio 2011

Ci sono matrimoni ai quali partecipi e ti chiedi perché. Poi ci sono matrimoni ai quali vorresti andare ma tua madre cade dal letto la notte prima e allora non ci vai. E così passo il sabato pomeriggio in collegamento telepatico con la Via Emilia, scandendo sull'orologio le emozioni. Adesso si veste, sarà arrivato il bouquet? sale in macchina, è in ritardo o puntuale? Sarà arrivata in chiesa, vorrei essere lì, la giornata è di una bellezza straordinaria, l'emozione della navata al braccio del primo uomo della tua vita, e il sì, e poi finalmente la festa comincia. La luce del giorno si specchia negli occhi degli sposi come il cielo nel mare e la felicità è tale che la senti anche da qua.
La immagino col cuore e la disegno con la mente, questa sposa mai vista, e quando finalmente la vedo tutti i dettagli vanno al loro posto, dagli ulivi davanti alla chiesa alla bellezza contagiosa di questi due sorrisi che si baciano.
Evviva, sempre, i coniugi Calzino.

giovedì 26 maggio 2011

Ancora sul tempo

Quanto tempo intercorre tra coscienza e atto? E perché basta un istante, più breve del battito d'ali di un colibrì, perchè una sensazione strisciante divampi con la forza di un terremoto, di un incendio, di uno tsunami?
Tra ieri e oggi ho vissuto anni luce.

Il colore del tempo

Da oggi il mio scorre azzurro, come certi pomeriggi troppo lunghi, come il cielo romano a ottobre, come certi sogni della mia vita precedente. Sono anni che non porto l'orologio, nonostante le occasionali operazioni di ripristino e manutenzione dei mie tre tesori, quello su cui mio padre ha visto l'ora della mia nascita, quello su cui io ho letto l'ora della sua morte e quello da sera, splendido e inutile, che mia madre mi ha passato.
Me lo porta l'Innominabile, che sa quanto io ami i miei polsi, e si chiama Too Late. Come me, che sono nata in anticipo ma arrivo sempre troppo tardi.

Dialoghi notturni

Usciamo dopo cena, noi tre, un'ipotesi di famiglia che non regge ma resiste, con una Wish sempre più sdilinquita, l'Innominabile sempre più monolitico, e io, che assomiglio oramai all'acrostico bizzarro.
Siamo fiacchi di caldo e stanchezza, e procediamo senza meta tra luci e odori e domande, le mie.
Ma tu ti sei emozionato quando....? No. E quando.....? No, direi di no.
Ma allora non ti sei mai emozionato, in vita tua? Certo che mi sono emozionato. E quando? Non me lo ricordo, ma ricordo di essermi emozionato. Ah.
Non desisto. Ma quando pensi a me a cosa pensi? A te, a cosa devo pensare? Non so, ad un particolare, ai miei capelli, al fatto che ho sempre gli stivali... Io penso a te nell'insieme.
Eccoci qua, una portatrice sana di ricordi a spasso con una tabula rasa. E in questa notte che sa di catrame e fiori bianchi provo una felicità totale e senza ragione.

lunedì 23 maggio 2011

Salviamo il salvabile

Un mazzo regale di peonie rosa, mi porta la mia sorella elettiva che non distingue un geranio da una begonia. Sono sublimi, ma qualcosa non quadra. Riconosco il fiorista, e la interrogo con circospezione, mentre i primi petali iniziano a franare. Scopro che le ha comprate un'ora prima di darmele, lasciandole in macchina al sole.
La notte le metto fuori, spruzzandole di rugiada, ma niente da fare, al mattino sono implose. Solo una si è salvata, la prendo delicatamente tra le dita e la lascio galleggiare in una boccia di vetro come una ninfea.
La prendo per una metafora, questa peonia integra a dispetto di tutto, che mi ribadisce quello che già so.

domenica 22 maggio 2011

Cogito ergo sum

Tu pensi troppo, cerca di vivere, mi ripete paziente la Socia. Non sono un'intellettuale, ho solo paura. Così il mio presente è un'elisione costante tra dietrologie e scenari  potenziali, in una gincana di variabili a grappolo senza tregua.
E come disinfetto l'intorno nella speranza di sentirmi meglio vorrei trovare, tra l'anticalcare e l'ammoniaca, l'idraulico liquido per il cervello.
E vorrei vedere com'è veramente, sotto il nerofumo dei pensieri, quest'organo così potente che si è impossessato anche del mio cuore e mi toglie il respiro.
Vorrei essere decerebrata, almeno per un giorno.

giovedì 19 maggio 2011

Equilibri impossibili

I viaggi, per esempio. Non ho la sindrome di Gulliver, ma togliermi dai piedi e vedere cosa c'è là fuori piace anche a me. Sono pure riuscita a farlo, per un periodo, e avrei voluto continuare. Però, quando avevo tempo e libertà non avevo abbastanza soldi per andare dove volevo, e quando ho avuto i soldi non avevo più tempo né libertà. Ora il tempo ce l'avrei, ma a soldi e libertà sto messa male di nuovo. E così mi coccolo anche questo desiderio, sperando che non scada come tanti altri che mi sono lasciata indietro, impossibili o realizzati.
Perchè anche questo può capitare, che a furia di desiderare una cosa alla fine succede, e tu sei orfana un'altra volta e vuoi solo essere adottata da un  desiderio nuovo.
Adesso ce l'ho, un desiderio forte, e si chiama equilibrio. Tra quello che sembro e quello che sono, tra quello che ho e quello che voglio, e se si realizza sarò di nuovo felice e piena di energia e smetterò di nascondermi dietro parole silenziose e sorrisi senza luce.

In & out

Ci risiamo. Mi vedo nella televisione, da quando il mio ufficio consiste nel divano lo schermo ce l'ho di fronte e da spento riflette la mia immagine, mentre il display del Vaio incornicia con foglie e pezzi di cielo sequenze di file disutili.
Mi vedo nella televisione, ed è tutto perfetto, quasi rarefatto, io con i pantaloni bianchi sul divano bianco, anche il pc e il cellulare sono bianchi, come i gelsomini in fiore, e i mobili e il bicchiere e i cuscini. Lavoro un casino, nessuno direbbe che sono sottoccupata, e coltivo idee e progetti e ancora qualche sogno, e non mi sono mai piaciuta così tanto, il mio corpo è un vestito che mi sta a pennello, che bell'inquadratura.
Da cielo estivo, dove all'azzurro succede il nero di pensieri e di umori e di crepe.
E allora speriamo che scoppi, il temporale, che sarebbe anche ora.

mercoledì 11 maggio 2011

Tecnologie abilitanti

Quando organizzavo convegni su Internet e le telecomunicazioni la parola chiave era "killer application", ovvero la specifica funzionalità in grado di decretare il successo o meno di una tecnologia o di un device (detesto gli anglicismi, ma l'italiano è dissonante, ci vuole tutto lo sciovinismo francese per chiamare il computer ordinateur e il software logiciel).
Non ho mai dedicato una tavola rotonda al tema, ma sono convinta che un ruolo determinante nella diffusione di portatili e cellulari, poi IPad e smartphone, sia l'abilitazione del tradimento, soprattutto se hai quel minimo di lucidità per cancellare le tracce di contatti adulterini o ti sei scelto un/a compagno/a, peraltro immeritato/a,che non ha la deplorevole abitudine di frugare nella tua corrispondenza reale o virtuale.
Io sono una cornuta digitale di prima generazione, ho appreso quando era inutile saperlo, vittima di chat ed sms, facebook sarebbe stato già più trendy ma pazienza.
Ho un rapporto gioiosamente superficiale con le tecnologie, di cui utilizzo la punta dell'iceberg ignorando le potenzialità magnifiche e progressive della parte sommersa, e sto bene così. Ogni tanto riesco a fare qualche piccolo miracolo, riportando alla luce dati scomparsi,  ma non ho idea di come riprodurlo e tantomeno condividerlo. Sono e resto una migrante digitale, che quando deve scrivere o firmare qualcosa di importante sfodera la Montblanc e compra in cartoleria biglietti color avorio, che tocca e annusa e soppesa.
E non tradisco, monogama di natura e fedele per snobismo, perché nella rete, io, non ci casco.

martedì 10 maggio 2011

Invertire la polarità

Dice la Socia che quando butta male l'unico rimedio consiste nell'invertire la polarità. Per una pessimista costituzionale si tratta di un'operazione complessa e decisamente perfettibile. Ho bisogno di ordine, bellezza e pulizia. Così mi armo di straccio e restituisco al suo bianco originario, offuscato dalle mie infinite digitazioni e qualche occasionale contributo di Wish, la tastiera del mio Vaietto. Prendo una rosa al culmine del suo splendore, scarlatta e profumata, e me la metto accanto. Scorro velocemente gli occhi sul gelsomini già sbocciati, sulle gemme brillanti dei cespugli, sulle foglie risanate della vecchia rosa e sul merlo che zompetta nel riso soffiato, scuoto la polvere dai pensieri e mi resetto.
Ora devo solo convincere il destino a fare lo stesso, ma ho un sacco di argomenti, e dovrà pur ascoltarmi.

Medicina alternativa

L'ultima porta in faccia non ce l'aspettavamo proprio, la Socia e io, e restiamo appese, sospese e frastornate. La sua notte è fatta di pensieri foschi, la mia di sogni tossici come colla bruciata.
E al risveglio la sua giornata si illumina di sprazzi metafisici, mentre io mi dirigo sicura verso il frigo.
Altro che fiori di Bach, neuroinibitori e ansiolitici. Adagio un resto di meringata su un letto di cioccolata fusa, sbriciolo l'ultimo marron glacé e aggiungo un bel ciuffo di panna.
Nulla è risolto ma tutto si rischiara, e per oggi va bene così.

Peso specifico

Le sensazioni non si vedono e non si toccano, ma ciascuna ha il suo peso. Il malessere, una corazza che ostacola movimenti e pensieri. La stanchezza, una coperta di sassi. La voglia di essere altrove, una gerla di detriti che ti franano addosso.
La delusione, un fiume di lava che ti scorre sulla pelle.
E quando arrivano felicità e sorrisi e benessere sembrano un esercito di farfalle che solleva i tuoi fardelli in un volo incantato, e ti senti leggera come una foglia che gioca col vento di marzo.

lunedì 9 maggio 2011

Eroismo fragile

Apprendo, tra notizie futili e altre grottesche, che Gunther Sachs si sarebbe tolto la vita contendendola all'Alzheimer.
Quando camminava scalzo con Brigitte Bardot al fianco ero troppo piccola, ma nel mio immaginario ci è entrato dopo. Affascinante, cultore di bellezza e intelligenza, spaventosamente ricco e con un bel bagaglio di tragedie all'attivo, sembrava il protagonista di un film di Visconti.
Nessuno saprà mai perchè l'ha fatto, ma se veramente si fosse suicidato prima di perdere il controllo su gesti e pensieri dimostrerebbe che alla resa dei conti l'unico patrimonio inalienabile di un uomo è il suo passato, e che tutto è lecito pur di proteggerlo.
E io, che l'Alzheimer l'ho visto da vicino e forse me lo porto già a spasso tra i geni, mi chiedo se invecchiare, invece che essere naturale, non sia in realtà contro natura.

giovedì 5 maggio 2011

La cena degli avanzi

Sono una cuoca mediocre e una padrona di casa ansiosa, le cene mi agitano. Oltretutto non cambio nemmeno con l'esperienza: siccome alla fine sono tutti contenti, o forse no ma lo dissimulano con abilità rimarchevole, penso che se dovessi organizzare qualcosa senza stressarmi verrebbe fuori uno schifo.
Dall'ultima performance esco più provata del solito, lo capisco dalla gentilezza inconsueta dei convenuti del nucleo familiare (Innominabile, Principessa e anche la Mitica), che mi trattano come si fa con i matti.
Stanca stravolta come sono mi trascino come uno zombie tra le incombenze quotidiane e quando arrivo a sentirmi male mi accorgo che praticamente sono tre giorni che non mangio. Rimedio subito, scaravoltando sul tavolo tutti gli avanzi delle cose che non sono nemmeno riuscita ad assaggiare: cous cous pesto e verdure, panini alle noci col gorgonzola, pannocchia e tomino alla griglia, e felino e mortadella e focaccia e meringata col cioccolato fuso, crostata di more e un marron glacé finale.
E sembro Braccio di Ferro con gli spinaci, di nuovo vispa e sorridente e piena di vita.

martedì 3 maggio 2011

3 maggio 1965


27 anni che ci inseguiamo nei compleanni, io alla fine di aprile, lei subito a maggio, nate e cresciute sotto lo stesso cielo.
Un cerchio e un quadrato, siamo, fatte della stessa materia. Ci siamo innamorate, come si innamorano le amiche, sui banchi dell'università, tra timpani e barchesse, coinemi e uroburos. Non è entrata nella mia vita, semplicemente ci si è accomodata, prendendo il posto che l'aspettava e le spettava.
Abbiamo condiviso lacrime e risate e tutto quello che c'è in mezzo, senza nemmeno accorgerci di quanta strada abbiamo fatto, complici e testimoni di amori e di abissi e felicità ritrovate.
E ogni volta che ci parliamo lasciamo mille discorsi sospesi come i caffè nei bar di Napoli, perchè le parole non ci bastano mai.
Le più belle sono le sue di tanti, tanti anni fa, quando per farmi gli auguri mi scrisse "24 aprile 1964 - la gioia che hai donato ai tuoi genitori nascendo la doni a me vivendo".
Le ho conservate per te e adesso te le rendo, quelle parole meravigliose
che non mi hai mai pèrmesso di dimenticare.
Buon compleanno, sorellina. E grazie, sempre.

domenica 1 maggio 2011

La casta


Lo ammetto, sono uno dei due presunti miliardi di spettatori che ha seguito le nozze reali, commentando sognando e denigrando. E quando mi hanno chiesto perché, non ho avuto dubbi.
Trovo straordinaria la trasparenza anglosassone che conserva ed espone la sua divisione in caste catafottendosene allegramente del fatto che il tempo non scorre a caso. E la trovo così etologicamente rilassante, l'idea di sapere sempre qual è il mio posto come un cavallo nel branco, io che devo districarmi ogni giorno in una matrice di cordate, appartenenze e provenienze invisibili che ogni volta che ci sbatti addosso ti riempiono di lividi e di rabbia.

Struffoli a colazione


I compleanni sono come i matrimoni: sembra che non arrivino mai, e poi in 24 ore si dileguano come i sogni al mattino.
Il mio invece ha una coda inattesa, come certe estati che non vogliono cedere il passo all'autunno. E così, dopo quasi una settimana, ricevo dalla Socia una superba phalaenopsys bianca e una montagna di palline croccanti in un mare di miele, canditi, codette e confettini. Incamero commossa e soddisfatta e proseguo il mio giro.
L'angelo d'acciaio estrae dal frigo uno stampo che custodisce un'armonia di caffè, cacao e amaretto, e una cofana di verdure e maionese fatta in casa. Torno a casa di corsa, con il mio carico meraviglioso che trasferisco sulla tavola con curry di pollo e basmati.
Lo condivido con uno dei miei tre fratelli persi che non vedo da una vita, e mangiamo, beviamo e parliamo di tutto come credo facciano i fratelli veri, e l'orologio lo guardiamo che è quasi mattina. Mi sveglio col sole già alto, e per colazione ricomincio il giro. Struffoli, bunet e insalata russa, che medicano ferite dimenticate che il sole di aprile ha riaperto.