sabato 1 giugno 2013

31 maggio 2013

Era un anno fa, giorno più giorno meno. Sono andata a prenderla in una giornata di sole per accompagnarla a sentire sua nipote a un convegno, lo stesso a cui vado domani. Al ritorno, in macchina, mi ha raccontato la storia delle perle che aveva al collo: gliele aveva regalate mio padre, con un mazzo di rose, per la mia nascita. Avevo appena compiuto gli anni e mia madre se n’era andata da poco, portando con sé il racconto che ogni anno ripercorreva il mio arrivo su questa terra, e le sue parole furono un regalo inaspettato.
E’ stata la prima a vedermi quando sono nata e mi ha accompagnato per tutta l’infanzia scortandomi fino all’adolescenza, quando la voglia di vivere ci allontana da chi sa già come funziona per sbagliare in libertà. Da piccola la trovavo fighissima perché guidava, viaggiava, faceva lunghe nuotate bagnandosi i capelli e beveva il vino. Non aveva mai paura, anche quando è rimasta da sola, leggeva il giornale tutti i giorni, faceva colazione al bar e negli ultimi anni si dispiaceva di non riuscire a fare tutto quello che voleva, ma la sua autonomia non l'ha mai tradita. 
Diverse come il giorno e la notte, lei e mia madre erano come sorelle, e con linguaggi diversi mi hanno insegnato le stesse cose. Fino a oggi ho vissuto con la certezza che se avessi avuto domande sulle mie radici lei avrebbe avuto le risposte. E in effetti ne avevo, di domande, ma per farle non c’è più tempo, perché oggi, forse, era più stanca, e se n’è andata.
E io, che mi sento un po’ più sola, la ricordo con un sorriso.