Consumo una cena solitaria al cospetto di una falce di luna,
le guglie bianche interrompono il cielo scuro e la grandine interrompe il
silenzio. E sono magiche e struggenti queste ore sospese.
domenica 14 luglio 2013
Certe notti
Il conto alla rovescia è iniziato ma la giornata la prendo
per me, lasciando sullo sfondo le incombenze del trasloco. Seguo i miei ritmi, immaginando
le curve morbide del mio futuro. Mi accompagna, per un tratto, l’Innominabile, quest’uomo
folle che non smette mai di stupirmi. E mentre io smisto il passato lui si
inventa il presente, spostando oggetti e prospettive. Trasformo la
stanchezza in ozio, penso scrivo e lavoro, compro cibo e fiori.
lunedì 8 luglio 2013
Il trasloco
L'esplosione incontrollata degli oggetti la domino con risultati apprezzabili, come dimostra la pila di casse numerate che cresce ogni giorno. Anche il fatto, non secondario, che i contenuti della casa che sto smontando abbiano quattro destinazioni diverse è relativamente sotto controllo, male che vada andrò a lavorare in piumino e infradito.
Il problema è che le cose non stanno mai zitte, ma parlano in continuazione, confondendo passato e futuro. Travestiti da oggetti arrivano ricordi che ripetono la mia storia, strisciando dalle cantine dopo un lungo letargo. Un esercito silenzioso di immagini e parole, code di balena e sogni azzurri, common loon e un orsetto perplesso di nome Settembre. Accarezzo le parole scritte da mani che non mi possono più accarezzare, mi perdo in quelle dimenticate che mi sorprendono a posteriori, elimino quelle per cui non ho spazio.
E queste giornate così provvisorie sanno di menta e di polvere.
sabato 1 giugno 2013
31 maggio 2013
Era un anno fa, giorno più giorno meno. Sono andata a
prenderla in una giornata di sole per accompagnarla a sentire sua nipote a un
convegno, lo stesso a cui vado domani. Al ritorno, in macchina, mi ha raccontato
la storia delle perle che aveva al collo: gliele aveva regalate mio padre, con
un mazzo di rose, per la mia nascita. Avevo appena compiuto gli anni e mia
madre se n’era andata da poco, portando con sé il racconto che ogni anno ripercorreva
il mio arrivo su questa terra, e le sue parole furono un regalo inaspettato.
E’ stata la prima a vedermi quando sono nata e mi ha accompagnato
per tutta l’infanzia scortandomi fino all’adolescenza, quando la voglia di vivere
ci allontana da chi sa già come funziona per sbagliare in libertà. Da piccola
la trovavo fighissima perché guidava, viaggiava, faceva lunghe nuotate bagnandosi
i capelli e beveva il vino. Non aveva mai paura, anche quando è rimasta da sola,
leggeva il giornale tutti i giorni, faceva colazione al bar e negli ultimi anni
si dispiaceva di non riuscire a fare tutto quello che voleva, ma la sua autonomia non l'ha mai tradita.
Diverse come il giorno e la notte, lei e mia madre erano come
sorelle, e con linguaggi diversi mi hanno insegnato le stesse cose. Fino a oggi
ho vissuto con la certezza che se avessi avuto domande sulle mie radici lei
avrebbe avuto le risposte. E in effetti ne avevo, di domande, ma per farle non
c’è più tempo, perché oggi, forse, era più stanca, e se n’è andata.
E io, che mi sento un po’ più sola, la ricordo con un sorriso.
mercoledì 15 maggio 2013
La sposa era bellissima
La guardo e rivedo lei, me e noi nel passato che ci unisce e appartiene, ritrovo sua madre che veste di gioia e di blu il suo sguardo azzurro, suo padre che nella voce tradisce un’emozione giovane, sua figlia con un futuro tutto da inventare, l’amica preziosa che da mesi lavora, in parte alla luce in parte di nascosto, perché sia tutto come lei desidera.
Parliamo di lei e parliamo con lei, che accompagniamo con lo sguardo. Bella così non l’ho vista mai, con un vestito da urlo e il suo profilo regale, ma a emozionarmi è il sorriso senza tempo con cui guarda il suo uomo quando si abbracciano in un ballo che è l’ennesimo e il primo.
Non trovo parole per ringraziarla e le prendo in prestito da Nazim Hikmet, augurandole sul libro del matrimonio che il più bello dei mari sia quello che ancora non ha visto. E mentre torno a casa, dopo sorrisi e risate, finalmente mi commuovo.sabato 11 maggio 2013
La metamorfosi
Ci siamo incrociate qualche volta, quand'eravamo già adulte, ma nella
mia testa è ancora la mia compagna delle elementari. Ci ritroviamo su facebook
e decidiamo di rivederci, cosa che accade stamattina. Lei con la sua bicicletta,
io con il mio cane, entrambe con una valanga di cose successe nel frattempo. Ci
riconosciamo subito, certe cose non cambiano mai: i suoi ricci, lo sguardo
azzurro, il sorriso aperto. Alte entrambe, invidiavo quel
centimetro in più di me, il fatto che avesse un fratello e, come se non
bastasse, un cane, e glielo confesso. Ma tu come mi ricordi, le chiedo, e lei
mi parla di una bambina perbene, seria e pensierosa, con i calzettoni bianchi traforati.
Ridiamo insieme di questo must dell’abbigliamento infantile che ha afflitto la nostra generazione, e aggiunge: “Li avevamo tutte, ma i tuoi erano sempre bianchi
perché per non sporcarli non venivi a giocare”. Lancio un’occhiata ai miei
stivali inzaccherati, mi guardo da fuori e sorrido a quella bambina timida e impacciata
che ero e non volevo essere. E mi rendo conto con una vertigine che sono
diventata la donna che avevo in testa, e che il bello deve ancora arrivare.
giovedì 2 maggio 2013
3 maggio 2013
Sono 29 anni che ci facciamo gli auguri, vicine nel
calendario come nella vita. Siamo la dimostrazione inconfutabile che le divergenze
parallele esistono, cerchiamo sempre il parere e l’appoggio l’una dell’altra
anche quando sappiamo benissimo che le decisioni sono già prese. Affrontiamo
le nostre incongruenze con una sincerità spietata e un’indulgenza infinita, lei
ascolta le mie prolissità assolutiste, io decritto i suoi distillati verbali. Ci chiamiamo spesso pochi minuti dopo esserci salutate per riprendere il filo
di uno dei tanti discorsi lasciati in sospeso, non condividiamo la quotidianità
ma l’esistenza. Ci preoccupiamo moltissimo, io per lei e lei per me, ma fingiamo
demenza e ce lo diciamo solo quando tutto è risolto. Pensiamo gli stessi
pensieri, e quando una li verbalizza l’altra l’interrompe con un abbraccio
dicendo “ti adoro”. Noi figlie uniche,
insegniamo alle sue figlie l’importanza di una sorella, non importa se di
sangue o per scelta. Abbiamo due cani che ci riproducono
perfettamente, moltiplicando le nostre improbabilità, e pascoliamo noi quattro,
lei con il volpino Joy che sembra spiritato, io con la bovara Wish che ci osserva perplessa. Ci siamo conosciute all’università, abbastanza grandi per
essere già noi, e abbastanza giovani per sapere chi e come eravamo prima che
alterni destini ci scrivessero addosso. Ma la cosa più bella e struggente è che
ci proteggiamo, sempre, da noi stesse e dal mondo.
E queste frasi sconnesse sono il mio ringraziamento a lei e al destino che l'ha messa sulla mia strada.
Buon compleanno, sorellina.
Il rompicapo
Dicevano allo scientifico che sono una mente matematica,
forse è per questo che cerco sempre di scomporre tutto nei fondamentali, vita
compresa. Analizzo le mie infelicità quotidiane, alcune sono riedizioni, altre one
shot, alcune sono talmente piccole che quasi non le noto, altre mi levano il
fiato. Le classifico e le sommo, ma il risultato è stupefacente. Sono in preda
all’ansia sul breve e medio periodo, sul lungo non ne parliamo neanche, ho una
serie di angosce perfettamente classificate, ricorrenti e fondate, eppure mi
considero felice e molto, molto fortunata.
I casi sono due: o sono rimasta indietro sul censimento
delle felicità quotidiane o a furia di stare accanto all’Innominabile ho
imparato a cancellare i brutti ricordi.
O forse, come dice la Socia, dovrei solo pensare di meno.martedì 23 aprile 2013
Le gioie della vita, in ordine sparso
Il purè
caldo con il prosciutto cotto. Dormire nel letto con la mamma quando papà era via.
Costruire una casetta con quattro cuscini per pareti e uno per tetto. Guardare
la tv abbracciata a Wish. Riconoscere i cani dall’odore e le persone dal passo.
L’uovo sbattuto con lo zucchero. Leggere una lettera d’amore. Scrivere una
lettera d’amore. Scoprire che certe lettere d’amore non ti fanno più male. Lasciare
i discorsi in sospeso con le amiche. Imparare a perdonarsi. Smettere con le guerre
di religione e cercare soluzioni. Le lenzuola fresche di bucato. Addormentarsi
dalla propria parte e svegliarsi abbracciati. L’acqua fresca quando hai sete. L’odore
della terra. Il primo sorso di Coca Cola quando hai mangiato troppo. Ignorare
la sveglia e rimettersi a dormire. Vedersi in una vetrina e trovarsi bellissima. Ricevere un mazzo di fiori. Avere un soldino per stupire chi
ami con un regalo pazzesco. Ripensare al passato come se appartenesse a qualcun
altro. Vedere qualcuno che fotografa il tuo cane. Perdersi in un libro come se fosse l’ultima cosa che fai nella vita.
Essere un punto di riferimento per qualcuno. Stracciare i sensi di colpa. Camminare
a piedi nudi. La soddisfazione dei bisogni elementari, sonno fame sete pipì.
Guidare con la musica a palla. Vedere un uomo che inciampa per guardarti.
Svegliarsi da un incubo e capire che non è successo nulla. Riscrivere il
futuro. Sentirsi a casa in un posto che non avevi mai visto. Il sole d’inverno.
La spremuta fresca al mattino. Sentire che sei sulla strada giusta e non
ammetterlo per scaramanzia. Il primo bagno in estate. Il silenzio della neve.
La luna piena tra ulivi e cipressi. Smettere di incazzarsi perché sai già che
poi ti passa. (continua)
giovedì 18 aprile 2013
Anatomia della felicità
La felicità non ha storia, dice sempre la Socia. Scopro stasera che non ha nemmeno motivo, quando annusando l'odore dell'aria provo una felicità irragionevole e totale. E in pochi istanti mi lascio alle spalle questo letargo malarico in cui mi sono rintanata per giorni e mesi, accantono la stanchezza, il caldo e i pensieri, chiamo Wish e corriamo fuori insieme, impazienti di vivere e correre sui prati. Incrocio aiuole che sembrano sbocciate nella notte, supero papaveri e tulipani, narcisi e bocche di leone, e quando vedo Wish slanciarsi sull'erba punteggiata di margherite mi fermo, in un momento di equilibrio perfetto.
Nulla è cambiato, il mio passato è scritto nella pietra e il futuro resta incerto, ma questo attimo di presente me lo godo con tutti i sensi. E non mi chiedo nemmeno perchè.
lunedì 8 aprile 2013
Privilegi alla nascita
E così anche Margaret Thatcher se n'è andata. Tra le sue frasi celebri trovo questa, che cristallizza pensieri recenti: "Sono nata con due grandi vantaggi: poco denaro e ottimi genitori", un'eredità che mi accomuna a questa donna straordinaria. E io, che l'amore infinito dei miei genitori lo porto anche nel nome che mia madre mi ha regalato, non ho passato nemmeno un giorno della mia vita senza la certezza granitica di questo privilegio che annulla tutti gli altri.
E il denaro, che in casa andava e veniva e a un certo punto non è più tornato, non ha mai guidato le mie scelte. Non ho mai sognato la ricchezza, ma la libertà, e non potendo comprarla me la sono procurata altrimenti.
E per tutto questo mi viene da inginocchiarmi e ringraziare il fato benigno che mi ha accolto un venerdì di aprile in cui, credo, c'era il sole.
La foto l'ha fatta mio padre e l'ho trovata nella Collezione Alinari.
E il denaro, che in casa andava e veniva e a un certo punto non è più tornato, non ha mai guidato le mie scelte. Non ho mai sognato la ricchezza, ma la libertà, e non potendo comprarla me la sono procurata altrimenti.
E per tutto questo mi viene da inginocchiarmi e ringraziare il fato benigno che mi ha accolto un venerdì di aprile in cui, credo, c'era il sole.
La foto l'ha fatta mio padre e l'ho trovata nella Collezione Alinari.
domenica 7 aprile 2013
7 case + 2
Della prima non ho ricordi, l’ho lasciata a tre anni, l’associo al fiocco rosa sul portone che apriva uno dei filmini sgranati della mia infanzia. La seconda mi sembrava enorme, forse lo era. Elementari, medie e liceo, abitavo lì quando ho capito che siamo tutti uguali ma qualcuno è più uguale di te. Nella terza sono diventata adulta, ho conosciuto l’amore e l’infelicità e guadagnato i miei primi soldi. La quarta, che c’è ancora, è foderata di dolore e sa di capitolo finale; la perdono solo quando la luce, entrando con prepotenza, confonde i ricordi. La quinta, che amavo alla follia, mi assomigliava, e me la sono lasciata alle spalle in una sera di novembre. La sesta era improbabile ma divertente, con la scala a chiocciola, la parete rossa e il terrazzo pieno di palme, bambù e gelsomini. La settima, dove sto ora, è uno splendido paradosso, mi riporta ai luoghi dell’infanzia e mi ricorda ogni giorno che nulla è come sembra.
E poi c’è l’altra, l’ottava, che a volte mi chiedo se è mai esistita, persa tra nebbia e rose selvatiche, provvisoria come la felicità con cui, ogni volta, aprivo la porta. E la nona, che mi ha accolto con gli ulivi e i cipressi appena piantati, sa di terra, di erba e di legna bruciata, e la notte è piena di stelle.
mercoledì 6 marzo 2013
Einmal ist keinmal
E poi arriva il momento in cui capisci che potrai fare anche un sacco di altre cose, anche cambiare, anche riuscire a essere quello che volevi, ma non puoi tornare indietro. Guardo questi pesci volanti che hanno evidentemente sbagliato direzione e penso cose. Vite che cambiano, pensieri che non vorresti pensare, domande che non vuoi chiedere perché la risposta la sai già. E la schizofrenia tra il non avere nulla che ti permette di avere ancora tutto e l'avere un tutto da cui manca sempre qualcosa. E la stanchezza infinita dell'apnea, la confusione tra priorità e necessità, il sonno che latita, il futuro che cambia come le onde nel mare.
Un mare lontano, che ho già visto, bello da fare paura.
Foto: rubata all'equipaggio di feelsogood
giovedì 7 febbraio 2013
Tra me e me
Quella con se stessi è una convivenza inevitabile, ma trovandomi simpatica e a tratti irresistibile mi frequento volentieri. Tanto per cominciare mi ascolto sempre, e senza mai interrompermi. A volte sono monotematica e ripetitiva, però mi capisco. A volte non sono d'accordo ma se litigo faccio pace subito. Poi ci sono i periodi no, e lì taglio i ponti. Del resto mi conosco, se metto quel maglione tre giorni a fila vuol dire che non c'è storia, e mi lascio perdere.
Ma la cosa che apprezzo di più in questa lunga e singolare relazione è che riesco ancora a sorprendermi. E non c'è niente da fare, sono testarda, apodittica e ingestibile, opinabile e improbabile, ma alla fine ho sempre ragione. Ed è giusto riconoscermelo.
Ma la cosa che apprezzo di più in questa lunga e singolare relazione è che riesco ancora a sorprendermi. E non c'è niente da fare, sono testarda, apodittica e ingestibile, opinabile e improbabile, ma alla fine ho sempre ragione. Ed è giusto riconoscermelo.
martedì 5 febbraio 2013
Le cose cambiano
E rieccoci. Nonostante i tentativi, tanto vale ammetterlo, avevo di fatto chiuso. Per lutto. E sono ancora perplessa, come un albero nella neve.
Un'illusione di primavera, una quantità di cose da fare che evito con l'abilità di una veterana, altre morti, il cambiamento che mi scava i pensieri, io che gioco a nascondino e mi stano sempre. Come stasera.
Mi guardo da fuori, nel mio gioco preferito, e conto gli anni luce che mi separano da quella che sembro. Metto a fuoco quella che voglio essere, e devo ammettere che mi somiglia. Ecco perchè ho paura.
Sono lenta ma inesorabile, e sotto questo sonno malarico covo i sintomi del risveglio. Il letargo è finito, tendo i muscoli, esco allo scoperto, e il cambiamento non lo evito ma lo accolgo.
E già m'immagino quanto sarà bello camminare leggera, di nuovo.
Photo: Alberto Bregani
Un'illusione di primavera, una quantità di cose da fare che evito con l'abilità di una veterana, altre morti, il cambiamento che mi scava i pensieri, io che gioco a nascondino e mi stano sempre. Come stasera.
Mi guardo da fuori, nel mio gioco preferito, e conto gli anni luce che mi separano da quella che sembro. Metto a fuoco quella che voglio essere, e devo ammettere che mi somiglia. Ecco perchè ho paura.
Sono lenta ma inesorabile, e sotto questo sonno malarico covo i sintomi del risveglio. Il letargo è finito, tendo i muscoli, esco allo scoperto, e il cambiamento non lo evito ma lo accolgo.
E già m'immagino quanto sarà bello camminare leggera, di nuovo.
Photo: Alberto Bregani
Iscriviti a:
Post (Atom)