martedì 30 novembre 2010

Controtempo


Non c'è verso. Se mi trovo nel posto giusto scelgo comunque il momento sbagliato. Sono un puzzle a cui manca una tessera. Una coltivatrice diretta di desideri. E mi dispiace, anche se ho imparato ad accettarlo senza discutere.
Come dice Calzino: sono una forchetta in un mondo di zuppe.

Il nodo


Le cose non dette, accantonate prima di essere comprese e superate, si stratificano continuamente. Strati sottili e bastardi che conquistano lo status di uno spessore, poi la consistenza di un laterizio e la complessità di un nodo gordiano. E quando sei indifesa, soprattutto la notte, vengono a chiederti ragione, domande inespresse in cerca di risposte impossibili che iniziano col se.
La spada servirebbe, ma non ricordo mai dove l'ho messa.

Wishful thinking


Un letto con le lenzuola appena cambiate. Wish che quando arrivo mi accoglie agitando pigramente la coda tra pavimento e rete. La carezza della trapunta. Il mio amore che si sta addormentando. I cuscini profumati. Il bicchiere dell'acqua se mi viene sete. Sette ore abbracciata ai miei sogni davanti a me.
Che grazia, la notte.

lunedì 29 novembre 2010

Non facciamo scherzi


La Socia mi manda un articolo del Corriere sulla straordinaria longevità degli abitanti di Vilcabamba, Ecuador. Dalla lettura apprendo che, tra l'altro, i membri dell'arzilla comunità "fumano come turchi e bevono come cosacchi". Capisco l'intento beneaugurante, ma la notizia mi getta nel più cupo sconforto. Vista la mia traumatica relazione con il mondo della terza età, il mio stile di vita è volutamente improntato alla sistematica inosservanza delle regole per campare 100 anni. Fumo, non bevo acqua, mi nutro quasi esclusivamente di glucidi e carboidrati, e appena posso scambio il giorno con la notte.
Ho sbagliato tutto. Da domani solo mele e insalata. Così muoio, ma di tristezza.

La tentazione


Devo uscire. Non ne ho voglia, ma devo proprio. E poi, il combinato disposto di questo bel sole e di Wish che fa la ronda davanti al guinzaglio non mi lasciano scampo. Quando torno, però, vorrei andare in letargo. Come un orso.
E poi svegliarmi a Natale concluso, con le gemme sugli alberi e le risposte che attendo già archiviate nella mail, e stiracchiarmi per un giorno intero.

L'oggetto del mio desiderio


Mi chiedevo oggi cosa farei se avessi tanto denaro. Ho trovato. Una scatola piena di confetti, con tutti i gusti e tutti i colori. E le consistenze. E i presagi: che ci sarà dentro quello verde? Secondo me, un pistacchio. Ma forse c'è la menta. Resto incollata con il naso davanti alla vetrina di questo paese dei balocchi, pensando che domani, quando finisco l'ultimo convegno della stagione, un sacchetto di semi di finocchio confettati me lo merito proprio.
Nella confezione col fiocco, così lo mangio anche con gli occhi.

Wikileaks


Lo ammetto, ero emozionata. C'erano tutti gli ingredienti. Assange, con quell'aspetto da ultimo dei rosacrociani. Internet e la democrazia. L'attacco informatico. Il bunker e i dispacci segreti. Altro che Larsson, Follett, Eco. Sembrava che la realtà si fosse tramutata in una straordinaria trama letteraria. Una saga dai protagonisti in carne ed ossa, da leggere in un fiato.
E invece.

Illusioni


Ultimamente, le belle giornate sono illusioni incuneate tra perturbazioni che arrivano da lontano, mondane e impegnate, attraversano il Belpaese e poi se ne vanno, in cerca di nuove emozioni. Ma è bastato un raggio più caldo del solito a far sbocciare la prima orchidea, bianca come la neve che, invece, si fa attendere.

La cena


Generalmente, le conversazioni telefoniche con mia madre sono un patchwork di risposte prestabilite, che ricordano una linea retta. Ieri sera, invece, mi risponde con un'iperbole. Come stai, mamma? Bene, ho mangiato la pizza, metà col prosciutto e metà con le acciughe. E poi le crepes. Come, le crepes? Con la nutella.
Esaltata, chiedo lumi al suo angelo custode, che conferma il menu. Annaffiando il tutto di bolle, quelle di Coca Cola e Sprite, e con una bella sigaretta finale.
Meraviglia di una cena da adolescenti consumata da una bambina di 83 anni con un'adulta che ne ha solo 22.

sabato 27 novembre 2010

Aria di neve


Che già alzarsi con il cielo blu, le montagne in vista e l'aria di neve è un bell'inizio, anche con tre sole ore di sonno all'attivo. Wish mi accompagna a passo di carica dal parrucchiere, da cui esco stirata come un personaggio del Playmobil. Sono in vena di danni, ma cerco di limitarmi. Compro un fondotinta, l'ultimo risaliva al 2003. Quasi vintage. Un mazzo di tulipani chiarissimi con bacche di rosa per la festeggiata. Cialde di caffè per la colazione dell'Innominabile, ma anche per me. E una copia di Vanity Fair, che questa settimana regala anche Traveller, così vedo bene i posti dove non posso andare. Arrivo a casa con il mio bottino, ho speso troppo rispetto alle mie entrate rarefatte, ma sono talmente carica che questa sera mi vesto in modalità happy birthday, solo a strati come una cipolla.
E' tutto pronto, e non vedo l'ora di spegnere le candeline sui tortini al cioccolato fondente mentre fuori nevica.

Buon compleanno


Il mio regalo si chiama gratitudine. Per avermi chiamato tra i testimoni di un viaggio che spero non si fermi mai. Per tutte le volte che hai fatto a pezzi l'assurdo, trasformandolo in una risata e in una lezione. Per i musi che non riesci a tenere. Per la tua solidità anche quando sarebbe legittimo franare. Per l'occasionale esercizio della tecnica del paradosso, anche se non ti appartiene. Per tutte le volte che sembri altrove e invece sei solo andata oltre. Per la capacità di mettere le ali ai tuoi pensieri. Per il tuo ottimismo contagioso.
A te, che pensi di aver già solcato il più bello dei mari, auguro di continuare a desiderare quello che hai, ma di ricevere ancora di più.

venerdì 26 novembre 2010

Anche le tecnologie hanno un'anima


Quattro ore dura il ripristino del mio cellulare comatoso. Per prime mettiamo in salvo le immagini. La rubrica è più complicata, non c'è verso di accedere. Posso cancellare i messaggi per liberare un po' di memoria, mi chiede il tecnico. Li ho già eliminati praticamente tutti, ma faccia pure. A backup eseguito mi incuculano un telefonino nuovo con dentro il mio passato. Levo la sim da quello vecchio, che in segno di spregio ha ripreso a funzionare perfettamente, quando sul display vedo tutti i miei messaggi, anche quelli che, ne sono strasicura, avevo cancellato, o che davo per scomparsi nelle memorie impenetrabili di cellulari dismessi. Da dove arrivano, dalla memory card, chiedo. No. Dalla sim? Impossibile. Dalla memoria del telefono, allora. Macchè.
Rinuncio a capire, scorrendo veloce tra i miei sms redivivi. E mi sembrano i baci tagliati di Nuovo Cinema Paradiso, queste pietre miliari delle mie e-mozioni, che un algoritmo impazzito ha conservato per me.

Antidepressivo


Ho deciso, se la sim non è morta faccio un fioretto e non tocco la Nutella fino a Natale. Se invece mi ha lasciato, mi butto su cioccolato e lamponi. Come un naufrago sulla zattera.

Il mio mondo in una SIM


E' ufficiale. Come il mio cervello, la mia sim ha smesso di funzionare. Travolta da una quantità di informazioni anche non richieste, si è ripiegata su se stessa, trascinando nella sua involuzione il mio patrimonio di bit affettivi: piccoli capolavori in 160 caratteri, numeri di telefono, immagini.
E io, che mi sento menomata e colpevole, continuo a rimandare il redde rationem, per paura che mi dicano che non c'è niente da fare. Adesso mi faccio forza e la porto a fare un check up, sono disposta al day hospital, al trapianto, all'elettroshock pur di riaverla.
E mi chiedo se esiste un cimitero di informazioni perdute, pezzi di memoria sepolti anzitempo, per riuscire a elaborare il lutto.

giovedì 25 novembre 2010

Sospesa e truccata


Ci risiamo, la demenza prenatalizia ha preso il sopravvento. Come a metà giugno, quando di quel progetto ne riparliamo poi a settembre, adesso va tutto all'anno prossimo. E così i nostri progetti stanno lì e penzolano, come in una bolla di sapone, e io con loro. Penso a quanto preziose sarebbero queste giornate, meno concitate del solito, per fare programmi, ma ogni volta che apro un file mi rendo conto che manca sempre un tassello importante, e lo lascio lì, sospeso come me.
Alla fine decido di uscire, ho un invito per la presentazione di una linea di make up. Nessuno mi accompagna, così ci vado con Wish, che diventa subito la star della serata. Mentre io, che compro un mascara ogni tre anni, vengo truccata, lei girella annusando le parti intime di tutti i convenuti ed estorcendo coccole e tartine. Torniamo a casa soddisfatte: lei con la pancia piena, io con le sembianze di un panda. Nella sfumatura blu petrolio.

La tecnica del paradosso


Ho deciso, da domani l'adotto come standard. E quelli che pensano di mettermi nell'angolo dovranno prepararmi un trono. Lo voglio laccato d'argento con il velluto blu notte, i colori della luna nel cielo.
Perchè di notte latro, ma di giorno mordo. State attenti.

mercoledì 24 novembre 2010

Il fattore M


Sono meravigliose le mamme, anche quelle degli altri. La mamma della Socia, che attraversa mezza Milano per trovare i dolci più prelibati per sua nipote e li prende anche per me. La mamma dell'Imprevedibile, che quando discutiamo mi dà ragione, ma di nascosto. E la mamma della mia amica gemella, che quando mi vede fumare mi dice che dovrei proprio smettere perchè ha incontrato una sua amica che ha il vizio come me, e mentre pavento una virata oncologica conclude dicendo che l'ha trovata piena di rughe sul labbro superiore, e che è proprio un peccato.
E la mia, che quando arrivo conciata da far spavento si illumina tutta e mi dice che sono sempre la più bella.

martedì 23 novembre 2010

Il peso delle cose


Faaccio l'appello dopo aver cambiato borsa: chiavi-casa-e-auto-portafogli-patente-carta d'identità-cellulare-sigarette-accendino-fazzoletti. Sono già vestita, con mutande-reggiseno-calze-stivali-gonna-top-maglione-poncho-guanti-orecchini-orologio. Per non parlare dell'abluzione: spugna-sapone-spazzolino-dentifricio-shampoo-balsamo-pettine-spazzola-phon-accappatoio-asciugamano. Vado a cedere pezzi di carta o impalpabili transazioni in cambio di altre cose per me, per la casa, per il lavoro. Mentre mi dibatto in questa giungla di oggetti Wish resta rintanata sotto il letto, ma quando sente tintinnare guinzaglio-collare-porta-sacchetti-per-la-cacca arriva giubilante ed è subito pronta per uscire.
Che invidia.

L'Occidente tramonta nello shampoo


Finisco lo shampoo e apro una nuova confezione. Confronto i due flaconi e noto che oltre al design qualcosa è cambiato. Il mio shampoo fa parte della linea "co-creations", come dimostrano foto e firma di un individuo, tale Thomas Taw, definito "esperto di capelli danneggiati, Londra".
Sono affascinata. Evidentemente i vecchi artifici del marketing, tipo "nuova formula", "basta coda il secondo giorno" o, con la crisi, "25% di prodotto gratis" non bastano più ad irretirci. Sunsilk ci mette il carico da novanta: un professionista che detiene un sapere specifico sulla genesi della doppia punta e sull'eziologia del capello sfibrato. Non sulla fenomenologia tricologica nel suo insieme, per carità: capelli decolorati, crespi, ricci, brillanti e voluminosi hanno il loro esperto ad hoc, mentre per quelli lisci, con evidente sprezzo del ridicolo, c'è una signora giapponese.
Mi viene in mente la Socia, che dopo l'ennesima riunione in cui fatichiamo a spiegare il nostro lavoro a interlocutori apparentemente normodotati e che parlano la nostra lingua mi dice "in effetti, come lo spiegheresti a un Maori?"
Mi vedo l'espressione di un capo-villaggio di fronte a questo Thomas, che cerca di spiegargli che per vivere mette faccia e firma su milioni di flaconi dalla sembianza fallica, così vendono di più.
E solo a pensarci rischio l'annegamento.

No, le luminarie no


Non si scampa. Anche quest'anno crisi economica, sostenibilità ambientale e buon senso hanno avuto la peggio. Li ho visti, gli elettricisti del Comune, gli incaricati delle Associazioni Commercianti e le commesse nerovestite, che fingendo demenza si arrampicano, si aggrappano, e a tradimento srotolano chilometri di cavi pronti a illuminare l'esplosione della kermesse natalizia.
E' come l'influenza, ma del vaccino nessuna notizia.

La sigaretta


Ho poche certezze nella vita, tra cui il fatto che mia madre non leggerà mai il mio blog. E quindi posso ammetterlo, finalmente: fumo perchè sono figlia di una fumatrice. Non è colpa sua, la mia è stata una scelta, cretina qb, ma consapevole. Mia madre mi ha avuto a 37 anni, un'età da ragazza madre oggi, una specie di Gianna Nannini ante litteram nel '64. A scuola ero l'unico bambina ritirata da una mamma in camicetta di seta, gonna al ginocchio e piega a bigodini, mentre le altre arrivavano con i jeans a zampa, gli zatteroni e la cotonatura sul capello lungo. Mi dispiaceva il contrasto, da bambini siamo bastardi e conformisti. Spesso anche da grandi. Poi, a casa, si accendeva una sigaretta e diventava la donna più bella e sofisticata del mondo. E io la guardavo, pensando che avrei voluto essere come lei. Lei che dopo aver fumato, ancora oggi, non sa di nicotina ma di mamma, di primo sorriso e di promesse.

lunedì 22 novembre 2010

Sedotta e abbandonata


Sono dieci giorni che il mio cellulare ha ripreso la sua funzione originaria, cioè quella di fare e ricevere telefonate. E basta. Niente messaggi in entrata o in uscita, niente registrazione delle chiamate perse, nemmeno la sveglia. O arrivo in tempo a rispondere oppure chi mi cerca crede che sia diventata o una stronza o una stilita.
Carico credito sulla chiavetta Tim per potermi connettere nel week end che passo a casa di mia madre, e infatti mi connetto: al telefono, con l'assistenza tecnica Tim, che non si spiega perchè la sim non funzioni. In effetti, non lo spiega neanche a me.
Dulcis in fundo, il doppio telecomando TV/Decoder. Si vede solo Canale 5, nonostante i ripetuti tentativi di resettare i canali riportando RAiUno dal canale 193 al tasto 1.
Sono una donna perduta. In una tastiera qwerty.

domenica 21 novembre 2010

L'appetito vien mangiando


Per tanto così mi prendo anche il punto luce. Questo di Barovier e Toso è proprio un sogno proibito, a meno che io non scopra un pozzo di petrolio o una miniera di diamanti in cortile. Anche l'ambientazione con i muri ricoperti di corteccia appaga il mio senso estetico. La sedia ce l'ho, l'illuminotecnica è risolta, cosa manca? Una vista sul parco, direi. Adesso mi attivo.

Shopping virtuale


Basta gioco dei desideri, voglio l'upgrade. Quando vedo un oggetto che non mi posso permettere e che per giunta non saprei dove mettere lo posto sul blog. Ieri ho passato diversi minuti davanti alla vetrina di Sawaya e Moroni, specializzati in arredi basati sullo sprezzo più assoluto dell'ergonomia, ad accarezzare con gli occhi le linee perfette di questa poltrona. Si chiama Butterfly Kiss, quindi oltre ad essere scomoda ha pure un nome imbarazzante. Però è bellissima, e vorrei tanto metterla nell'anticamera della casa che non ho.
Per il momento la sistemo qui, poi si vedrà.

sabato 20 novembre 2010

Tanto per rimanere coi piedi per terra


Questo capolavoro viene realizzato in 63 giorni di gestazione ed è capace di generare felicità ogni giorno della sua vita. Altro che scommessa di Pascal, altro che Leibniz con il suo migliore dei mondi possibili.
E poi ditemi se la natura non è perfetta.

La moda


Settimana intensa per le fashioniste milanesi. Subito dopo l'apertura di Gap e Banana Republic, il 23 da H&M sbarca la collezione Lanvin per poveri. Echissenefrega, è il mio primo pensiero.
Il secondo è più articolato, e mi rimanda a me bambina che assisto ai servizi fotografici nello studio del mio papà. E' evidentemente una magia: i flash, l'odore della pellicola, la tensione sul set, le modelle che cedono la terza dimensione per infilarsi prima nella Polaroid di prova e poi sulle pagine delle riviste.
La moda che mi hanno insegnato era armonia. Tra proporzioni, taglio, qualità dei tessuti e perfezione dei dettagli. Ed era classista, ma se quel cappottino non te lo potevi permettere c'era la sartina capace di riprodurre capolavori, solo senza etichetta. Eppure la moda era una scelta, l'espressione di una forma di volontà.
Oggi ci sono i must have, le fashion victims, i vestiti che portano chi li indossa e non viceversa. Eppure la generazione 1000 euro si svenerà per il monospalla giallo in fodera, la giacca da smoking e la tee-shirt della taglia sbagliata perchè la tua è finita da un pezzo. Prodotti chissà come e chissà dove, e non voglio nemmeno pensare da chi.
Altro che tramonto dell'Occidente. Qui è notte fonda.

venerdì 19 novembre 2010

Made in Italy cercasi


Scelgo come meta i portici da San Babila al Duomo. Per il parco è già buio, e io e Wish, che va distratta dalla sua gravidanza isterica, vaghiamo tra vetrine che iniziano a vomitare lustrini prenatalizi e capodanneschi. Dopo Zara, Mango, H&M ed Abercrombie, domani aprono Gap e Banana Republic. E mentre penso che era ora, mi chiedo che ne sarà del Made in Italy e delle sue vetrine sempre più tronfie e pretenziose.
Penso alla mia tesi sulla costruzione della pace attraverso l'integrazione, e mi viene in mente che forse l'unità la costruiremo noi donne, vestendoci da europee.

La musica dei pensieri


Alla fine ci andiamo, a sentire Ludovico Einaudi all'Hangar Bicocca. Soffitti altissimi, atmosfera irreale, un piano tra sette torri improbabili e neanche troppo dritte. Una musica che sembra un'esistenza. Rabbia, dolcezza, inizio, fine, eroismo, malinconia, forza e abbandono. E vorrei tanto avere un reagente chimico per colorare, in questo spazio immenso, i pensieri e i ricordi che escono dalla testa di noi che ascoltiamo.

giovedì 18 novembre 2010

Istinto, desiderio e intelletto



Leggo la lettera di Gianna Nannini a Penelope, la figlia che nascerà a giorni e che chiamerà così "perchè mi hai aspettato tanto". Lucida, commovente, inoppugnabile. E mentre penso che possiamo nascere tanto dall'incontro spontaneo di due volontà quanto dall'incontro forzoso tra scienza e desiderio, mi rendo conto che da due sere Wish vive accasciata su di me, lei che normalmente finite le coccole prende e se ne va. E che stanotte ha preso i suoi giochi con la faccia, non palle ed ossi, e se li è portati sotto il letto, inframezzando i miei sogni con i grugniti di un simulacro suino. Quando la trovo intenta a scavare un buco nel divano per adagiarci il suo porcello preferito, finalmente, capisco. Ha voglia di cuccioli, la mia cucciola adorata, ma ha ottenuto solo una gravidanza finta.
C'è da pensare, non da giudicare.

mercoledì 17 novembre 2010

Ecco



Questo è un cucciolo di dieci giorni. Ci ho ripensato, se rinasco faccio il cane, non la stupida. Perchè nella prossima vita voglio essere così. Per questa è troppo tardi, peccato.

martedì 16 novembre 2010

Sogni a puntate


Visto com'è facile? Basta un bell'elettroencefalogramma piatto e la vita è subito in technicolor. Dedico molto tempo alla manutenzione dell'acconciatura e occasionalmente resto impantanata nel prato all'inglese coi tacchi, ma a parte questi problemi il resto è perfetto. Una sequenza di perfezioni. Di obblighi sociali rispettati. Di grembiuli inamidati su gonne a ruota. Di cucine che profumano di muffin. Di fiori raccolti con le mie mani. Di cene da manuale.
Altro che cane, se rinasco voglio essere stupida.

Diciamoci la verità



Me lo dice sempre, la Socia, che penso troppo. E allora questa sera mi metto in standby onirico. Nel sogno sono stupida, porto i capelli raccolti e spesse lenti da miope. Poi il mio capo, che ha le fattezze di Cary, mi chiama, mi dice di togliere gli occhiali e sciogliermi i capelli e mi apre un fantastico futuro di deresponsabilizzazione. Bella, scema e felice, con un marito devoto e una carta di credito. Le opinioni non servono, basta aderire a modelli sociali condivisi. Sono adeguata, ergo realizzata.
Dove si firma?

Spiegatemi


Va bene vedere il bicchiere mezzo pieno, che già mi riesce male. Va bene vivere come se ogni giorno fosse il primo ma anche l'ultimo. Però andare a dormire e svegliarsi in un mondo che piange incessantemente metterebbe a dura prova anche Pollyanna, che pure di ottimismo se ne intende.
Il sole no. Il governo nemmeno. Il cellulare in sciopero, manco i messaggi riceve. Dalle dieci che provo ad andare a letto e non ci riesco.
Vorrei tanto un'alternativa, ma non la trovo.

lunedì 15 novembre 2010

Una brutta giornata


Quando parte così male non ci provo neanche, a farla girare. Piove, fa freddo, perdo il filo su tutto, e non mi raccapezzo. Incrocio la mia espressione imbronciata in uno specchio e mi volto le spalle. Alla fine mi ritrovo in tre paia di occhi che mi guardano con una carezza. La mia mamma, il suo angelo custode e la mia cagnona. E lo specchio lo butto alle ortiche. Tie'.

sabato 13 novembre 2010

E' tornata


Un conto è il cielo grigio, che ti deprime, ma la nebbia è un'altra cosa. Mi fa pensare all'inizio di una magia, a una favola che nasconde i protagonisti. E mi rendo conto di quanto questa nuvola gentile mi sia mancata. Adesso mi copro bene, e le vado incontro.

venerdì 12 novembre 2010

Le figurine



Ho voglia di testo, paratesto e ipertesto, come negli e-book. Oggi vado di immagini, domani magari scelgo la musica. E mi vengono in mente le figurine che scambiavo da bambina. Celo celo manca, e per quelle più rare ne voglio tre in cambio.
E grazie a The Sartorialist per il piccolo metrosexual madrileno. Chissà la mamma, che sogno.

La lezione del croque monsieur


Lo ordiniamo tutte e tre, a pranzo. Aspettiamo fameliche una crosticina gratinata che corona un tripudio di formaggi filanti e prosciutti fragranti, invece no. Praticamente, un toast a crudo, adagiato su misticanze, ma siamo talmente deluse che lo spazzoliamo in un attimo. Gli ingredienti sono freschi e di buona qualità, è solo l'esecuzione che è sbagliata. Interroghiamo il compìto tenutario che ce lo ha somministrato e ci viene risposto, nell'ordine, che a) quella è l'unica e l'autentica ricetta del croc (sic) b) il termine croc si riferisce all'emmental grattugiato a crudo sulla sommità (l'onomatopeica è un'opinione) e c) i numerosi gourmet parigini che avrebbero gustato questa delizia nel milanesissimo bar-à-fleurs in cui ci troviamo ne sarebbero rimasti deliziati.
Sto talmente bene, in compagnia della Socia e della Neonata, che invece di reagire tignosamente decido di trarne una lezione. Negare l'evidenza aggiungendo il ridicolo all'assurdo è indice di un'evangelica professionalità.
Da oggi crederci sempre, arrendersi mai.

mercoledì 10 novembre 2010

Welcome


Prendete un fiore e mettetevelo accanto.

Domani

Il medico mi dirà cosa significano quegli asterischi su un foglio di carta. Intanto li unisco nella mente, come in un disegno cifrato, sperando che formino una costellazione benigna.

tap tap tap

E' la colonna sonora delle mie serate, oramai. Sono i tasti del mio Vaietto che dialogano con i tasti dell'Ipad dell'Imprevedibile che ha deciso di diventare Innominabile. E mi fanno pensare che nemmeno la rivoluzione digitale riesce a cambiare noi umani, che la sera, dopo cena, restiamo a portata di vista anche mentre inseguiamo i nostri pensieri. E per catturarli non usiamo il retino, ma la memoria posticcia dei nostri PC.
E balliamo solitari su lettere, numeri e tasti funzione, come libellule digitali.

Basta un niente

Lo penso scorrendo le mail di oggi, quando trovo il messaggio della mia blogger di riferimento che mi dice "sei bravissima". E penso al valore che può avere una manciata di secondi spesa per dire una cosa bella a un nodo della tua rete.
Tendente a infinito, direi. 

Una risata ci seppellirà

Ho un fortissimo bisogno fisico di ridere. E' come la sete quando corri in estate, o bevi o muori (almeno pensi). Ci riesco a sprazzi, oggi, grazie ad una Socia particolarmente ispirata, ma non mi basta. E cerco nella memoria le risate storiche, quelle che se le fai al telefono devi mettere giù perché non riesci nemmeno a tenerlo in mano, e quelle che ti piegano in due costringendoti a cercare un bagno, ma soprattutto quelle che ti fanno volere ancora più bene alla persona con cui ridi.
Ridere è una dote celeste.
 

sabato 6 novembre 2010

Sono irremovibile

Domani è mio.
Almeno la mattina. Stasera voglio sognare me che dormo nel mio letto, fresco di bucato. Ma finché Wish non abbandona questa posizione, inconsueta ma meravigliosa, con la testa tra la mia schiena e il divano, ad alzarmi non ci penso proprio. E forse domani ci sveglieremo così, io e la mia cagnona con l'influenza, rannicchiate come in un puzzle. E andremo insieme a comprare un regalino per una bimba che compie due anni, un paio di giganteschi orecchini per me e un osso per lei, che ieri mi ha fatto spaventare. E la semplice idea di un mondo senza Wish, oltre ad essere insopportabile, mi fa pensare ad un mare senza acqua.

giovedì 4 novembre 2010

Astensionismo

Sarò vigliacca, ma ho deciso di astenermi dalla visione dei telegiornali dopo che il combinato disposto della deposizione dello zio omicida e il bunga bunga mi hanno fatto pensare di essere diventata schizofrenica. Perché è questo il problema: non riuscendo a credere che quello che sta succedendo possa avere un oggettivo fondamento in una comunità che ha sottoscritto una qualche forma, anche rudimentale, di contratto sociale, inizio a credere che la pazzia sia dentro di me, non fuori.
Eppure il bombardamento di cattive notizie mi investe lo stesso: Obama che dovrà andarsene, il cainano che non ci pensa neanche, la Palin che propagandeggia con un infante in braccio...
Altro che tramonto dell'Occidente, ma che vengano India, Cina e Brasile a deliziarci con le loro ingenuità da emergenti, questa parte del mondo ha l'alito della morte e nemmeno la somma delle buone volontà riesce più a fronteggiare la putredine.

mercoledì 3 novembre 2010

E venne il sole

Alzarsi senza l'impressione di vivere ai margini di una cabina doccia ti rimette in sesto, oltre che in pace col mondo. Soprattutto se nella stessa giornata scopri che alla fine la fedeltà a se stessi è l'unica valuta che ha corso dovunque, anche quando i soldi e la pazienza sono terminati.
Sorridere col sole è come essere un albero.