sabato 29 ottobre 2011

Il mio ponte

Così è il mio ponte, e mi assomiglia, campata come sono a guardare  acque generose che scorrono tra vortici e anse.
Mi muovo indolente, senza pensare alle cose che potrei o dovrei fare ma facendo quelle che voglio. E un po' lavoro e un po' penso, godendomi la progressiva rarefazione di questa città che si svuota. Il tempo scorre più lento, come i pensieri, forse lo sa che domani si dorme di più, e per quello non si affretta.

giovedì 27 ottobre 2011

Buon compleanno, Petulia

Zucche, gialle come le margherite sul tuo blog e i divani della casa nuova, buone come quelle delle tue ricette, belle come l'autunno che si fa strada, per dirti buon compleanno.
E ti auguro giorni fatti della bellezza infinita di Olmo, del sorriso timido di Bianca, della leggerezza dei passi di Nube, delle irresistibilità del tuo brusco compagno, di nipotine rosa, di porte colorate, di luce e voci e risate e meraviglie da leggere mangiare e mettersi addosso.
E soprattutto di te che ti guardi allo specchio e ci trovi le cose che vedi negli altri.

Basta così poco

Faccialibro, come lo chiama la Terza, lo frequento poco e lo uso male. Mi cerco e non mi trovo, anzi mi perdo. Ma ieri a X che chiede un in bocca al lupo per una cosa che le sta molto a cuore riesco a rispondere. E mentre aderisco ipotizzo, i miei pensieri sfumature di grigio.
E' da settembre che vivo circondata da diagnosi infauste e notizie nefaste, e oggi cerco lumi. Ovviamente ci sono ma io non li trovo, e le chiedo notizie. Mi risponde che il provino è andato bene, e che forse tra i suoi mille impegni troverà il tempo di cantare in un gruppo.
E il pensiero che l'energia che le ho mandato non servisse per derubricare una cosa brutta ma per sostenere una cosa bella mi allunga i respiri, mi distende i muscoli e mi stampa sul muso un sorriso stupito e prezioso.
Che bello, congiurare a fin di bene invece che scongiurare il male. Devo farlo più spesso.

mercoledì 26 ottobre 2011

In-competenze

L'ufficio che non c'è si materializza oggi a casa della Socia, dove l'idea è quella di un pranzo al volo. E infatti si vola, planando tra fette di pane ai cereali sfornato giusto in tempo per accogliere la gelatina d'uva portata dalla Terza insieme ad altre prelibatezze per sostenere le nostre tempeste cerebrali. Sul più bello la Socia deve uscire, e sua figlia viene accolta al rientro da scuola da due zie e un cane. In assenza di indicazioni specifiche le prepariamo la solita pasta in bianco, sembriamo due dementi. Olio o burro, mi chiede la Terza, mentre io entro in crisi di fronte alla salatura dell'acqua e al momento di calare il fusillo mi aggiro smarrita, chiedendomi quanti ne mangerà. Ci consultiamo su tutto, controllando il tempo di cottura come a Cape Canaveral, cerchiamo la grattugia mentre la piccola, alta come noi, sfodera la busta di parmigiano già pronto osservandoci perplessa.
Se di fronte ai figli i genitori si sentono inadeguati le zie è meglio che si sparino subito.

sabato 22 ottobre 2011

La bellezza siamo noi

Siamo in tre, diverse per passato, presente e futuro, ma unite dai nostri blog che scriviamo, leggiamo e rileggiamo come una droga. E a furia di leggerci finiamo col conoscerci come se a legarci non fossero i bit dei pensieri condivisi ma gli atomi delle cose fatte. E così viene il giorno in cui decidiamo di conoscerci davvero, e mentre Petulia prepara meraviglie nella sua capsula di cottura io e Wish andiamo a prendere Calzino che arriva al binario, il 15. E l'emozione da adolescente al primo appuntamento cede il passo al benessere della consuetudine, come se ognuna facesse parte dell'orizzonte quotidiano delle altre due. E sediamo alla stessa tavola, tra mille discorsi che si aprono e sovrappongono e restano sospesi, tanto li riprenderemo sul blog, o tra i portici di Bologna, o sulla via Emilia dal nome di donna, o in un cortile di Milano.
Guardo me e guardo loro, tre donne con i loro destini, che si scambiano libri, simboli e fette di cuore.
E che belle che siamo.

venerdì 21 ottobre 2011

Dissenso e pietà

Lavoriamo come somarelli, le mie socie e io, tre teste e tre pc in un ufficio che non c'è eppure funziona. I nostri percorsi mentali si snodano tra schermate in sequenza, google, power point, excel, word, finché non mi imbatto nell'immagine di Gheddafi, morto e insanguinato.
Ma come si fa a sbattere un cadavere in copertina? A prescindere dagli atti, dai pensieri e dalle opinioni che hanno abitato quel corpo,
credo che davanti alla morte dovremmo fare tutti un passo indietro, abbassando lo sguardo e la voce. Non "credo" nel senso di "penso", ma nel senso di "sono fermamente convinta". Credo che il rispetto dei morti sia una legge umana che vale prima ancora di qualunque forma di contratto sociale (che da queste parti dev'essere ancora fermo allo stato di bozza, tra l'altro).
E contro la violenza bestiale di quest'immagine inguardabile recupero nella memoria il Cristo del Sanmartino, dove la mano pietosa dello scultore, per coprire la morte, ha strappato alla pietra un velo leggero.

mercoledì 19 ottobre 2011

Dell'utilità della sfiga, ovvero dell'inutilità assoluta

E' brutta, la notizia che mi raggiunge a metà giornata, e mi colpisce come una sberla nel sonno. Brutta e definitiva, di quelle che non ci sono gesti o parole, solo conseguenze. Sono piena di rabbia, e mi fermo in mezzo alla strada col cuore a pezzi e e il cervello che va a mille.
Non sto nemmeno a chiederlo, se posso fare qualcosa, perché la risposta la conosco già.
Nessuno può cambiare il destino.
Ed è questa consapevolezza che, paradossalmente, allevia il mio senso di inutilità. Quante sberle ho già preso. Una diagnosi che spegne la luce sui ricordi, un cuore che non batte in un'ecografia, la morte di un amore che era la mia vita. Sono caduta e mi sono rialzata. Apparentemente da sola, in realtà sorretta da chi, per sangue o per scelta, mi ha rubato ogni giorno un pezzo di dolore, l'ha lavato con le parole, l'ha nascosto tra le pieghe di una risata inattesa, e alla fine l'ha allontanato da me.
Solo questo posso fare, sorellina, rubare il tuo dolore e nasconderlo lontano.
Da oggi sono una ladra.

lunedì 17 ottobre 2011

Sospendiamo la sospensione

Provo con il self test, non sarò poi tanto più complicata di una stampante.
Che cos'ho? Sono sospesa, emozioni assenti, perplessità evidenti, complesso di colpa pronto a colpire e affondare, magone in agguato, senso di inadeguatezza tendente a infinito.
Poi arriva wish, 40 chili di istinto ricoperto di peli neri e pervasivi, che con la levità di uno tsunami atterra sul divano e si incunea con la testa sulla mia gamba. Le carezze meccaniche e occasionali offerte dal mio avambraccio mentre digito soddisfano la sua domanda di attenzione, e penso a come dev'essere meravigliosa una giornata vissuta nel presente, senza il carico del passato e l'ansia del futuro. Nanna, pappa, cacca. Quasi quasi accetto il consiglio e vado a comprarmi dei biscotti.

Possibile?

Come si fa a essere circondati da una bellezza che ti lascia senza fiato ed essere attraversati dalla disperazione?
Se la bellezza può salvare il mondo perchè su di me non ha più effetto?
Non posso, non voglio essere diventata refrattaria alla perfezione che mi circonda, alle tempeste dell'amore, allo splendore di questo raggio di sole che mi accarezza le tempie.
Così non ha senso.

venerdì 14 ottobre 2011

Che la musica inizi

E' lucida e malaticcia come me, la mia giornata che si inerpica tra pensieri veloci e azioni lente. A sera, esaltata da una sequenza inattesa di belle notizie, esco con Wish, e tra i vicoli il mio sorriso si spegne, cancellato da malesseri rabbiosi e alieni.
Mi rifugio tra i post di Petulia, ciliegie mature fuori stagione, e poi mi spalmo sull'ultima calzinata, e la leggo prima e l'ascolto poi, le sue parole sono musica e mi portano lontano.
E dopo Chopin faccio quello che non devo fare, cerco e trovo Rachmaninov, quanto tempo che lo evito.
Il 14 ottobre è arrivato anche quest'anno, e queste note che porto incise nella carne sono cicatrici e si spaccano in un attimo, anche se il dolore non lo sento più.

giovedì 6 ottobre 2011

La prossima rivoluzione digitale

E così anche Steve Jobs se n'è andato, dimostrando che il mondo si può cambiare, il destino no. Non ho il Mac, l'Iphone, l'Ipad o l'Ipod: le aziende per cui ho lavorato, salvo fare un pacco di soldi cavalcando la rivoluzione digitale, erano tecnologicamente fossili, e oggi che le mie tecnologie posso sceglierle io i soldi per queste mele filosofali non li ho.
Ma a prescindere dai mezzi che uso per navigarci, la rete è il mio Paese, e per una cittadina digitale, anche immigrata, Wikipedia oscurata significa oscurantismo e basta.
Che bello sarebbe se la prossima rivoluzione digitale non passasse per un nuovo device, ma attraverso la protesta di tutti noi che nella rete troviamo risposte e liberiamo pensieri.
Ciao Steve, e grazie. Sit tibi terra levis.
Immagine: courtesy of Davide Besana

mercoledì 5 ottobre 2011

Frustrazioni e aspettative

Sotto la pressione congiunta di questo caldo innaturale e delle matrioske di cose fatte, da fare e da rifare le mie sinapsi cedono, sono una donna ma col multitasking ho un contenzioso aperto. La sera scende e io sono ancora in alto mare, penso con un inizio di frustrazione. E invece no. Le mie donne adorate le chiamo mentre porto fuori Wish, non andiamo ai giardini ma a rimirare la sede che abbiamo scelto per il primo convegno che porta il nostro nome. E quando torno metto un bianco in freezer e una parmigiana di melanzane in forno, aspetto l'Innominabile e la cassata che mi porta dalla Sicilia, prenoto Il discorso del Re su Sky e della crisi me ne frego.
Anzi, se mi gira mi compro anche un fiore.

Le conseguenze di una lunga estate calda

Che svegliarsi alle due di notte perchè sei diventata il piatto forte delle zanzare non è proprio quello che si dice l'esito di un sonno ristoratore. Il tutto dopo esserti addormentata in un'atmosfera da cripta inquietante, visto che gli zampironi li hai finiti da un pezzo, e a dormire ci vai con le candele di geranella accese, nella speranza che non accendano anche te e le suppellettili.
Rivoglio l'ottobre della mia infanzia, quando tornavo a scuola già vestita di lana e le caldarroste confermavano l'autunno e annunciavano l''inverno. E la prima castagna matta della stagione la raccoglievo e la mettevo in tasca, per proteggermi dal raffreddore.
Chissà gli alberi cosa ne pensano, di questo clima posticcio e snaturato che riflette la follia di noi poveri umani.

martedì 4 ottobre 2011

Parole, parole, parole

Mi capita spesso di perdermi le parole per strada, e quando le ritrovo, a volte, non mi bastano. Cerco sfumature scampate a queste combinazioni di lettere e sillabe e accenti, oppure suoni, sento stridere consonanti, avverto armonie dove cerco contrasti. Vorrei allora inventarmele io, le mie parole, come facevo da piccola, e parlare una lingua primordiale fatta di intenzioni prima che diventino concetti.

Notizie flash

Lavorare con una bovara bernese spampanata accanto a te, che riesce in un colpo solo a prenderti a braccetto, grattarsi, provvedere alla sua igiene intima e trasformare un divano immacolato in un truogolo peloso è fonte di grande ispirazione professionale. E soprattutto, è bellissimo.
Incredibile come si possa amare qualcuno con cui non scambierai mai una parola.

lunedì 3 ottobre 2011

Percorso benessere

Abbrustolire una focaccia toscana cosparsa di stracchino e tocchi occasionali di gorgonzola
Mentre dalla padella si levano gli aromi rassicuranti del formaggio che fonde affettare una pera matura
Estrarre il gelato al cioccolato dal freezer e la panna dal frigo
Pregustare con gli occhi, poi col naso, quindi addentare
Perdersi nell'incontro tra la croccantezza carboncina della focaccia e la morbidezza del formaggio colante
Abbandonarsi al contrasto tra la dolcezza della pera e la nota amara del fondente
Raccogliere i resti del gelato al cioccolato con ciuffi di panna
Disporsi alla serata lavorativa con animo pacificato
Ripetere l'esperienza appena possibile