mercoledì 30 marzo 2011

Punti di vista


Vittima come sono di un jet lag esistenziale raramente vado a letto prima delle due di notte, spesso anche più tardi. E altrettanto spesso la mattina mi sveglio che l'Innominabile è già uscito. A lungo andare mi sento in colpa, e a cena gli dico che cercherò di modificare i miei orari. Come vuoi, ma non farlo per me, mi risponde. Mi piace addormentarmi da solo, e quando mi sveglio ci sei. E' lo stesso per me: adoro addormentarmi accanto a lui e svegliarmi da sola, senza fretta.
Quando si dice ottimizzazione delle risorse.

martedì 29 marzo 2011

Festa tutto l'anno


Tra le mie varie intuizioni imprenditoriali destinate a rimanere tali c'è quella di vendere dolci stagionali tutto l'anno. Vorrei il panettone a luglio, le chiacchiere ad ottobre, la colomba a settembre e le zeppole da gennaio a dicembre. Evidentemente l'idea è buona, constato di fronte ad una vetrina che propone, a prezzi stracciati per giunta, le rimanenze di Natale e Carnevale accanto alle prime colombe di Pasqua. Sono in ritardo, imbottigliatissima e la svolta a U è fuori discussione, ma premedito un'incursione.
E se hanno pure i confetti, domani festeggio tutto quello che si può festeggiare, dalla nascita alla resurrezione.

lunedì 28 marzo 2011

False contraddizioni


Sono una razionalista positivista per DNA. E da giorni penso, ripenso e non capisco. Accade che giorni fa vengo attraversata dal pensiero di un uomo che mi è stato molto caro, anche se non ho sue notizie da tempo. Un pensiero a tratti insistente e che resta in filigrana, finchè non scopro che ha lasciato il nostro mondo in cerca, mi piace pensare, di un posto ancora migliore. E mentre lui iniziava il suo viaggio il suo pensiero è venuto ad accarezzarmi.
Trovo che l'accaduto sia perfettamente naturale, quasi fisiologico, anche se i miei filtri mentali non sono d'accordo. E allora lo spengo, il mio cervello leviatano, e seguo la danza delle mie sensazioni, sperando che mi portino lontano.

domenica 27 marzo 2011

Un'ora in più


L'ora legale io non l'ho mai capita. Non c'è verso. L'unico modo per spostare le lancette nel verso giusto consiste nel pensare che quando scatta in inverno si dorme un'ora di più ma quando si esce alle quattro è già buio pesto e ti viene lo spleen, mentre in estate la giornata vola come uno sparviero ma quando esci alle otto e c'è ancora luce poi sei contenta.
Mi alzo alle dieci e passa, stordita dall'abuso di caipirinha e in coma lipidico, pensando che se sono le dieci e passa in realtà sono le undici e passa e che ora che finisco la colazione sarà già mezzogiorno passato, quindi la giornata inizia all'una insomma è già inoltrata e mi incupisco. Poi guardo l'orologio di cucina che segna le nove e passa e capisco che cellulare e pc hanno già fatto tutto da soli, e quindi sono veramente solo le dieci e passa, che dopo aver ballato, mangiato e bevuto in equilibrio sui tacchi mi sembra un orario dignitoso, e capisco che invece di un'ora in meno ho un'ora in più. Un'ora di luce, di coccole con wish, di cincischiamenti e di pensieri tra me e me.
Che lusso, il tempo.

Sabato monocromatico


Verde come la farcitura al pistacchio della brioche che l'Innominabile mi lascia per colazione vicino a Corriere e allegato con dedica autografa. Verde come i ranuncoli del bouquet meraviglioso che mi manda a metà mattina, verde come la macchina per il caffè che stasera regaliamo alla festeggiata. Verde come i biglietti da visita della nostra piccola società che il nostro stampatore storico ci regala in segno di augurio. Verde come le gemme che scopro sugli arbusti in terrazzo, verde come l'erba in cui ho voglia di camminare scalza, verde come le speranze che come ogni anno la primavera porta con sè.
Verde come il piccolo ulivo che mi saluta al risveglio e al quale voglio regalare un vaso più grande, testimone muto di felicità preziose e inattese.

giovedì 24 marzo 2011

Caccia e pesca


Il florilegio del giorno comprende, oltre a raid, bombardamenti e scaramucce sulla titolarità del comando delle operazioni, l'abbattimento di un aereo che ha violato la no fly zone. Le tragedie hanno questa caratteristica, che dopo lo sbandamento iniziale si sostituiscono alla normalità precedente, e un bollettino di guerra viene scandito come il meteo.
Mi fermo a pensare. Hanno abbattuto un aereo. Visualizzo la sequenza. L'aereo viene individuato. Un essere umano che ne ha la prerogativa impartisce l'ordine di abbatterlo a un altro essere umano, che dispone dei mezzi tecnici per metterlo in atto. Abbattete-quell'-aereo. E' un attimo, basta schiacciare un bottone. Dal momento che l'aereo non è telecomandato, abbatterlo non significa distruggere degli atomi, che già mi sembra una follia, ma cellule, sangue, pensieri e progetti.
Chissà se esita, quella mano. Gli ordini sono ordini.
Se fosse una mano di donna esiterebbe. E voglio credere che si fermerebbe in tempo. Anche se a fatica, io le capisco le ragioni della guerra, ma vorrei che la facessero le donne.
La guerra degli uomini è come la caccia, irreversibile. La guerra delle donne sarebbe come la pesca, che prevede la modalità catch and release. Agganci il pesce, ingaggi una lotta alla pari. Se la preda sfugge, hai perso, se riesci a tirarla a riva hai vinto. Poi la slami, e la restituisci all'acqua e alla vita. Così a vincere è la pietà, non la violenza.

mercoledì 23 marzo 2011

La bellezza delle donne


Resto fulminata da un commento di Irony, che dice "siamo così vulnerabili anche quando ci facciamo belle". Ed è una boccata d'ossigeno, pensando alla strumentalizzazione della bellezza che inquina la cronaca di questi tempi. Che la bellezza sia una forma di potere è fuori discussione, ma quanto, quanto è fragile una donna che la sua bellezza la usa per mettersi in gioco e non per barare. Perchè tutti i casini iniziano lì, davanti a una superficie riflettente, quando una donna, dopo essersi guardata, decide che si piace.
E a proposito di bellezza vera, lo splendore nell'immagine è Candice Bergen al netto di botox e photoshop.

Un cane chiamato desiderio


Anche l'onomastica canina è soggetta alle mode. Nei ricordi della mia infanzia i cani avevano nomi da cani, come Mopi, Tappo, Polo, Whisky, Pulce, Lola. E poi, naturalmente, i grandi classici, come Fido, Argo e Laika (dopo la missione spaziale). Adesso i cani hanno spesso nomi da umano, e pure pretenziosi, così i giardini sono popolati da Orazio (cocker nero individualista), Camillo (labrador miele fighetto), Bea (bovara con le lentiggini) e Priscilla (bastardina perplessa, come darle torto). E nel ramo canino della mia famiglia adottiva ci sono Nina e Matilde, e ci sono state Emma e Linda, tutte amatissime e battezzate da altri. Se fossi riuscita ad avere una cagnona tutta per me, pensavo prima che l'Innominabile desse forma a buona parte dei miei sogni, l'avrei chiamata Bella, come la maremmana che alleva il piccolo Useppe nel libro più vero e struggente e straordinario che abbia mai letto, La Storia.
Poi, quando mi sono trovata davanti questo muso asimmetrico che da quasi tre anni riempie il mio sguardo e le mie giornate, ho cambiato idea. E' arrivato, un desiderio che prende forma e consistenza, e lei è Wish di nome e di fatto, e si avvera ogni giorno.

martedì 22 marzo 2011

Il vestito nuovo


Indosso un vestito nuovo solo dopo averlo stagionato come una caciotta. Inoltre, per metterlo devo avere una valida ragione e i capelli appena lavati. E se piove rimando.
Questa settimana ne metto due. Il primo è un vino novello, l'ho assaggiato venerdì scorso, sabato l'ho preso e giovedì prossimo lo metto a scopo propiziatorio.
Il secondo ha quasi un anno, è un parmigiano che si scioglie in bocca. L'ho visto e provato e mentre lo toglievo pensando di lasciar perdere una ventenne mi ha detto che lo voleva anche lei. L'ho fatto mio per futili motivi, insomma. E' un miniabito di pizzo color crema ed è pure a balze, che a pensarci fa un po' impressione. Appartiene alla categoria passepartout, almeno secondo la commessa: se lo metti con stivali bassi e cardigan oversize lo sdrammatizzi, con i sandali gioiello fa molto sera e probabilmente con un velo in testa vai anche a sposarti. Però l'occasione c'è, unica come l'amica che festeggiamo, e in onore della quale mi gioco anche la mia prova trucco gratuita, mi stiro i capelli e metto gli orecchini della festa. Così, se sabato vedete una meringa con lo sguardo di Kung Fu Panda, i capelli da Playmobil e due lampadari alle orecchie, niente paura.
E' tutto sotto controllo.

domenica 20 marzo 2011

Guerra o pace?


Mi è venuta in mente una compagna del liceo, oggi. Prendeva spesso tre in matematica, che allo scientifico è un bell'inizio, ma non si abbatteva: allora, la dimostrazione era geometrica, io l'ho fatta algebrica e vabbè. Nel secondo problema ho fatto il per invece del diviso e quindi ho cannato. Il terzo l'ho impostato giusto, ma siccome non c'era tempo non l'ho finito e il quarto non ho potuto iniziarlo, sennò... Sennò era un dieci, ovvio.
Immagino sia così anche nel Mediterraneo. OK, ci sono i bombardamenti sulla Libia, e muoiono anche i civili, e Gheddafi ha detto che ci farà un culo indimenticabile, e tutti prendono le distanze da tutti ma i bombardamenti continuano e poi c'è anche il nomenclatore di azioni belliche, cioè di pace, che dopo Desert Storm si è inventato Odyssey Dawn, però questa NON E' UNA GUERRA. E' un intervento militare autorizzato.
Come dire che missili a parte si tratta di un'allegra e pacifica merenda tra popoli. E del petrolio, come al solito, non frega niente a nessuno. A che serve studiare il cammino della democrazia, mi chiedo pensando alla mia tesi sulla costruzione politica (non militare: politica) della pace. Limitiamoci alla retorica e al sillogismo. Domani mi leggo l'opera omnia di Cicerone e Aristotele, che è meglio.

sabato 19 marzo 2011

A volte succede


C'è solo una cosa, oltre al tradimento, che può distruggere una coppia: una giornata all'Ikea. Sprezzanti del pericolo e approfittando della giornata che non si capisce se è festiva oppure no, ci andiamo. Io mi aggiro tra i mobili col dinamismo di una testuggine, lui dopo trenta secondi ha già schedato e deciso, e penso che stiamo per uscire alla velocità del suono. Al contrario, ci sediamo per uno spuntino al ristorante. Gli prendo il cibo dal piatto e mi sorride: ti piace il salmone? Tantissimo, confermo finendoglielo. Guardo l'area fumatori con intenzione. Vai pure, io intanto prendo il caffè. Dopo un minuto lo porta anche a me, sormontato da una slavina di panna. Sembra telecomandato.
Riprendiamo il giro, vorrei lo sbattilatte per il cappuccino ma non lo trovo. Mi perdo tra i pirottini colorati e lui ricompare sventagliando tre prodigiosi microfrullini Produkt. Così te lo trovi anche quando vieni a Roma, e uno lo lasci da tua madre. Sono annichilita.
I casi sono due: o mi tradisce oppure i miracoli esistono. No, non è l'altra metà della mela. Siamo due mele intere che forse vengono dallo stesso albero, e a volte ci illudiamo di essere una cosa sola.

giovedì 17 marzo 2011

150 e non sentirli


Essere italiana non è mai stato un valore, un onore o una vergogna. Ho gli occhi castani come i capelli (sì, sono decisamente tinta unita), mangio, dormo, respiro e sono italiana, tutto qui.
Non sono più italiana quando sporadicamente vinciamo i Mondiali, non lo sono meno quando vedo il premier che fa baucettete alla Merkel. Semplicemente sono nata in un paese che adoro, pieno di città ma senza una vocazione metropolitana, un paese che è la somma di mille quartieri, un paese che se vai a Nord sa di Germania e al Sud sa di Africa, un paese in cui puoi fare qualunque cosa e non annoiarti mai. Un paese ancora giovane, nonostante i suoi 150 anni, che non ha ancora imparato a fare la nazione.
Essere italiana, che botta di culo.

mercoledì 16 marzo 2011

Oi dialogoi


Interno notte. Lei scrive al computer scomodamente appollaiata sul divano. Lui guarda la TV rattrappito su un altro divano. Lei è scomoda perchè deve finire un lavoro ma non vuole perdersi la sua presenza. Lui è rannicchiato a braccia conserte perchè con la sola maglietta ha un freddo porco.
Lei: hai freddo tesoro? ti prendo un golf?
Lui: sbvr csrh
Lei: felpa o maglione?
Lui: sngh dopo grr arf vado mmmh
Lei: non mi costa niente, devo già alzarmi
Lui: insomma, mi fai sentire o no?
Epilogo: lei prende il Vaio e va a sedersi comoda in un'altra stanza, lui si alza a prendere un golf e si ritrova solo come uno stilita.
Coppia non significa necessariamente equilibrio ottimale delle risorse dei singoli componenti. Peccato.

Piove, anzi piange


Dopo le grandi sciagure piove tantissimo, come se il mondo piangesse le sue vittime. Guardo questa cortina di acqua ininterrotta, e penso al Giappone. Ho evitato per quanto possibile immagini e filmati, dopo che l'aereo che squarcia le Torri Gemelle e i corpi che precipitano nel vuoto si sono insediati nel mio immaginario al pari del sorriso di mia madre. Da vigliacca, certo, ma anche per rispetto. Se mi aggirassi tra le rovine della mia casa e della mia esistenza distrutte non avrei voglia di diventare il soggetto di una foto, nemmeno se vincesse il Pulitzer. Poi mi sono imbattuta in questa, che mi è sembrata la più struggente, devastante e umana delle testimonianze. E forza e disperazione degli uomini le leggi negli occhi di un cane.

martedì 15 marzo 2011

Perle ai porci


Ecco la sensazione dominante della giornata. Ci metto tutta la cura, la diligenza, l'impegno, il calvinismo e la grazia che ho, e il risultato è quello di aver inanellato monili per un'utenza suina.
Ma come mi spiegò Giancarlo Livraghi, grande studioso della forza distruttiva della stupidità, "se io parlo e tu non capisci il cretino sono io". Urge pertanto corso di grugnito avanzato. Mi iscrivo subito.

Cinque figlie e un pezzettino


Sono diventata un'adottatrice seriale. Così, a 46 anni e con il punto vita ancora segnato, mi ritrovo ad avere 5 figlie, tutte femmine. La prima ha 83 anni, e la chiamo mamma. La seconda quasi tre, e ha la coda. Alla terza, che ne ha tredici, la prima carezza l'ho fatta nella pancia di sua madre. La quarta, che viene da lontano ed è di miele e acciaio, ne ha 22. La quinta ne ha 30 e si sposa a maggio. Poi c'è lei, che ne ha 37, e ce l'ho a mezza fida.
Mi danno tutte grandi soddifazioni, e io, che non ho voluto essere una primipara attempata, con un po' di fortuna rischio pure di diventare una nonna precoce.

domenica 13 marzo 2011

Potenza e atto


Intercetto l'angelo d'acciaio su Skype in questa domenica piovosa. Vorrei fare una piccola sorpresa alla mamma, le scrivo, le piacciono bignè, cannoncini e frolle alla frutta. Ci penso io, mi risponde. E mentre usciamo entrambe, ciascuna nel suo angolo di città, io alla volta della farmacia e lei diretta in pasticceria, penso alla mia intenzione che da bit si trasforma in un tripudio di atomi, con le sembianze di un vassoio di paste.

Baratto e sussistenza


Rientro dalla toccata e fuga tra Camogli e San Rocco con un bottino di arance e mandarini, salvia, rosmarino e qualche zolla di violette. Prezioso e raccolto con le mie mani, sa di pioggia, di sole incerto e di mare. Lo divido, aggiungendo qualche tocco di focaccia di Recco, e al rientro ne consegno una parte alla Socia, che lo permuta con pane ai cereali appena sfornato, marmellata fatta in casa e gelatine di frutta comprate per me alla Boqueria di Barcellona.
Quant'è bello e potente il dono del cibo, che significa voglio che tu viva. E affondo le dita nelle foglie e la faccia nel sacchetto del pane, pensando che di questo cibo non conosco solo l'origine, ma anche l'indirizzo.

sabato 12 marzo 2011

La lettura


E' ufficiale: sono mesi che non riesco a finire un libro che sia uno. Ne ho tre iniziati sul comodino e almeno dieci sullo scaffale dei libri da leggere. Libri, fiori e cani sono la mia passione da che ho memoria, anche il cioccolato è arrivato dopo. Amavo l'odore dei libri prima ancora di saper leggere, e guardavo i miei genitori assorti tra le pagine come custodi di un sapere esoterico (cosa che mi succede anche oggi quando vedo leggere in cirillico). Ottimista di natura, mi interrogo su questa inspiegabile astensione: Alzheimer precoce, implosione intellettuale o pigrizia?
Poi mi rendo conto che sono talmente assorbita dalle mie, di storie, e da quelle che ho intorno, che le storie di carta le lascio da parte.
Ma li sogno di notte, quei libri che quando finiscono ti lasciano orfana, sfinita e cambiata. E spero che nella mia vita entrino ancora Useppe, e Ariane e Solal, e i viaggiatori di Bowles, e le anime perse di Mason, e Adso da Melk, e i profumi di Suskind, e i clown pieni di opinioni, e i Buddenbrook, e Narciso e Boccadoro e Donna Prassede e tutti quelli di cui non ricordo il nome che mi hanno tenuto compagnia di giorno e sveglia la notte.

venerdì 11 marzo 2011

Domani


Se domattina al risveglio l'influenza ha abbandonato l'Innominabile senza prendere me in ostaggio, se non diluvia, se insomma tutto va come deve la passeggiata la facciamo nel parco di Portofino. Come essere in montagna, però al mare. Che voglia di cogliere arance, limoni e mandarini, di riempirmi la pancia e il freezer di focaccia, di mangiare il pesce alla ligure con patate, olive e pomodori da Mirin a San Rocco. E che voglia di vedere Wish che zompetta tra rocce e sentieri e gli occhi dell'Innominabile che quando guardano il mare tornano liquidi e di velluto, come quando dopo avermi guardato, finalmente, mi ha visto.

Ditelo con i fiori


Rientro a casa mentre le saracinesche si abbassano. Riesco a malapena a comprare le capsule del caffè, mentre Wish, più mondana di me, si intrattiene in area degustazione per il suo biscotto rituale. Anche il baracchino dei fiori sta chiudendo, e io non ho contanti. Il fioraio, altro fan di Wish, si blocca per coccolarla e io scopro in tasca due monetine che baratto al volo con una rosa bianca delle dimensioni di un cavolo. La porto all'Innominabile, che si alterna tra influenza, Ipad e cellulare. E' stanco, e l'accento romano è più marcato: "che te sei comprata'r fiore?" "Non per me, è per te". "Ah".
Eccolo lì. Ferreo per logica, inoppugnabile per dialettica, e poi davanti ar fiore non sa che dire.

Il bianco


Chiedo a Petulia qual è il colore dominante della sua casa nuova. Bianco, mi risponde, forse troppo. Poi la vedo, e rimango incantata da questa casa bianca come una lavagna su cui scrivere ogni giorno. L'ammiro, lei e la sua casa, che le appartiene e le assomiglia, ancora piena di scatole e già piena di luce e risate, entusiasmi e stanchezze, cose da buttare e cose da comprare.
E di colori che col bianco ci giocano e raccontano storie.

Milano by night


No, non quella della movida. Quella che a mezzanotte mi vede uscire con Wish, che scodinzolando perplessa mi scorta alla più vicina farmacia di turno per le convulsioni influenzali dell'Innominabile. Paradossalmente me la godo, questa passeggiata imprevista, e saluto all'andata e al ritorno gli spazzini che ammucchiano coriandoli e mozziconi ai lati delle strade. Arriva la Quaresima, sembrano dire questi cumuli spenti che sanno di festa passata e di penitenza che viene. Quest'anno alla Pasqua, che cade nel giorno del mio compleanno, mi voglio preparare anch'io, che magari rinasco e prima di fare il cane ho ancora una vita da spendere.

giovedì 10 marzo 2011

Disintermediazione


Sarà la crisi, sarà l'inventiva italiota, ma a Milano ne vedo sempre più spesso. Sono furgoncini e apecar che portano merci dal produttore all'utente finale con evidenti benefici per tutti. Lo scontrino è spesso optional, ma alcuni hanno il loro bravo registratore di cassa con tanto di Bancomat. E se un'amica ha il suo pusher di pesce fresco e l'altra di verdura, io mi butto sull'edonismo. Accade così che mi trovi a salutare un relatore mentre, in spregio a comune senso del pudore e temperatura, provo un miniabito di pelle in mezzo alla pubblica via. Dialogo interessante.
Ieri, invece, sono caduta vittima di un napoletanissimo fiorista su ruote, da cui compro fresie e ranuncoli. I prezzi sono quelli del mio fornitore abituale, solo che per ciascun articolo mi dà 50 (sì, cin-quan-ta, cinque decine) di rami. E dopo un'ora di disboscamento la casa risuona di questo profumo struggente di fiori bianchi, che non potendo attrarre gli insetti con le lusinghe dei colori li stordiscono con la promessa di un aroma.

mercoledì 9 marzo 2011

Le vacanze degli altri


Non ho figli e non scio, quindi la settimana bianca mi coglie sempre impreparata. Si lascia alle spalle una città rarefatta, con i parchi più grandi, le strade più silenziose e i supermercati più vuoti. Adoro questa prova generale della città in estate, e ringrazio chi lascia un posto libero per seguire la neve, il sole o l'arte.
La mia settimana sarà bianca di tende lavate, di fiori che intendo regalarmi, di passeggiate senza guinzaglio e di movimenti rotondi, senza gli spigoli della fretta. E con l'Innominabile che torna stasera la mia vacanza sarà perfetta.

lunedì 7 marzo 2011

Mete


Nel mio girovagare serale seguo anch'io le piste olfattive di Wish, finendo con lei in Via Cerva. Era talmente vicina alla casa dove sono cresciuta, questa via così stretta e antica e milanese, da essere la meta delle mie prime uscite da sola. Guardavo le vetrine di negozi che oggi sono quasi tutti cambiati, solo il calzolaio dove compravo le stringhe di cuoio per i braccialetti è rimasto al suo posto. E mentre mi guardo intorno pensando che so benissimo dove mi trovo, mi rendo conto che non ho idea di dove sto andando.
Tutto cambia intorno a me, solo io continuo ad assomigliarmi, foglia d'autunno senza una meta che balla col vento. E quanto l'amo, questa mia spaventosa libertà.

La luce di marzo


Questa luce che sa di primavera mi fa venire voglia di una camicia bianca asciugata al sole, che sa di aria e non di ammorbidente. E di pelle calda e capelli sulla faccia e vento tiepido e corse a piedi nudi sull'erba e capriole e margherite. E di lavorare sotto una magnolia, con il mio Vaietto sulle ginocchia e Wish al mio fianco.
Che lusso, la natura.

Lotte intestine


Considero fondamentale il benessere del cervello, e supporto quotidianamente la produzione di endorfine attraverso l'immissione costante e continua di sostanze benefiche: cioccolato, zucchero e carboidrati in primis. Peccato che l'apparato digerente, quando al mezzo chilo di chiacchiere consumato nel week end ho aggiunto i tortelli alla crema con un'integrazione di panna e lampone decorativo, il bunet e i biscotti con la Nutella, sia entrato in sciopero.
Così da oggi, ogni volta che mi viene voglia di qualcosa di dolce mi verso un bicchiere d'acqua. Ho superato i due litri, lacrime escluse, ed è solo l'ora della merenda. Devo chiedere se le zeppole di San Giuseppe le fanno anche bollite, oltre che fritte.

domenica 6 marzo 2011

Professioni emergenti


La passeggiata quotidiana con Wish mi sta aprendo nuove prospettive. Di lavoro, intendo. Sono persa di fronte ad una vetrina quando una mano gentile mi batte sulla spalla. Appartiene a una donna elegante, con una lunga storia scritta su un viso fiero e bellissimo. Mi spiega che ha paura ma vorrebbe ugualmente che Wish avesse una carezza da parte sua. Ringrazio commossa ed eseguo. Poi, mentre mi aggiro tra altre tentazioni vengo avvicinata da una signora che mi porge un biglietto da visita. La sua migliore amica ha un maschio bellissimo, nel caso cercassi un fidanzato per lei, se vuole le mando una foto. E poi coccole, carezze e complimenti, che ci scortano verso casa.
Devo solo insegnarle a fare l'autografo, e poi mi trasformo nell'agente di Wish.

giovedì 3 marzo 2011

Opinioni


Ora spiegatemi come si fa a non perdere la testa per un uomo che ti manda una mail dal treno affermando, tra l'altro, che sono dotata di una naturale eleganza "che vince gli improbabili capi di abbigliamento che spesso indossi". Secondo me è un modo carino per dirmi che il mio nuovo golfino con le renne non gli piace.
Che poi, in effetti...

mercoledì 2 marzo 2011

Le sorprese del destino


Ci sono giorni in cui la tua buona stella ti sembra quasi di poterla toccare, e altri in cui pensi che sia andata a farsi un giro. Poi ci sono i giorni in cui pensi che sia andata a farsi un giro e scopri che invece si era solo nascosta per farti una sorpresa. Come oggi, quando una cascata di tessere si incastrano in una giornata perfetta, fatta anche di cose spostate, di battute della Socia da spaccarsi in due, di un pranzo inaspettato e di una passeggiata al Parco con la mia imperscrutabile famiglia. Mi guardo da fuori, riflessa in una vetrina, mentre torno a casa squarciata da un sorriso, e vorrei quasi saltare sul primo tram e dare un bacio a tutti, conducente compreso.

martedì 1 marzo 2011

Basta un clic


Secondo mia madre, le Pagine Gialle sono l'ultima frontiera del marketing. Mi chiede se ho già prenotato l'annuncio per la nostra società, e io le spiego che il mondo è cambiato, e che io e la Socia stiamo definendo i contenuti del sito e valutando l'opportunità di un blog. La vedo perplessa, e sintetizzo dicendo che pensiamo di usare Internet, per lei sinonimo di compiuter - così lo pronuncia, come il participio passato di compiere con un accenno di r alla fine. Lei assente entusiasta, fai benissimo, mi dice, sai che la figlia della tale ha trovato lavoro nel compiuter? E inizia la sua carrellata di conoscenze che nel compiuter, oltre al lavoro, hanno trovato la fidanzata, la casa per le vacanze o la ricetta del brasato.
Del resto, se non ci fosse dentro il mondo, non si chiamerebbe World Wide Web.

Elogio della lentezza


Ho questa condanna che riesco a farmi pena da sola e con effetto retroattivo. Così, tornando a casa tardi carica come un asino il peso più greve è il ricordo di altri rientri come questo, passati ma infiniti, quando ad attendermi c'erano solo fretta e ansia e malumore. Stasera invece mi accolgono Wish e l'Innominabile, che raccoglie le borse della spesa e i miei cocci, mi scorta in cucina e scompare. Fai con calma, mi sorride. Lo prendo alla lettera, e muovendomi come un bradipo ricompongo me e il mio intorno. E il mio respiro di sollievo lo celebro con una tovaglia che sa di bucato, un bicchiere di vino e una cena da re.