mercoledì 23 marzo 2011
Un cane chiamato desiderio
Anche l'onomastica canina è soggetta alle mode. Nei ricordi della mia infanzia i cani avevano nomi da cani, come Mopi, Tappo, Polo, Whisky, Pulce, Lola. E poi, naturalmente, i grandi classici, come Fido, Argo e Laika (dopo la missione spaziale). Adesso i cani hanno spesso nomi da umano, e pure pretenziosi, così i giardini sono popolati da Orazio (cocker nero individualista), Camillo (labrador miele fighetto), Bea (bovara con le lentiggini) e Priscilla (bastardina perplessa, come darle torto). E nel ramo canino della mia famiglia adottiva ci sono Nina e Matilde, e ci sono state Emma e Linda, tutte amatissime e battezzate da altri. Se fossi riuscita ad avere una cagnona tutta per me, pensavo prima che l'Innominabile desse forma a buona parte dei miei sogni, l'avrei chiamata Bella, come la maremmana che alleva il piccolo Useppe nel libro più vero e struggente e straordinario che abbia mai letto, La Storia.
Poi, quando mi sono trovata davanti questo muso asimmetrico che da quasi tre anni riempie il mio sguardo e le mie giornate, ho cambiato idea. E' arrivato, un desiderio che prende forma e consistenza, e lei è Wish di nome e di fatto, e si avvera ogni giorno.
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