domenica 13 marzo 2011
Baratto e sussistenza
Rientro dalla toccata e fuga tra Camogli e San Rocco con un bottino di arance e mandarini, salvia, rosmarino e qualche zolla di violette. Prezioso e raccolto con le mie mani, sa di pioggia, di sole incerto e di mare. Lo divido, aggiungendo qualche tocco di focaccia di Recco, e al rientro ne consegno una parte alla Socia, che lo permuta con pane ai cereali appena sfornato, marmellata fatta in casa e gelatine di frutta comprate per me alla Boqueria di Barcellona.
Quant'è bello e potente il dono del cibo, che significa voglio che tu viva. E affondo le dita nelle foglie e la faccia nel sacchetto del pane, pensando che di questo cibo non conosco solo l'origine, ma anche l'indirizzo.
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Mi fai piangere.
RispondiEliminaSenti non è che mi dai la marmellata della socia se ti do una busta di negrita e le caramelline che dentro hanno lo zucchero liquido? Mica per niente ma quella marmellata ancora me la sogno...
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCalzino, non volevo! la prossima volta arance e focaccia le porto anche a te;-)
RispondiEliminaTina, è la marmellata di arance, quella di more è finita da un pezzo. Ma questa è ancora meglio, figurati che la mangio anch'io che gli agrumi mi limito a spremerli...
vieni a prendertela, no??