martedì 29 novembre 2011

Fuga per la vittoria

La trasparenza dell'istinto è meravigliosa. Precipitato di intenzioni purissime al netto di ogni sovrastruttura, nonostante gli sforzi didattici dell'Innominabile, Wish ne è una conferma inconfutabile. Il suo amore, sicuramente costante, raggiunge picchi siderali quando mi identifica con la soddisfazione del bisogno (pappa acqua gioco uscita coccola).
Per quanto riguarda i bisogni quelli che raccolgo per strada, invece, il discorso è diverso. Lo stimolo si manifesta con una fregola motoria che parte da un'accelerazione impercettibile e si trasforma in una corsa trionfale verso la meta. E corre, corre e corre, poi si ferma come a pregustare la festa che viene, e quindi si slancia, definitiva, per colpire. E così ieri rimango con guinzaglio e collare in mano mentre lei parte come un siluro caudato tra passanti attoniti, mentre la inseguo terrorizzata sventolando a mo' di disclaimer il mio sacchettino dell'Amsa e urlando "aspetta, non lì, Wish, non lì. Appunto".
Perchè lo so che lei certe cose le fa solo sulle strisce. Mica per niente è svizzera.

domenica 27 novembre 2011

Edizione domenicale

Economia: sempre più insistenti le voci di un ritorno alla lira con il crollo dell'eurozona. Tornando a fare benchmark sul milione di lire, invece che sui mille euro, ci renderemo conto che un paio di scarpe da 700mila lire non è cosa, deprimeremo ulteriormente i consumi e forse torneremo all'economia reale, detta anche buon senso o misura. Ho detto forse.
Politica: mentre i politici di professione si preparano al rientro, il governo dei banchieri, pardon il governo tecnico, si prepara a varare un pacchetto di riforme. Ispirandosi all'unico caso di pareggio di bilancio ottenuto da Quintino Sella con l'introduzione della popolare tassa sul macinato i contribuenti italiani attendono fiduciosi la tassa sui cani per ripopolare le autostrade di quadrupedi anche a Natale e non solo ad agosto. Auspicata inoltre la tassa sulle chiamate da cellulare, quella sui genitori anziani di figli unici e quella su tacchi e suole, visto l'aumento dei costi di trasporto pubblico e privato.
Cronaca: sembra che forme insperate di pudore stiano limitando la comparsa delle luminarie natalizie, restituendo alla festività il suo prisco significato religioso e attenuando i casi di demenza collettiva registrati in passato di fronte a Tiffany, Moncler e Nespresso. Irriducibili invece i soggetti che si assiepano il sabato davanti ad Abercrombie & Fitch, dove storditi da miasmi psicotropi si contendono felpe e tee-shirt a quotazioni amatoriali.
Meteo: il sole illumina occasionali intenzioni di cielo, riscaldando più lo sguardo che le membra.

venerdì 25 novembre 2011

La magnifica ossessione

Da quando l'ho vista non riesco a levarmela dalla testa. E' la frolla di farina di castagne al cioccolato bianco e crema di cachi che un'amica riemersa dal passato (compagna delle medie che ora ha un figlio maggiorenne, il dolore mi piega) si è inventata per un food contest della Cucina Italiana.
E' questo il punto: non l'ha eseguita, che già non sarebbe banale, l'ha proprio inventata. Insomma, prima non c'era.
L'operazione più ardita di cui è teatro la mia cucina è lo scongelamento di cibi pronti, e non sempre mi riesce. In compenso sono circondata da cuoche di tutti i generi: cuoche di pancia, cuoche seriali,impeccabili esecutrici di ricette, sperimentatrici indefesse, e anche un paio di supponenti, che prima o poi qualcuno glielo dovrà pur dire che stare sei ore ai fornelli sfogliando Sale & Pepe non basta.
Lei invece per la cucina ha talento, è creativa, intuitiva e geniale. Ed è questo che mi spiazza: io che del talento sono figlia di talento non ne ho, ma negli altri lo riconosco sempre.
E quest'opera d'arte che fonde colori sapori e profumi dell'autunno me la sogno anche stanotte.
Photo: courtesy of www.kitcheninthecity.it

lunedì 21 novembre 2011

Dieci!

Come i comandamenti, come le dita delle mani, come gli anni del mio primo vero amore. Come il voto che oggi la mia figlioccia prende in greco. E che dopo la pelle d'oca, l'emozione e la devastante reazione di entusiasmo che mi assimila a un tacchino con relativi bargigli mi fa riflettere sul senso profondo di un risultato formale. E mi accorgo che quest'orgoglio così forte che quasi brucia è solo la punta della smisurata tenerezza che provo per questa cucciola che fa cose da donna e sorride come una bambina, decide i suoi obiettivi e, da sola, li raggiunge.
E il tempo che passa non lo misuro sull'orologio, ma sulle orme che i suoi passi leggeri disegnano sul mondo.

mercoledì 16 novembre 2011

Senza prezzo

Dovendo commisurare le entrate alle uscite ho smesso di spendere, ed esco direttamente senza borsa. Vado, torno e vivo a mani vuote, ma le mie autogratificazioni me le prendo lo stesso, penso scavandomi la tana sul divano a fine giornata. Alzarsi senza affanno, io che al mattino non ingrano nemmeno con l'ipnosi, perchè ho fatto tutto la notte prima. Portare Wish al parco all'ora di pranzo e vederla galoppare su tappeti di foglie gialle e tra vie senza traffico la sera, correndo insieme nella nebbia. Le bacche di rosa, salvia e rosmarino che ho colto e trasformato in bouquet. La millefoglie con la crema per merenda, la padellata di verdure abbrustolite per cena, la Nutella a cucchiaiate per aiutare la concentrazione, le telefonate con le mie sorelle elettive, l'Innominabile e la Principessa che su skype mi presentano Margot, tre mesi di Jack Russell che riempiono lo schermo.
E le mie incertezze sul domani le stabilizzo con le mie piccole felicità di oggi. Alla faccia di spread, crisi e sacrifici.

lunedì 14 novembre 2011

Un sussulto inaspettato

Ci sono valori di cui sono in grado di ricostruire perfettamente la formazione. Ad esempio, ho smesso di sottrarre oggetti a terzi verso i tre anni, quando mia madre, con una sintesi mirabile, mi ha spiegato i rudimenti del contratto sociale, del rispetto della proprietà e della pacifica convivenza tra i popoli: "e se ti rubassero la tua, di bambola, come ci rimarresti?".
Di altri, invece, non saprei dire come si siano radicati nella mia coscienza. Ci rifletto oggi, dopo l'ennesima conversazione sugli studi e i futuri internazionali di figli degli altri. Lo capisco, tre maschi in esubero rispetto a primogenito e femmine i miei bisnonni li hanno salutati una mattina d'inverno e poi, dall'Argentina, non sono tornati più. Eppure ci trovo qualcosa di dissonante, in questa voglia di andarsene finita la festa, e scopro di essere abitata da un patriottismo che non conoscevo.
Forse sono solo vigliacca, vecchia o pigra, ma io questa nave che fa acqua da tutte le parti non la lascio, anzi. Con quel poco che ho lustro gli ottoni e lavo la coperta e tappo le falle, resto in Italia ma lontano ci vado lo stesso.

sabato 12 novembre 2011

La sindrome del mulo

Dei miei tanti difetti, la pazienza è il più pernicioso. Credo si tratti di una forma di pigrizia corroborata da un'immotivata tendenza all'allegria, dall'attrazione per i caratteri forti e dall'eccesso di esposizione a una madre allevata dalle suore. Completa il quadro il fatto che essendo incapace di gestire i conflitti li rifuggo con consumata perizia. E così perpetuo i silenzi, chino la testa e tiro avanti. Da qualche tempo, però, come mulo valgo poco, e resto schiacciata dal peso infinito di parole non dette.
Che voglia di esplodere, come un incendio nella notte, un temporale in estate, un urlo nel silenzio.

giovedì 10 novembre 2011

L'ora delle donne

Nell'attesa che qualcuno riesca dire qualcosa di sinistra, ma vista la gravità dell'ora va bene anche di destra o di centro, purchè abbia un senso, propongo un governo di sole donne.
Estranee alla politica e avvezze alla gestione multitasking di lavoro, famiglia e amiche in crisi, le candidate non devono far altro che trasferire le competenze acquisite su scala più ampia, collaborando in vista di un obiettivo comune.
Perché le donne lo sanno, che collaborare vuol dire lavorare insieme a, non per o a favore di qualcuno, e che un obiettivo è comune quando appartiene alla comunità, non a un gruppo, partito o fazione.

martedì 8 novembre 2011

Il deserto dei tartari

Che là fuori ci fosse di tutto e il suo contrario l'avevamo intuito, ma così tutto e così contrario non me l'aspettavo. La Socia e io, da qualche tempo sostenute dalla Terza con il claim "tri gust is megl che du" ci imbattiamo in fenomeni indescrivibili e ai confini dell'immaginazione, come in un racconto di Buzzati. Mediamente, i progetti che ci presentano sono accomunati da due elementi: la follia dell'intuizione fondante e la certezza che mentre a noi vengono richiesti obbligazione di mezzi e possibilmente di risultati, l'obbligazione del compenso viene considerata del tutto secondaria. Come se accompagnare per un tratto un'armata Brancaleone fosse di per sè un piacere e un onore.
Interrogo smarrita la Socia chiedendole se secondo lei sono io che ho un Alzheimer particolarmente precoce, e quasi ci conto, perchè la mia ultima speranza non è più quella di aver capito, ma capire di non aver capito.
Andiamo avanti, tenente Drogo, la fortezza ci attende.

lunedì 7 novembre 2011

Lunedì

Che svegliarsi alle cinque del mattino per l'azione congiunta del baccano di questa pioggia arrabbiata e dei becconi di una zanzara official sponsor delle teorie darwiniane non è il massimo. Me ne faccio una ragione e mi alzo, lavo i miei maglioni, raccolgo un chilo di peli di Wish e preparo una succulenta colazione per entrambe. Per lei un osso nascosto nella pappa, per me pancakes affogati nello sciroppo d'acero, una spremuta di mandarini e una tisana bollente. Accendo la mia candela alla tuberosa, dono dell'amica sorella (a me fa schifo, se vuoi prendila altrimenti la butto), la stufetta e il computer, e la settimana può anche incominciare.
E inizia bene, alla faccia del governo, di questa cortina d'acqua che ha sostituito il cielo e dell'indigenza intellettuale che ci circonda. Buon lunedì a tutti.

sabato 5 novembre 2011

Senza titolo

E siccome è stata una brutta giornata e domani non promette niente di meglio, non posso viaggiare e tantomeno comprarmi dei fiori il mio giro al blomenmarkt di Amsterdam lo faccio mischiando ricordi e desideri. E mi riempio gli occhi di ortensie e tulipani, delphinium e girasoli, rose e crisantemi e peonie e casablanca e se lo trovo mi prendo pure il ginger.

venerdì 4 novembre 2011

Per favore, basta

Perchè gente che ha superato l'esame di giornalismo, evidentemente con la spintarella, deve intitolare il servizio su una città in emergenza "Genova in ginocchio"? Perchè negli approfondimenti su Sky Tg24 (non sulle reti generaliste o ipnotiche, sul canale delle informazioni), i direttori dei quotidiani nazionali dibattono sul fatto se l'Italia sia considerata dall'Europa un sorvegliato speciale o addirittura un Paese commissariato e si chiedono se la Spagna in fondo non sia peggio di noi? Perché l'intervento al cuore di un calciatore ha la dignità della prima pagina mentre una città conta i suoi morti, l'Occidente si chiede se esiste, le Borse bruciano ricchezza e questa pioggia incessante assomiglia sempre più a una punizione?
Se qualcuno ha una risposta per dare un senso e un suono all'indignazione, per favore, lo dica.
Non voglio fare la rivoluzione, mi accontento di un'evoluzione.

Cavalli indignati

 Della mia trascorsa frequentazione con il mondo equino ho conservato molti sogni e un paio di lezioni, una delle quali descrive alla perfezione il mio stato d'animo di questi giorni. Il cavallo è un animale gregario per necessità, il branco è la sua salvezza e la punizione più temuta per chi non ne rispetta la gerarchia è l'estromissione. Ma il vero incubo per il cavallo consiste nel trovarsi davanti a un pericolo senza via di fuga: è quello il momento in cui la follia può trasformare un animale meraviglioso da preda in una furia incontenibile. Così mi sento io, esposta da un lato e senza alternative dall'altro. E non lo so se mi limito a rampare o se inizio a tirare doppie.

giovedì 3 novembre 2011

L'Occidente e il bosco

Leggo il post di Calzino che si interroga su sfascio e indifferenza e a mia volta mi chiedo cose. Non serve scomodare Marx per capire che quando finiscono i soldi c'è poco da stare tranquilli. E io, che sono agli sgoccioli, sono in effetti preoccupata. Però non ho paura, la mia è curiosità. Cosa succede varcata la soglia della consapevolezza? L'abbiamo finalmente metabolizzata l'insostenibilità complessiva di esistenze come le nostre, protette, ovattate e intatte da guerre, miserie e paure sociali che riguardano sempre gli altri?
E penso a una lezione che ho imparato in un parco americano, chissà quale, ero troppo impegnata a essere felice per ricordarmene. Avevo appena rischiato il linciaggio a San Francisco per aver parcheggiato accanto a un idrante, e l'atteggiamento dei guardaboschi che osservavano pacificamente gli incendi in corso mi sembrava singolare. Ma è normale, mi dissero, per rigenerarsi il bosco prende fuoco e rinasce sulle sue ceneri, noi studiamo come accade ma senza intervenire. La natura non ha bisogno di noi.
Così è questa parte di mondo che sembrava quella giusta, in fiamme per rinascere. E spero solo di avere abbastanza tempo per vederli crescere e trasformarsi in alberi, questi germogli di buon senso che si fanno strada nella terra bruciata, che altrimenti, persi tra i fusti imponenti della superbia e della follia, continuiamo a calpestarli.