sabato 20 novembre 2010

La moda


Settimana intensa per le fashioniste milanesi. Subito dopo l'apertura di Gap e Banana Republic, il 23 da H&M sbarca la collezione Lanvin per poveri. Echissenefrega, è il mio primo pensiero.
Il secondo è più articolato, e mi rimanda a me bambina che assisto ai servizi fotografici nello studio del mio papà. E' evidentemente una magia: i flash, l'odore della pellicola, la tensione sul set, le modelle che cedono la terza dimensione per infilarsi prima nella Polaroid di prova e poi sulle pagine delle riviste.
La moda che mi hanno insegnato era armonia. Tra proporzioni, taglio, qualità dei tessuti e perfezione dei dettagli. Ed era classista, ma se quel cappottino non te lo potevi permettere c'era la sartina capace di riprodurre capolavori, solo senza etichetta. Eppure la moda era una scelta, l'espressione di una forma di volontà.
Oggi ci sono i must have, le fashion victims, i vestiti che portano chi li indossa e non viceversa. Eppure la generazione 1000 euro si svenerà per il monospalla giallo in fodera, la giacca da smoking e la tee-shirt della taglia sbagliata perchè la tua è finita da un pezzo. Prodotti chissà come e chissà dove, e non voglio nemmeno pensare da chi.
Altro che tramonto dell'Occidente. Qui è notte fonda.

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