domenica 12 settembre 2010

A cena da Petulia

Arrivo per cena emozionata e affamata come un dinosauro. Mi avvento sulle mie bolle italiane preferite perdendo qualunque freno razionale ed entro subito nella metadimensione del benessere.
La comunicazione diventa una sorta di buffet meraviglioso da cui prendere un assaggio di tutto e poi fare il bis di quello che ti è piaciuto di più. Apriamo mille discorsi con incisi a grappolo, io mangio come se fosse l'ultima volta. Salame, arrosto, patate al forno che mi fanno pensare alle madeleinettes (quelle di Proust, non quelle di Csaba).
Non resisto, inclino il piatto come faceva mia madre quando ero piccola, un filo di olio e poi intingo il pane fatto in casa come in una cerimonia rituale.
Farcisco di gelato le brioche con il tuppo, prima mi occupo del bordo cremoso schiacciando leggermente, poi attacco sistematica la brioche.
Sono lucida ma incantata, i fagotti hanno le mani più belle del mondo, accarezzo Nube la lince che gatteggia per casa, annuso il lievito madre, parlo, ascolto e sto bene.
A fine serata Petulia e l'upbdm (avercene!) scortano me, il mio cestino nuovo di zecca e il suo prezioso contenuto di pane e salame verso Karlotta.
Prendo la strada che mi piace di più, trovo parcheggio sotto casa, salgo e per le scale mi chiama l'Imprevedibile. Parliamo per più di un'ora, come due innamorati che devono ancora conoscersi e quando ci salutiamo parte la sessione di coccole con Wish sul divano.
Sigaretta della staffa, un bicchiere d'acqua fresca e uno sguardo all'ulivo illuminato. A volte la vita è meglio di un film.

1 commento:

  1. La meraviglia l'hai portata tu e il tuo cestino da Cappuccetto rosso in cerca di fragole nel bosco.

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