giovedì 28 ottobre 2010

Dove sono le mie madeleines?

Leggo il post di Petulia, che nel giorno del suo compleanno è ancora più ispirata del solito, e mi rendo conto di come l'accelerazione dell'esistenza ci privi anzitempo dell'evidenza dei ricordi. Siamo condannati ad una sorta di Alzheimer precoce riscattato dalla condivisione con i coetanei, o, al contrario, è la velocità stessa del cambiamento che ci illude di non invecchiare mai? Penso alle generazioni precedenti, che si susseguivano nella celebrazione degli stessi riti, mangiavano, usavano e facevano le stesse cose, alla stessa età, in una sequenza di tacite iniziazioni. E secondo me, limitandosi ai fondamentali, si facevano anche meno menate.
La differenza che salta agli occhi di tutti è data dalla pervasività delle tecnologie, che da strumenti al nostro servizio si sono trasformate in una protesi emotiva, ma anche quello che mangiamo la dice lunga sul cambiamento. Tutte le famiglie, anche quelle Bofrost-dipendenti, hanno una ricetta per un piatto che mangiano da almeno tre generazioni, ma perché al ristorante nessuno fa più le scaloppine, la sogliola alla mugnaia e il purè? E io, che non so il nome di una via di questa città che amo alla follia perché mi oriento solo in base all'ubicazione delle pasticcerie, perché non trovo più una zuppa inglese a pagarla oro?
E non posso nemmeno farmela, perché il maraschino lo vendono solo dei pusher ultracentenari? 
 

1 commento:

  1. Meraviglia il tuo, di post (e questa foto di tuo padre, vogliamo parlarne?). Non so che madeleine ho. Le ho recenti. Come diceva un mio amico, sono molto contemporanea.

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