E' quella che avverti quando la città si svuota e tu rimani al solito posto. Una versione macro della domenica, adesso che non c'è nemmeno l'alternanza casa/ufficio a giustificare la rarefazione dei rumori. Sono sempre qui, nella sala da pranzo polivalente, con i pennuti che becchettano nella ciotola di Wish ma senza il sottofondo urbano che mi accompagna e in fondo mi rassicura. E' nel mio imprinting di bambina, ricordo nel dormiveglia del mattino l'intensificarsi delle fermate del tram sottocasa e la sequenza, due fermate ravvicinate e poi la voce della mamma, che pronunciava il mio nome chiudendo la sillaba finale in un sorriso. La domenica invece gli intervalli tra le fermate erano più lunghi, e mi alzavo solo per la mia cerimonia preferita: zompare nel lettone privo dei suoi abitanti e costruirmi una casa senza tetto con i 4 cuscini, nella speranza che il tempo si fermasse lasciandomi in quello stato di grazia.
Oggi il mio amore difficile è uscito, e tra quattro cuscini io non ci sto più. Peccato.
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