mercoledì 23 febbraio 2011

Viaggiare leggeri


Tra l'uso e il possesso non ho dubbi, scelgo il primo. Da piccola sono stati furti, rovesci e altre amenità a insegnarmi che gli oggetti vanno e vengono e spesso non tornano. Da grande ci ho messo del mio, lasciandomi indietro cose che avrei recuperato un giorno. Alcune le ho trovate e altre no, ma non rileva.
Se penso agli oggetti ai quali non potrei rinunciare faccio fatica. L'orecchino dell'angelo che chiamavo nonna, che mi protegge da quando lei ha dovuto smettere. I miei vasi con le storie dei fiori che hanno accolto e dissetato. Il mio Vaietto e le chiavette USB in cui è compressa la mia storia. La foto di mia madre a vent'anni, e quella di me neonata tra le sue braccia. Alcuni scatti di mio padre virati seppia. La tovaglia dei miei primi compleanni. Un paio di stivali. La mia giacca da biker, così piena di tasche e anfratti che la borsa non serve più. Tre libri. E poi il mio blog, e quelli di Petulia, Tina e Calzino.
Direi che uno scatolone, al prossimo trasloco, è più che sufficiente.

4 commenti:

  1. Filosofia zen.

    Ho appena finito di leggere un libro di Dominique Loriau, «L'art de l'essentiel. Jeter l'inutile et le superflu pour faire de l'espace en soi».

    Utile. L'ho già gettato.

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  2. La manderei nelle case stipate di certe amiche con l'horror vacui, questa Dominique.

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  3. A me è servito, Gio. Mentre lo leggevo, ho buttato tanta, davvero tanta roba. Ma ancora faccio fatica coi libri...

    Potrei regalarli, ma (avendo fatto anche la bibliotecaria nella mia vita precendente) so bene quanto le biblioteche abbiano in odio le persone che vogliono disfarsi dei loro libri...

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  4. Che buffo, anche tu hai una vita precedente, magari un giorno me la racconti. Quando con i miei ci siamo trasferite da una casa piuttosto grande a una decisamente piccola ce n'erano oltre duemila. I più preziosi li abbiamo venduti, altri regalati con il passaparola, altri (mi viene male) buttati via. Però ci sono carceri, ospedali, case di riposo, scuole di italiano per stranieri e bancarelle a cui li puoi dare. E' uno sbattimento, lo so, ma il libro per me è come un virus benefico, deve passare da una persona all'altra, come le idee.

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