venerdì 21 ottobre 2011

Dissenso e pietà

Lavoriamo come somarelli, le mie socie e io, tre teste e tre pc in un ufficio che non c'è eppure funziona. I nostri percorsi mentali si snodano tra schermate in sequenza, google, power point, excel, word, finché non mi imbatto nell'immagine di Gheddafi, morto e insanguinato.
Ma come si fa a sbattere un cadavere in copertina? A prescindere dagli atti, dai pensieri e dalle opinioni che hanno abitato quel corpo,
credo che davanti alla morte dovremmo fare tutti un passo indietro, abbassando lo sguardo e la voce. Non "credo" nel senso di "penso", ma nel senso di "sono fermamente convinta". Credo che il rispetto dei morti sia una legge umana che vale prima ancora di qualunque forma di contratto sociale (che da queste parti dev'essere ancora fermo allo stato di bozza, tra l'altro).
E contro la violenza bestiale di quest'immagine inguardabile recupero nella memoria il Cristo del Sanmartino, dove la mano pietosa dello scultore, per coprire la morte, ha strappato alla pietra un velo leggero.

4 commenti:

  1. mi trovo perfettamente daccordo con te... la morte è la cosa più democratica del mondo, nel senso che nessuno ne è esente (purtroppo forse...) e nel momento in cui arriva tutto ciò che sei stato prima diventa superfluo e si inchina dinnanzi a lei... il rispetto mi sembra non solo doveroso ma anche fondamentale...

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  2. grazie onda, ieri sono rimasta sconvolta. il fatto oltretutto che un'immagine del genere possa essere vista da un bambino mi sembra una ragione sufficiente per impedire questa forma di voyeurismo schifoso

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  3. Eh, magari fossimo al tuo livello di credo. No, Gheddafi morto spappolato è un troveo, per chi l'ha ammazzato e per tutti i Paesi che orgogliosi e felici lo fanno vedere dappertutto.

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  4. Stanno organizzando visite guidate al corpo dentro una cella frigorifera... mi chiedo tutto questo che senso abbia.. chi renda felice

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