All'inizio fu la e, quella di e-mail, a precedere tutto: l'e-business, l'e-commerce, l'e-procurement, fino a invadere un territorio apparentemente tech-free, quello delle e-mozioni, consumate e imponderate nello spazio di un enter.
Poi arrivò la i, quella di ipod, iphone e ipad, a riempire il mondo di mele morsicate e succedanei, di magie evocate da dita leggere che volano sul touchscreen.
Adesso per avere dignità di cittadinanza nel mondo digitale devi avere un 2.0 che ti segue, dal picnic alla palestra all'onoranza funebre, come ricorda Calzino nel suo ultimo post.
E io vorrei che fosse la volta della p di pensiero, visto che ne ho troppi che si affastellano, si elidono e si disperdono. Una tecnologia capace di intercettare i miei pensieri e trasformarli in intenzioni e atti mentre io mi abbandono a qualcosa che assomiglia finalmente ad una vita respirata e non subita.
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