La felicità non ha storia, dice la Socia, e rientro da questi giorni sospesi tra cielo e mare e terra che non ho niente da dire. Mi accoglie un crescendo di notizie orrende, che anneriscono l'azzurro e il verde dei miei pensieri. Dove posso agisco, e dove non posso ascolto e aspetto.
L'attesa mi premia, e la voce delll'amica gemella che mi parla di diagnosi frettolose e soprattutto infondate me la bevo d'un sorso.
E l'incredulità dei medici che si aggirano intorno alla mamma dell'Innominabile la centellino come un armagnac davanti al camino. Perchè parole, movimenti e ricordi in quella voragine scura che si è aperta nel suo cervello non ci sono caduti, e lei, minuta come uno scricciolo e grande dei suoi quattro figli, si alza da sola e va a fumare in terrazzo, perchè in camera ci sono i sensori e se suonano le danno fastidio.
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