giovedì 12 agosto 2010

Milano

Ci arrivo in macchina, dopo aver valutato treno e aereo a seconda dei cambi di programma dell'Imprevedibile e della sua prole. Mi muovo come in un sogno, quando dici "ero in uno chalet di montagna ma sapevo che era la casa dove abitavo da bambina...".
Trovo interruttori, asciugamani e oggetti a colpo sicuro, ma io sono altrove.
Non voglio essere qui, non voglio fare nessuna delle cose per cui ho interrotto questa sequenza di immagini di cui intuisco il valore in questi due giorni di sospensione.
Non faccio più fotografie perché il rullino dell'estate del 2000 che non ho mai sviluppato mi pesa ancora, ma adesso che sono sola, il mio album personale me lo sfoglio a occhi chiusi.

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