mercoledì 6 aprile 2011

Banalità a scopo catartico


Che la vita non sia il collegamento più breve tra due punti lo sappiamo fin dall'infanzia. Evidentemente non rientro in un programma di evoluzione darwiniana, perché tutte le volte che mi imbatto nella sinusoidale mi stupisco come la prima volta.
Come ieri sera, quando alle otto vengo colta da sindrome-della-geisha ed esco per comprare frutti di bosco, colomba e un regalo per l'Innominabile e quando rientro carica come una renna lo trovo spalmato di fronte alla Champion's, lui che il calcio non sa nemmeno cosa sia. E mi sorride come se non mi vedesse da anni, e mi dice di fare con calma, trasformando la serata in una magia di movimenti misurati e rotondi, di prima cena in terrazzo e di uccellini che attraversano le nostre parole. Sono così disabituata alla perfezione del benessere che mi sento onnipotente, e mi godo l'abbraccio di stelle benevole. Vado a dormire sorridendo alla notte, e finisco in un videogioco. Soccombo nella lotta con orde di zanzare, materializzate da caldo e irrigazione precoce, mi gratto, mi rigiro e non mi addormento, o forse sì perchè a un certo punto mi sveglio, carica di pensieri fuligginosi. E la mia giornata è una sequenza di storture, di errori e di spigoli, di simboli infranti.
Me ne frego, mi metto in costume, prendo il mio Vaio e lo racconto al mio blog. Forse le mie dinamiche dell'apprendimento iniziano a funzionare. Domani è un altro giorno, e anche se a zig zag un pezzo di strada l'ho fatto anche oggi.

3 commenti:

  1. Ma come mi piace come scrivi, mi piace così tanto che poi non capisco quello che ho letto perchè mi soffermo sulla musica. La musica.

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  2. E quanto piace a me leggere i tuoi commenti, sapendo che sei passata mentre io ero altrove e mi hai lasciato un pezzo di bellezza, un sorriso o un fiore.

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  3. Io credo di aver capito, ma è vero che la penso come Calzino.

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