giovedì 30 settembre 2010

Paradossi culinari

Come guardare Csaba, che illustra la terza ricetta di cupcakes, fagocitando il gratin di tagliolini e porcini della Findus. Però sul dolce mi riabilito. Cosa c'è di meglio di un dessert ai frutti di bosco e panna per salutare l'estate che va e l'autunno che viene? Io l'assemblo così: prendo un tumbler, meglio se di cristallo come questo, sul fondo sbriciolo grossolanamente una pasta di Meliga, poi uno strato di gelato alla crema, quindi alterno lamponi e mirtilli a strati di panna in cui ho  spezzettato delle meringhe, cercando di ottenere un effetto cromatico che valorizzi la tovaglia di fiandra che ho ereditato dalla mia trisnonna. Questa è color melanzana, nuance autunnale perfetta per il bivacco da pioniere che allestirò davanti al mio camino. Ecco qua. Concludo con uno strato di gelato su cui verso le ultime briciole di frolla, un ciuffo di panna e voila! Bon appetit a tout le monde.
 

Inviti

In poche ore, ne ricevo tre. Due a pranzo e uno per l'aperitivo. Da donne che hanno voglia di sfidare l'autunno sedendosi ancora all'aperto e condividendo il loro tempo e le loro storie con altre donne.
Mi sento quasi una socialite.

Gnicchi gnocchi con la coda

Così li chiamava mia madre, quando ero piccola e inappetente, per trasformare in gioco il momento dei pasti. Prima mi lasciava giocare con un pezzo di impasto, poi me ne faceva fare qualcuno rotolandoli sulla forchetta, e una volta cotti me li scodellava nel piatto, invitandomi a mangiarli tutti prima che li trovasse il topo: guarda lì, si vede anche la coda!
E oggi, che oltretutto è giovedì, ho voglia di gnocchi che sanno di patate e di me bambina.

L'insostenibilità della pausa caffè

Mattina difficile, decisamente in salita. Per consolarmi, caffè con panna e cioccolatino di accompagnamento. Mentre bevo il mio Kazaar edizione limitata e mi godo gli strati del Rondnoir, cioè un Rocher versione fondente, mi rendo conto della quantità spropositata di imballi e di emissioni di CO2 alla base di questo piccolo gesto di benessere, e mi sento peggio.
Guardo Wish che catafottendosene delle sua ciotola di acqua fresca beve con gusto l'acqua dai sottovasi in terrazzo, e mi rendo conto che il mio cane è sostenibile.
La natura è perfetta, e si rispetta da sè.

mercoledì 29 settembre 2010

Cleptomania

Sono una ladra di tempo, quello che sottraggo alle cose che devo fare. Perché non voglio farle. E allora, da quel mulo stupido e testardo che sono, gioco a che bella giornata, mi godo il sole del pomeriggio da questa finestra meravigliosa che è la mia attuale Weltanschauung, e fingo di non dover sistemare quelle carte o fare quelle telefonate. Sono fatta così, non mi illudo di cambiare.
Domani, come al solito, farò tutto. Missione compiuta, ma in apnea.

Autunno/2

Quando deve ancora arrivare non vedi l'ora. Poi ti metti il primo golfino, inizi ad accendere la stufetta in bagno, vedi le ciocche di capelli che restano nel pettine e capisci che è arrivato. E sei sei appena un po' malinconica, non sa più d'estate, ma d'inverno.

Tutta sua madre

Beatrice vede me e Wish, che la distoglie per un attimo dal suo percorso, fisico e mentale. Mi viene incontro e subito mi chiede se la mamma è con me. Le spiego che sono venuta solo io per portarle la merenda. E' perplessa, e prosegue per il suo cammino. Ti accompagno al tram? chiedo. Ah, non sei in macchina, commenta. Aspetto che salga per farle ciao ciao alla chiusura delle porte, ma lei non si volta e continua a parlare con la sua amica. Identica, ma proprio identica a sua madre.
Io una tiratardi analitica e dietrologica, lei una sintesi che vive tra presente e futuro. Ma siamo inseparabili, e quando la chiamo per raccontarle l'incontro ridiamo come le pazze.
E da figlia unica auguro a Beatrice di trovarla anche lei, una sorella elettiva che non ti lascia mai sola.

Corsi e ricorsi

La mattinata è abbastanza avvilente, e decido di gratificarmi portando Wish a trovare Beatrice, la figlia della Socia, all'uscita da scuola. Socia che mi telefona nel preciso istante in cui costeggio l'ufficio dove ci siamo conosciute, è proprio vero,  il secolo scorso. Il 2 ottobre, le dico, sono 19 anni. Li ripercorriamo in un attimo. Separazioni, nuovi amori, cambiamenti di lavoro e di orizzonte, e noi ancora insieme, sempre pronte a una risata nonostante l'imbastardimento che ci assedia.
"... a adesso sto andando a prendere tua figlia che ormai è così grande da prendere il tram da sola, ma ti rendi conto?" concludo. E' una vertigine che mi fa percepire quanta strada abbiamo fatto, tutte e due. E il bilancio è talmente positivo che finalmente sorrido.
 

martedì 28 settembre 2010

Da pari a pari

La ricetta dei biscotti salvia e nocciole impone l'uso di farina 00 e del lievito. Interpello Petulia, che costretta a casa dalla febbre cucina cose sontuose, per un parere: la farina autolievitante va bene lo stesso? Ottenuto l'assenso mi sento una cuoca anch'io. E non vedo l'ora di avere una casa profumata di pasta frolla e sentirmi un po' Nonna Papera.
Che sollievo, fare qualcosa che genera un risultato tangibile. Se poi è pure commestibile, valuto posizioni come apprendista pasticcera.

La fame

Mi ha preso alla sprovvista, sabato, quando sono rimasta a becco asciutto perché il buffet dei dolci era stato razziato. Una fame atavica, cattiva, che mi annebbia la volontà. Mangio come se fosse l'ultima volta, o la prima dopo un lungo digiuno. Vassoi di paste, sacchetti interi di anicini confettati, le liquirizie salate che mi regala la Socia come viatico per il nostro doppio appuntamento. E poi carasau con la scamorza fusa nel microonde, e caldarroste, e paste di Meliga, e biscotti danesi. Poi scopro che sul blog di Petulia campeggia la ricetta del polpettone alla ligure.
A questo punto non hoalternative: vado di schiaccianoci e stasera i biscotti salvia e nocciole non me li leva nessuno.

lunedì 27 settembre 2010

No, gli occhiali no

E' ufficiale, non ci vedo più. La Socia ci prova, a dirmi che sono solo diventata presbite. Non ci sono nata, ci sono diventata, ecco la differenza. E che differenza.
Coi capelli bianchi ho imparato a convivere, la mia pellaccia ha ancora più o meno ragione delle rughe, sono in forma e, cosa inedita, mi piaccio davvero, ma la mia vista da falchetto che mi abbandona mi mortifica proprio.
Oggi ho dovuto modificare le impostazioni dello schermo per riuscire a decrittare la posta e il mio stesso blog. A peggiorare il tutto, un sms dell'ottico con un'offerta per lenti correttive e relativa montatura.
Salmoiraghi, non avrai il mio scalpo. Al massimo il mio cadavere, quando scambierò un tir per il mio cane.

Il sole bacia i belli

E' la mia unica consolazione mentre mi contorco di fronte al PC per evitare i raggi che filtrano inattesi poco prima del tramonto. Abbasso la tenda a più riprese ma niente, sembra che il sole ce l'abbia con me. E penso a questo singolare privilegio, per cui invece di evitare i colleghi, visto che di fatto non ne ho più, devo nascondermi per sfuggire al riverbero.

Buon segno

La gente ha ripreso ad essere maleducata. Il ritorno alla gentilezza mi sembrava una delle poche conseguenze positive della crisi. Per una volta chiamo dei potenziali fornitori, e anche loro mi trattano a pesci in faccia. Quello che più mi sorprende è che lo fanno prima di sapere per cosa chiamo. Si vede che annegano nell'oro.
Io, invece, annego e basta.

Tornando a casa

Sul treno delle otto, nonostante il debito di sonno, siamo carichi di adrenalina. Un Vaio, un Ipad e parte la catena di montaggio del nostro lavoro intangibile. Per consolarmi accarezzo il mio piccolo bottino agreste, sprigionando aromi di prato tra i dopobarba di gente che non deve chiedere. Mai.

sabato 25 settembre 2010

Campagne e castagne

Ieri in treno, oggi in macchina. Percorro sequenze di campagna che mi accarezzano i sensi e l'anima. Tocco i tronchi degli alberi, ispeziono gli ulivi, cerco i fichi tardivi ma le castagne proprio non ci sono. Raccoglierò solo finocchietto e menta selvatica, melograne e cotogne. E qualche nocciola sfuggita alla raccolta, per i biscotti alla salvia di cui mi ha parlato Petulia.
Un bottino profumato, che sa di estate sfumata ma non ancora di autunno. Perché senza caldarroste non c'è storia.

Segreti e desideri

L'unico concetto che ho trattenuto, anni fa, dalla faticosissima lettura del Pendolo di Eco è che una volta svelati i segreti non hanno più senso. Bella forza, però è vero.
Lo stesso vale per i desideri realizzati, penso al rientro dall'Umbria. Ho fatto di tutto per esserci, e sono felice di averlo fatto, ma forse se avessi covato il mio desiderio insoddisfatto adesso avrei al mio attivo un desiderio in più. E un ricordo in meno. O forse ha ragione quel fine umorista di Leopardi con il suo sabato del villaggio.
Domani voglio un bouquet di rose e di viole, e chiamatemi donzelletta.
 

venerdì 24 settembre 2010

Il mezzanino

Ne ho sempre sentito parlare, ma non l'ho mai visto. Ci vado stasera ed è amore a prima vista, anche se in realtà non si vede molto. Illogico, sorprendente, unico e accogliente. Come vorrei essere io.
Una casa che mi assomiglia, sarebbe anche ora. Quando invece di prendere l'uscita mi spiaggio in un bagno mi vedo già là. Una milanese persa in una casa romana.
Scialla.
 

Come vivere senza

Al primo posto, ex aequo, libri e fiori. Dei primi non potrei mai fare a meno, i secondi sono il mio vero lusso.
Al secondo, il cioccolato. Del resto.
Al terzo, i regali. Quelli, piccolissimi, che mi posso ancora permettere e quelli che sogno ancora di fare.
Al quarto, le caramelle.
E penso alla Socia che ieri mi mette in guardia: sul mio percorso c'è il caramellaio di Via Meravigli. Non fermarti, tieni duro. Io lascio il cuore su un cesto di pistacchi confettati ma tiro dritto.
Oggi, in macchina a Roma col Grande abdico e mi faccio portare dal mio pusher in Corso Rinascimento. Nougatine di Venchi per la Principessa, zenzero candito e mou per lui, e per me un sacchetto di semi di anice confettati. Per fortuna la liquirizia salata è finita.
Meglio di Tiffany, 'sta bottega.

Quello che ho amato

Libri e cani non ti tradiscono mai. E ti accompagnano, fedeli, dovunque tu vada. Quello che ho amato, il libro che mi ha regalato Petulia stamattina, mi ha seguito sul treno, è venuto con me a vedere la mia nuova casa (forse), poi è venuto in campagna e ora presidia il comodino della nostra stanza da letto.  E i suoi personaggi, Bill, Violet, Lucille ed Erica, mi stanno già entrando nelle vene.
Stanotte dormiamo insieme. Con Pongo e Nina, il nostro labrador e la nostra bastardina amatissimi. 
 

Oggi giochiamo a famiglia/2

Il Grande insiste per venirmi a prendere, e ha la meglio. Oggi niente autobus: a casa ci arrivo in auto, con un figlio non mio che mi tratta come una mamma non sua. Una relazione perfetta, basata sulla solidità della scelta e non sulla liquidità del sangue. Devo solo prepararmi delle frasi giuste.
Gli dirò di coprirsi che fa freschino.

Il manifesto

In Centrale mi accoglie Bersani in maniche di camicia: "le tasse sono aumentate, la pazienza è finita". Apodittico, incisivo e vero, come il suo sguardo. Non c'è niente da fare, l'insieme mi fa scattare un'associazione di idee terribile. E rivedo Silvio B., con lo slogan "pane e figa per tutti".
Se qualcuno ha un'idea di sinistra, per favore lo dica. Io ci sono ancora.
 
 
 

Oggi giochiamo a famiglia

Dimentico il caricabatterie del Vaio. Mando un SMS al Preferito per sapere se ne ha uno di scorta. Mi chiama per dirmi dove mi lascia il suo. Poi mi chiama il Grande, per sapere chi mi viene a prendere.  Non sono figli miei, ma mi sento proprio una mamma in arrivo. 
E la 40 la prendo in un'ottica di sostenibilità.

Carrozza 7, posto 41

Eccomi sul Frecciarossa. Preso al volo, come le ultime cose insaccate nella borsa.
E' evidente, che il treno è una magia. Attraversa una pianura senza cedimenti, che poi pian piano cambia idea, si fa mossa e diventa sublime. Quando diventa un po' più aspra vuol dire che sono arrivata.
Il biglietto dell'ATAC è a portata di mano. Anvedi.

Meno male che si parte

Alle due. Porto con me il libro che Petulia mi ha lasciato al volo in portineria. E una valigia piccola piccola ma pesante, perchè il PC e la carta non perdonano.
E poi tutti i miei pensieri, grevi come pietre.
E i miei sogni, impalpabili come nuvole e gonfi di speranza, li metto in fondo perchè non scappino.
Ho paura. Di essere ammalata, di non farcela, di avere sbagliato tutto.
Aiuto!

Wishful thinking

Ovvero, la verbalizzazione di desideri. Un modo ottativo di esprimersi. Che però io non riesco a capire, e quindi oscillo come un pendolo tra una realtà fatta di desideri e desideri che non diventano realtà. Questa instabilità fatta di variabili che non riesco a decrittare mi terrorizza.
Poi penso alle mie microcertezze, e al centro, finalmente, ci sono io. Devo avere cura di me e diventare il mio centro motore.
La virtù ce la metto tutta. Ora devo solo trovare un po' di fortuna. Chissà se la vendono nel banco dei freschi.

giovedì 23 settembre 2010

Il Cenacolo

Lo visito di straforo, nel corso di un sopralluogo tra i chiostri più belli del mondo. Mi presentano anche al priore, cordiale e biancovestito. Gli stringo la mano e mi rendo conto che accenno spontanea un piccolo inchino. E tra me e me ringrazio mia madre per avermi insegnato la riverenza.
Quella del corpo e quella del cuore.

Fashion (week) victim

Lo siamo tutti, vittime della settimana della moda.
Penso ai racconti di mio padre, Palazzo Pitti, l'alta sartoria che si fa arte, i dettagli perfetti di abiti unici, la nascita dello stile italiano.
Oggi, l'italian style. Un corteo funebre punteggiato di donne nerovestite che celebrano inconsapevoli il declino di buon gusto e buon senso.

mercoledì 22 settembre 2010

Un blog tira l'altro

Oggi prendo il coraggio a due mani e scrivo a Dagospia. Attendo una risposta che ovviamente non arriva. Infatti  pubblica la lettera.
Ho il mio blog, senza la polvere di Petulia non vivo più, Dago mi pubblica. A questo punto voglio la foto su The Sartorialist. 
Con Wish.

martedì 21 settembre 2010

Ossessione

Prima la guardavo alla ricerca di ricette che non si sa mai. Adesso, invece, perchè è meglio di Zelig. Csaba è vittima di una lucida follia, propone merende diurne, spuntini notturni, colazioni salva-coppia, addirittura piatti ad hoc per il consumo su tavole rotonde (e il fumetto con l'upbdm che le risponde "e se io ce l'ho quadrata, la tavola? eh?!" mi compare immediato).
Ma la follia si conclama nella seconda parte, quando pontifica lieve sulle modalità di fruizione della ricetta appena descritta. Sposta con mossette impercettibili ma continue alzate e bicchieri a motivi entomo-ornitologici che neanche in una portineria, e sorridendo compiaciuta ti spiega perchè un cartoncino di invito è meglio di un sms o una mail.
Eppure, non riesco a farne a meno. La terrina di verdure per lo snack di mezzanotte mi aspetta.

Inadeguata a chi?

Ieri sera grigliata, per otto. Lascio decidere ai miei ospiti se mangiare dentro o fuori. In assenza di un plebiscito la maggioranza vince, quindi tutti di fuori. Vuol dire che almeno due staranno crepando di freddo, penso.
Dove ci sediamo, mi chiedono tutti. Dove volete, dico a voce sempre più bassa, avvertendo il peso della mia incapacità come regista di conversazioni.
Carne, radicchio, pannocchie e formaggio vengono pronti insieme, e piazzo i piatti in mano ai convitati che si mettono in fila in ordine di cottura: prima quelli che la carne la vogliono al sangue, poi la cottura media e poi il carbone. Sembra un self service.
Mi alzo in continuazione perché Fernando latita, interrompendo conversazioni che non riprendo perchè troppo ubriaca per ricordarle.
Quando tutti se ne vanno penso che sono stata bene, anzi mi sono proprio divertita. Mi guardo negli occhi che amo e quello che vedo mi piace. E pure tanto.
Se sono nata inadeguata non ha senso cercare di adeguarsi.
Io sono fatta così. Punto.

Lusso (quello vero)

Ritagliarsi un quarto d'ora tra le barricate per un caffè con due amiche e poi di corsa in trincea. Da fuori, tre sfaccendate che vanno da Savini. Da dentro, tre alchimiste alla ricerca dell'equilibrio in un mondo instabile.
Che donne, noi donne.

lunedì 20 settembre 2010

Autunno

Lo adoro da quando ero piccolissima. Mi rassicura mentre mi stordisce di colori e di profumi. Al mercato riesco a scansare i porcini e resisto alle zucche ornamentali, ma sui marroni faccio un piccolo investimento. Sono meravigliosi, così grandi e lucenti. Stasera li faccio sul barbecue, con un bicchiere di rosso, per celebrare l'arrivo dell'autunno. E ho voglia di foglie gialle contro il cielo azzurro. Se penso alla terra riesco ad allentare questa morsa che mi accorcia il respiro e mi rende incerta sulle gambe.
Dio che paura.

Shopping addiction

Le donne normali non resistono a scarpe e borse. Io invece non resisto agli stivali e ai cestini. I primi perché così sono sicura che i miei piedi non li vede nessuno, i secondi, capaci e col manico come quello di Cappuccetto rosso, perché sanno sempre di benessere. Di cose raccolte nella terra o di serate con gli amici, a cui porto libri, dolci, vini o marmellate. E così al mercato ne compro uno in miniatura, che riempio di erica e ciclamini bianchi che metterò sul terrazzino della mia mamma, quando torna.
Credo proprio di essere nata nel secolo sbagliato, o forse sono io, che sono già troppo vecchia per questo.

domenica 19 settembre 2010

Maldon

La cucina ha le sue mode, tutte ridicole. La rucola, le definizioni grottesche della nouvelle cuisine - tonsilla di maialino da latte su letto di carrube con le sue fragranze - e poi il riso Venere, i piatti montati in verticale, i macarons a fine pasto. Oggi tutti pazzi per il sale: nero delle Hawaii, rosa dell'Himalaya, in cristalli...
L'unica eccezione la faccio per il Maldon che sormonta e dà il nome alla crostata di cioccolato fondente, pistacchio, zucca e amaretto che mi aspetta domani sera.  L'unica torta abilitata alla psicoterapia: una fetta, e via la depressione. Due, e risolvi il tuo complesso di colpa. Se fossi una strizzacervelli inizierei a preoccuparmi.

No, tu no

Ieri grandi pulizie, a casa della mamma che ha deciso di tornare. Fuori, il diluvio. Dentro, il profluvio un po' sintetico ma gradevole dei detergenti che si sostituisce all'odore di chiuso. Agrumi vari per piastrelle e pavimenti, olio di cedro per il parquet, gelsomino per le tende, e alla fine, quando non riesco più a connettere, mi rendo conto che la casa splende, profuma ed è a suo modo bellissima.
Questa mattina mi sveglia Wish, che sollecita pasto e intrattenimento prendendomi a zampate frenetiche sul cranio. Mi alzo con le ossa rotte e mi trovo davanti a una giornata che ecco. Decido che oggi è solo mio ed esco. Siamo in tre: io, wish e il mio senso di colpa perché di dedicare un'altra giornata a mia madre non me la sento proprio.
Prendo il guinzaglio e chiudo la porta, lasciandomi alle spalle il mio terzo incomodo.
E se mi gira faccio pure shopping.
 

sabato 18 settembre 2010

Una come noi

Guardo Csaba su MySky mentre lavoro al PC: tortine di mele con la sfoglia pronta e un affogato con la coppa del nonno che però si chiama Caffè di Liegi. Inquietante.

Sbaglia tutto, dalle dimensioni della teglia, sostituita in un'inquadratura successiva, al numero delle tortine, preparando la base per sei ma avendo il ripieno per cinque. Anche le dosi di burro e zucchero vengono corrette in corso d'opera. Mi dà l'idea di una puntata di scorta, del tipo massì dai, e mi sento defraudata.

Poi, con un golfino a trecce rosa chiappa di macaco si tramuta in consulente matrimoniale: dopo gli entusiasmi iniziali, sembra suggerire, cosa c'è di meglio di una colazione su una tavola apparecchiata con cura? Nel mio piccolo avrei dei consigli, e non oso pensare alla risposta del maschio italiano medio.

Ciliegina finale: mentre consumate la vostra colazione, fate in modo di godere della vista sul panorama, o sui tetti, o al limite sulla casa della vicina, se siete in un appartamento.

Cara Csaba, capisco che hai grattato il fondo della pentola, ma ti serve un nuovo autore. C'è il fidanzato di una mia amica che farebbe proprio al caso tuo.

venerdì 17 settembre 2010

La faccia come il culo

Sono finiti i soldi, e questo si sa. Siamo uomini di mondo, e va bene. Ma c'è un limite, quello della decenza intellettuale.
Interpello aziende per finanziare un progetto in cui la Socia e io crediamo moltissimo. Risposta: abbiamo deciso di sponsorizzare con una partecipazione a titolo gratuito.
Perfetto, ora vado all'Esselunga e alla cassa spiego che intendo acquistare la mia spesa, ma a titolo non oneroso. Poi da Hermes, per un'acquisizione temporanea. L'esproprio proletario lo faccio da Roger Vivier, anche se i miei piedi nelle loro scarpe non ci entreranno mai.
Il mio ex marito aveva ragione: bisogna rivedere il concetto di suffragio universale.

giovedì 16 settembre 2010

La sindrome di Csaba

E' pazzesco. Da quando ho MySky non perdo una puntata. E ora, in cucina, più che una criminale sembro una deficiente. Salo e pepo qualunque cosa con il macinino, imitandone la gestualità. Non preparo più l'insalata, la assemblo. E quando tiro fuori le cose dal frigo dico "ecco qua" e sorrido ad un pubblico inesistente.
Se domani sera non sto attenta, servendo il sushi all'Imprevedibile e alla Principessa, dirò pure bon appetit.
Abbattetemi.

Facebook/2

Ricevo un sacco di conferme di amicizia, solo il veterinario è latitante.
Mi scrive la mia compagna di banco delle elementari, congratulandosi per la foto sul profilo. Ne sono commossa, mi sentivo un'intrusa, tra le fanciulle del collegio, e questo complimento annulla retroattivamente il mio disagio infantile.
Guardo la sua, e dopo più di 30 anni le confesso che io i suoi ricci color miele, e i suoi denti candidi e la sua pelle ambrata li invidiavo tanto. E poi era l'unica più alta di me, essere l'ultima è una forma deviata di eccellenza, ma second best proprio non mi piace.
E soprattutto, aveva le tette e le mestruazioni mentre io, a 11 anni, giocavo con il Giovannino perchè il Cicciobello mi sembrava troppo avanzato tecnologicamente, con il ciuccio e il bibe e il pisello di plastica.
Ma tu pensa.

Non ci sono parole

Si è fatto tardi. Lascio a malincuore il PC, concentrata come sono, ma ho bisogno di bellezza e voglio comprarmi un fiore. Suona il citofono. L'Imprevedibile è arrivato, nascosto da un mazzo di fresie candide.
Stai uscendo? mi chiede.
No che non esco, dove lo trovo un sosia di Sean Connery che mi porta i fiori alle sette?
Te li ho fatti mandare, ma ho incrociato il fioraio davanti al portone, così li ho presi io.
Ah.
Via giacca e cravatta, si accende un sigaro di fuori. Lo seguo, e sfodera un pacchettino. Lo scarto e trovo un filo di cuoio con una mini-Wish e un osso d'argento.
Io su una sequenza del genere posso vivere di rendita fino alla vecchiaia. Niente cofana da Doris Day, da domani chiamatemi Sandra. Dee.

mercoledì 15 settembre 2010

Casalinga dentro

La Principessa mi ha già fatto notare che le parlo sempre di cibo, e ha ragione.
Non appena conferma il suo arrivo metto il burro ad ammorbidire, conto le uova residue per una crostata di benvenuto e decido di comprare dei fiori da metterle sul comodino.
Per tanto così mi faccio anche la cofana platinata. Come Doris Day.

Facebook

Lo uso poco e male, perché mi irrita.
Ma pur di non fare le cose che devo fare aggiorno la foto del profilo, creo due album fotografici sul mare e su Wish e poi, non paga, chiedo l'amicizia a due compagne delle elementari, un relatore, un ex fidanzato del liceo, una ex collega, il veterinario e pure la figlia di una mia amica.
Gli amici su Facebook sono come i parenti ai matrimoni: svelano le tue origini. Leggo rapidamente la mia storia attraverso facce che non vedo da più di vent'anni e mi ritrovo.
Devo smettere di farmi un bianchino prima di cena. Da domani solo tè freddo.

martedì 14 settembre 2010

Missing you

Se solo riuscissi a comunicare con mia madre, otterrei una diagnosi dopo due battute. Lo sai, amore, che sono gli ormoni.
E avrebbe pure ragione.
Domani quasi quasi mi compro del testosterone. Chissà come sto con i baffi.

Colpo di frusta

Niente da fare, per il benessere ci vuole talento.
Bastardi e puntuali, ci sono fili invisibili che mi strattonano quando mi allontano, sorrido una volta di troppo, accarezzo l'idea di tirare il fiato.
E' un attimo, e sono di nuovo in mezzo ai miei fantasmi. A settembre, poi.
Rivivo la mia passione banale e senza croce, mi rivedo sorridere convinta delle mie sorti magnifiche e progressive mentre mi imbarco sul Titanic, e poi con i piedi a filo della striscia gialla, la sera, sui binari della metropolitana.
Tante immagini di una me che non esiste più ma che mi è rimasta dentro con la sua storia. L'unica che riesce ancora, e sempre, a farmi piangere.

10+10=0

Tra un mese esatto, il 14 ottobre, il cerchio si chiude. E' iniziato tutto il 14 ottobre del 1990, tra Porto Venere e il Mincio, in uno scampolo d'estate inatteso come l'amore quando ti investe.
Il 14 ottobre 2000 è finito tutto, a Parigi, in una serata tiepida e dolcissima. Tra un mese l'andata e il ritorno avranno la stessa intensità, e si compenseranno in una definitiva elisione.
Sono stata sempre seduta sulla riva del fiume, e nell'acqua che scorre ho visto gorghi terrificanti e il riflesso di fiori e di nuvole.
Credo che lascerò il mio osservatorio e inizierò a camminare. Ho voglia di andare incontro al destino, basta aspettarlo. Perchè se sbaglia strada poi si fa tardi e viene buio.

Oggi orario continuato

Stanotte ho fatto le ore piccole e non sono riuscita ad alzarmi presto. Mi siedo al PC alle 10.00, quindi niente pausa pranzo, così imparo.
Ho in lista una serie di cose che mi intrigano abbastanza, e un paio che mi infastidiscono e basta. Se fossi saggia me le leverei subito dai piedi, invece decido di partire da quello che mi va di fare con un corredo di senso di colpa. E' quello il mio carburante, un gigantesco, totalizzante senso di colpa che mi fa sentire inadeguata anche quando sono la prima fan di me stessa.
E' buffo non capire bene per chi e per cosa lavori ma avere lo stesso un'agenda che assomiglia a quella di una persona con uno stipendio.

lunedì 13 settembre 2010

Zapping

Mentre faccio partire il lancio via mail del nuovo progetto con la socia tengo in sottofondo un film inutile, poi Csaba registrata, che consiglia di inviare un cartoncino alle amiche del cuore per invitarle al lunch del sabato e scodella dei sandwich aperti che ecco.
Faccio zapping sulla TV, tanto lo so che io la finale di Miss Italia non me la perdo, e sul mio Vaietto, controllando polvere e lacrime e rispondendo alla Principessa.
Poi coccolo via cavo l'Imprevedibile, che si interroga sull'accrocchio di futuri possibili dei suoi Gracchi. Vorrei avere tutte le risposte e mettergli le ali, invece mi sento un'ancora che lo incaglia. E invece di rimuginare sull'equilibrio fragilissimo della mia esistenza cerco di godermi questi momenti di pace. Il cambiamento incalza, e io ho deciso di non resistere, sia quello che sia.
E' evidente che questo stato di grazia non può durare, ma che bello esserci passata.

L'allegria

Ci sono giorni in cui sei di umore celestiale e non sai perché. E allora, che senso ha chiederselo? Mi godo la mia singolare allegria senza una ragione, lavoro come un soldatino, poi faccio la spesa con Wish al seguito. Sorrido a tutti, compresa la mia immagine nelle vetrine.
Sarò anche una Pollyanna de noantri, ma finchè sono immeritatamente sana, amata e in attesa di capire che ci faccio qua, quasi quasi io me la godo...

Pausa pranzo

La mia condizione ufficiale di telecommuter ad orario determinato mi impedisce di andare a fare la spesa all'ora di pranzo: rischio di sforare con gli orari. E allora ricotta, datterini e carasau in mensa con i colleghi. Wish si leccherà l'incarto della ricotta, i pennuti faranno onore alle briciole e io mi godrò i pomodori in esclusiva. Poi tutti alla macchinetta del caffè. Come nel mio spot preferito: http://www.youtube.com/watch?v=h5LR-IZbbc0.
Devo chiedere a Nube la gatta come se la cava con Excel.

Telelavoro

La mia teoria che i computer siano abitati da elfi dispettosi è sicuramente vera. Oggi, però, l'elfo residente nel mio nuovo Vaio ha deciso di essere collaborativo, e appena accendo mi propone una schermata intitolata "Work from home?" sciorinandomi una serie di consigli per evitare distrazioni e trasformare in opportunità il mio status di telecommuter.
Così decido che da oggi ho un orario in-flessibile. E' incredibile, ma questa autolimitazione mi dà una sferzata di efficienza. Non rendo al mattino? Non importa, l'orario è 9-13 e 14-18. Se necessario, salto il pranzo e faccio gli straordinari, altrimenti sono autorizzata ad una pausa di 60 minuti, non uno di più.
I miei colleghi sono una bovara bernese, un pettirosso e tre passeri. Se sono riuscita a lavorare con e per delle bestie, con gli animali farò faville.
Sono solo preoccupata per la latitanza del merlo, si vede che ha preso l'aspettativa.

domenica 12 settembre 2010

Che strada faccio?

Wish mi fa la posta, impaziente di uscire. E' tardi per lei. Le spiego che oggi dobbiamo darci da fare e mi chiedo dove potremmo andare. Al parco no, la domenica ci sono solo cani piccoli e stizzosi con padroni di conseguenza.
In galleria nenache, troppa gente. Porta Romana ha i marciapiedi stretti. Moscova non mi va, verso Garibaldi c'è sempre un po' di deteriorità milanese.
Penso ai sentieri di ghiaia che l'Imprevedibile ha previsto a Sutri, dove conosco ogni zolla e ogni odore, e mi viene il magone.
Poi mi vengono in mente i vicoletti intorno a Brera, dove non passano le macchine e possiamo anche togliere il guinzaglio, e decido che l'acciottolato della mia città va benissimo. Scarpe comode, telefonino e un soldino nel caso volessimo fare tappa da Grom per un gelato.
Si esce!

A cena da Petulia

Arrivo per cena emozionata e affamata come un dinosauro. Mi avvento sulle mie bolle italiane preferite perdendo qualunque freno razionale ed entro subito nella metadimensione del benessere.
La comunicazione diventa una sorta di buffet meraviglioso da cui prendere un assaggio di tutto e poi fare il bis di quello che ti è piaciuto di più. Apriamo mille discorsi con incisi a grappolo, io mangio come se fosse l'ultima volta. Salame, arrosto, patate al forno che mi fanno pensare alle madeleinettes (quelle di Proust, non quelle di Csaba).
Non resisto, inclino il piatto come faceva mia madre quando ero piccola, un filo di olio e poi intingo il pane fatto in casa come in una cerimonia rituale.
Farcisco di gelato le brioche con il tuppo, prima mi occupo del bordo cremoso schiacciando leggermente, poi attacco sistematica la brioche.
Sono lucida ma incantata, i fagotti hanno le mani più belle del mondo, accarezzo Nube la lince che gatteggia per casa, annuso il lievito madre, parlo, ascolto e sto bene.
A fine serata Petulia e l'upbdm (avercene!) scortano me, il mio cestino nuovo di zecca e il suo prezioso contenuto di pane e salame verso Karlotta.
Prendo la strada che mi piace di più, trovo parcheggio sotto casa, salgo e per le scale mi chiama l'Imprevedibile. Parliamo per più di un'ora, come due innamorati che devono ancora conoscersi e quando ci salutiamo parte la sessione di coccole con Wish sul divano.
Sigaretta della staffa, un bicchiere d'acqua fresca e uno sguardo all'ulivo illuminato. A volte la vita è meglio di un film.

La domenica

Decido che è un mio diritto e me la prendo. Attacco con la registrazione di Csaba. Per restare in tema scavo con attenzione una cavità, anzi una voragine che colmo di di panna montata nel mio muffin al cioccolato fondente. Succo di mela verde e una tazza di fortissio lungo, due sigarette e mi sento pronta per l'anarchia.
Wish mi guarda con il muso da cane al confino, dovendo smaltire la cena di ieri e il muffin di oggi penso che ci faremo una decina di chilometri a piedi, così poi lei dormirà tutto il giorno mentre io mi prendo l'ultimo sole.
Nel frigo ho datterini e ricotta, e nel mio cestino nuovo di zecca il pane di Petulia. Credo che una bruschetta sia doverosa.
E rendo grazie al fatto di essere donna, di trovarmi irresistibile e di avere un uomo che c'è sempre ma non è quasi mai tra i piedi.

martedì 7 settembre 2010

To do list

E' talmente lunga e sgradevole, che la faccio al contrario, scrivendo le cose già fatte per avere il sollievo di scriverle e barrarle contemporaneamente.
Poi decido di usare i post it, che attacco sul frigo divisi per categoria. E così, accanto alle deadline da cardiopalma - commercialista banca raccomandate badante medicine assicurazione medico idraulico - trovo compiti degni di Csaba, che profumano di more e di benessere. Crostata, picolit, marmellata: impasto, raffreddo e infiocchetto le cose da portare a chi ci invita a cena domenica sera.
E poi orchidee con un bel punto esclamativo, che significa cercare un coprivaso per quella, bellissima, che ci hanno regalato.
Così va meglio.

A casa

Rientriamo di sabato, sentendoci piuttosto cretini. Non potevamo scegliere una giornata peggiore, ci saranno le code, il traffico, gli incidenti, mi dice l'Imprevedibile. Ma non abbiamo alternative. Ci alziamo alle sei, e mentre lui ingegnerizza il carico dei bagagli sui sedili posteriori perché il baule è riservato a Wish, guardo questo posto in cui sono sempre felice con la malinconia dell'ultima volta. Tornerò presto, o forse no, ma i week end sono una cosa diversa.
In poco più di quattro ore, contro ogni previsione, siamo a casa, e ho un pomeriggio intero che mi aspetta. Facciamo a Milano le stesse cose che abbiamo fatto finora, ma è tutto in miniatura. E siamo felici lo stesso.