Ieri sera grigliata, per otto. Lascio decidere ai miei ospiti se mangiare dentro o fuori. In assenza di un plebiscito la maggioranza vince, quindi tutti di fuori. Vuol dire che almeno due staranno crepando di freddo, penso.
Dove ci sediamo, mi chiedono tutti. Dove volete, dico a voce sempre più bassa, avvertendo il peso della mia incapacità come regista di conversazioni.
Carne, radicchio, pannocchie e formaggio vengono pronti insieme, e piazzo i piatti in mano ai convitati che si mettono in fila in ordine di cottura: prima quelli che la carne la vogliono al sangue, poi la cottura media e poi il carbone. Sembra un self service.
Mi alzo in continuazione perché Fernando latita, interrompendo conversazioni che non riprendo perchè troppo ubriaca per ricordarle.
Quando tutti se ne vanno penso che sono stata bene, anzi mi sono proprio divertita. Mi guardo negli occhi che amo e quello che vedo mi piace. E pure tanto.
Se sono nata inadeguata non ha senso cercare di adeguarsi.
Io sono fatta così. Punto.
Sono uguale. Inadeguata per definizione. Ma tu no.
RispondiEliminaIo ragazze mi aggrego. Mi sento sempre una forchetta in un mondo di zuppe.
RispondiEliminaCalzino ciao! Doppio onore oggi per il mio blog! Me lo ha fatto Petulia ed è il regalo più bello e più utile che io abbia mai ricevuto. E le tue visite mi esaltano.
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