venerdì 31 dicembre 2010

2011


A tutti i nodi della mia rete auguro l'energia per arrivare dovunque senza affanno e una gomma magica per cancellare i pensieri carichi di pioggia.
A Petulia auguro una casa nuova che le assomigli, che accoglie, sorride, sorprende e non vede mai i difetti di chi ha di fronte.
A Calzino auguro di guardare la vita come guarda la sua terra e le sue amiche e l'amoredellasuavita, per trasformare il quotidiano in magia.
Alla Socia auguro di raccogliere i frutti della sua semina continua, l'incanto e il disincanto, le risate e la forza.
All'Amica Gemella auguro di essere sempre al centro del suo mondo, e delle soste meravigliose in quella corsa che è la sua vita.
Alla Principessa auguro di trovare uno specchio che le renda l'immagine di quello che è diventata, perchè capisca quanto è forte e bella e straordinaria.
Ai miei tre fratelli persi auguro che la vita li protegga come loro proteggono se stessi e i loro valori.
All'Innominabile auguro di continuare a navigare per mari calmi e in tempesta con la certezza che in porto mi troverà sempre ad aspettarlo.
Alla mia mamma auguro un destino più lieve, come la carezze che mi faceva da piccola e che mi hanno tenuto insieme quando ero a pezzi.
All'angelo di acciaio che è entrato quest'anno nella mia vita auguro che il destino le restituisca l'impegno, la forza e il sorriso che mette in tutto quello che fa.
E a me che ho imparato a perdonarmi auguro di continuare il mio cammino senza più voltarmi indietro.
Buon anno a tutte le donne che ogni giorno cercano la loro strada, agli uomini che le accompagnano, ai figli che hanno e a quelli che verranno.

giovedì 30 dicembre 2010

30 dicembre


Nina con il suo inconfondibile frullo di orecchie, Pongo che scodinzola mentre dorme, Wish che bofonchia davanti al camino acceso, io che cammino tra verde e azzurro, la Principessa che viene a pranzo, l'aperitivo preso in giardino, l'Innominabile che lavora al PC con la musica a palla, io che batto sui tasti seduta sulle scale, il buio che scende come una carezza, l'alternanza tra caldo e freddo da una stanza all'altra, il letto con il piumone, la zuppa fumante per cena, gli amici che verranno, quelli che stanno preparando tutto per domani, le bottiglie in fresco, la partita a burraco, i bilanci che sfumano e i propositi che si fanno avanti.
Ma quanto mi piace il 30 dicembre.

I wanna be a domestic goddess


Mi auguro che il lavoro mi riservi cose magnifiche e progressive per il 2011, lo giuro. Vorrei infatti essere così brava da riuscire a finanziarmi un futuro come angelo del focolare. Non che sia un'aspirazione, sia chiaro, è solo una comprovata, straordinaria e inaspettata fonte di benessere.
Mi lascio alle spalle abbozzi di business plan e piani editoriali, come pure il mio libro, la poltrona davanti al camino e la prospettiva di un bagno rovente e mi spiaggio in cucina come un tricheco sulla rena. Ho già prodotto una crostata e dei biscotti con la farina di mais, ma ora ho deciso di apprendere tutti i segreti del crem caramel e del tacchino al vapore in bagno di pepe che vengono preparati da mani esperte.
Basta con l'iperuranio, voglio vivere in un mondo di cose tangibili. E possibilmente commestibili.

martedì 28 dicembre 2010

Ora


Ci sono pensieri che ti si annidano sottopelle, e poi, semplicemente, esplodono. Come nel post di Petulia, quando dice che "la parola magica è ora". Sono arrivata da da un giorno, e da fuori la mia vita non è cambiata: una valigia troppo piccola per contenere tutto.
Sono io che cambio, ogni volta che vengo qui. E non mi importa se la giornata è troppo lunga o troppo corta, perchè è fatta di attimi, non di programmi. Vivo su un palco in attesa dei coprotagonisti, che sono i membri della mia strampalata, straordinaria, irripetibile famiglia d'adozione. Mi regalano frasi memorabili, dichiarazioni d'amore inconsapevoli, e poi cedono il passo ad altri accadimenti.
E io, che mi guardo da fuori, mi lascio andare a questa giostra di momenti perfetti, una fetta di pastiera in cucina, la spesa dal caramellaio, l'aperitivo con la Principessa, cacio e pepe nella trattoria dove Wish è benvenuta, il trasferimento in campagna, il camino acceso, e non penso mai a cosa viene dopo o a cosa c'era prima.
Vorrei che il mio presente fosse qui, tra la Città Eterna e le colline.

lunedì 27 dicembre 2010

Tranquilla, stai andando benissimo


Ci sono gesti così apparentemente normali che quando poi ci pensi ti vengono le vertigini. Come la Socia, che per tenermi compagnia nel viaggio da Milano a Roma non ha esitato a mollare marito e figlia e a differirne la partenza in modo che ci seguissero come angeli custodi per tutta la strada.
A parte lo sprezzo del pericolo, dico io, ma che magia c'è dietro una persona che potresti non aver mai conosciuto e che invece si siede accanto a te, ti intrattiene per sei ore, ti passa tocchi di carboidrato un secondo prima che tu ne avverta l'esigenza e ti fa pure i complimenti quando, con la fluidità del ballo di San Vito, riesci a superare un tir sulla Cisa? E io sono talmente istupidita che non trovo nemmeno le parole per ringraziarla.
Secondo me l'amicizia è come l'amore, ma senza complicazioni.

domenica 26 dicembre 2010

Tutte le strade portano a Roma


Alle 8:30 si lascia la capitale morale per trasferirsi in quella ufficiale. Wish nel bagagliaio, la Socia nell'inedita veste di navigatrice e io in quella, improbabilissima, di pilota, affronteremo le intemperie e la strada. Ma siamo tre donne, ciascuna a modo suo, e nonostante il torcibudella sono impaziente di affrontare questo viaggio. E se tutto va bene, un tocco di pizza bianca di Campo dei Fiori all'arrivo sarà la mia ricompensa.
E il Natale, per quanto malinconico e moltiplicatore di sensi di colpa, me lo lascio alle spalle, insieme alla pioggia, alla nebbia e al cielo grigio. In effetti, secondo il meteo, troverò direttamente la neve. Vabbè.

sabato 25 dicembre 2010

Una risata ci seppellirà


Meravigliosa epitome di un altro anno di paradossi, l'intervista a Barbara B., che rosseggia sulla copertina di Vanity della settimana di Natale. Fotoscioppata da Jessica Rabbit de' noantri e addolcita dal clima natalizio, la virgulta non risparmia nessuno: dalle aristochic che evita accuratamente (non basta essere nate bene, spesso non hanno un vero lavoro) alle lagne delle carfagne fino alla distinzione tra vita pubblica e privata dei politici. Chiama suo padre con nome e cognome, come già Stefania nei confronti di Craxi, e si dichiara impegnata a dare degli "input" (sic) per una più efficiente e innovativa gestione del Milan, squadra di famiglia.
E anche se la risposta è ovvia, io mi chiedo: perchè?

giovedì 23 dicembre 2010

Contraddizioni


Ma è mai possibile, mi chiedo. Mi sono avvilita cestinando virtualmente e immediatamente tutte le ultime svendite, dal cachemire ai miei stivali dei sogni passando per gli abitini e i cappottini. Mi sto pure autocensurando sui bicchieri dell'Esselunga, per i quali ho raccolto una quantità di punti abnorme, manco fossi una grande comunità, e oggi, miracolosamente giunta alla vigilia della Vigilia, non ho uno straccio di desiderio. Mi concentro, mi interrogo, mi faccio pure il saltafosso (dai, Giò, ma una scatolina di Tiffany? una Mini rossa fiammante? Il vestitino nero che hai provato e lasciato sulla gruccia in un empito di eroismo?), ma non c'è verso. Non c'è niente, niente di niente che vorrei sotto l'albero. Neanche l'albero, visto che non l'ho fatto.
Le soluzioni sono due. O sono un'anticonformista oppure ho raggiunto il nirvana e non me ne sono accorta.

mercoledì 22 dicembre 2010

Sospensione


Sento che sta per arrivare. E' il momento in cui depenni l'ultima voce della lista, fai il giro della casa, ti metti il cappotto, e come una Cappuccetto Rosso ogni anno più anacronistica imbracci il cestino con i regali (gli altri due o tremila colli li hai già blindati in auto tra una lacrima e un'imprecazione). Ti chiudi la porta alle spalle, e vai.
Amen.

These boots are made for walking


Sono tornati a casa in ottima salute, tutti quanti. Grazie al marito della Socia, che non lo so io dove l'abbia scovato, in pochi giorni e sotto Natale, questo ciabattino bravissimo, velocissimo e onestissimo, i miei stivali sono stati restituiti al loro splendore. Li guardo e li accarezzo, i miei stivali delle sette leghe, e spero che mi portino lontano.

martedì 21 dicembre 2010

Austerity


Me la ricordo, anche se ero una bambina, come una parola strana. Accompagnava le immagini in bianco e nero, all'inizio degli anni '70, di gente in bicicletta, addirittura a cavallo. Chiedevo ai miei cosa volesse dire. "Che non ci sono più soldini per la benzina, amore". "Ma per la Barbie ci sono?" "Certo, topina".
E adesso che le immagini sono a colori e gli schermi si sono moltiplicati, la vedo e la sento per strada, l'austerity. E mi riconcilia col Natale, quest'atmosfera meno volgare e concitata del solito, in cui le luminarie natalizie sembrano più belle mentre i salumieri del centro sono pieni ma solo di velleità.
Adesso è venuto il mio turno di trovare i soldini per la Barbie, che si è trasformata in un cestino pieno di regali colorati per chi è tornato bambino.

Cicala o formica


Ho fatto i conti e come al solito sono in modalità ascetico-astensionista. Mi colpevolizzo per tutti gli yogurt e l'insalata che ho fatto marcire (non mi piacciono, ma li compro per darmi un tono). Per i lamponi fuori stagione, per gli acquisti mestruali, per il saldo del prezzo giusto nella taglia sbagliata, per le scarpe mai messe, per i libri mai letti. E mentre mi scorrono davanti le immagini dei sacchetti pieni di cose inutili che hanno assottigliato il mio conto mi rendo conto che è un film bellissimo, in cui sorrido sempre. E i miei cuissard neri che mi fanno sentire il gatto con gli stivali, i mazzi di fiori che mi hanno tenuto compagnia, il sorriso di chi ha ricevuto un mio regalo, il vestito di pizzo che ciondola nell'armadio, gli orecchini grandi come pneumatici non sono più inutili, ma preziosi. I soldi non servono a nulla, se non li spendi.
E quando saranno finiti, mi inventerò qualcosa.

domenica 19 dicembre 2010

Cambio lavoro


Dopo attenta riflessione ho deciso: farò la feudataria. Fonderò una monocrazia democratica, in cui io decido e gli altri eseguono, però lo fanno volentieri. La mia vita sarà più semplice, ad esempio non dovrò più cercare le chiavi perché avrò un ponte levatoio. Poi batterò moneta, risolvendo una volta per tutte le crisi di liquidità. Avrò anche un amministratore, efficiente ma inutile, perchè sarò esentata dal pagamento di tasse, assicurazioni e altre amenità. E soprattutto, abolirò le feste comandate, il traffico, la burocrazia e il lunedì.
Da domani chiamatemi Granduchessa.

Hollywood Party


Il lusso di godersi un film di cui hai sempre sentito parlare ma che non hai mai visto e identificarsi con il protagonista. Un Inadeguato di mestiere, se esiste domani mi iscrivo all'albo. Magari, facendo l'Inadeguata, avrò una pensione adeguata, non si sa mai.

La voglia


Oggi per una zuppa inglese potrei anche valutare la violazione di proprietà, il furto con scasso, l'abigeato e il millantato credito. Al limite la cessione di un organo, ma solo se ne ho uno di ricambio.
Con una coppa di bolle ghiacciate rosè, in tinta. E no, non sono depressa. Solo golosa, come Ciacco.

Contaminatio


Vado a letto talmente tardi che è quasi presto. Mi svegliano tre messaggi in sequenza che annunciano l'arrivo sul display della faccetta vispa di Nano, il cagnino adottato dalla Principessa. Raggiungo pile di carte bastarde, pronta a concentrarmi sul lavoro di oggi, ma la mail mi richiama altrove. I numeri prigionieri delle celle di excel si alternano a parole in libertà, e dal bilancio annuale mi trasferisco a quello esistenziale.
Finalmente un risultato con il più davanti.

sabato 18 dicembre 2010

Polisemiche contraddizioni


Viviamo nell'era digitale, termine che indica tutto ciò che viene rappresentato attraverso i numeri. In pratica, la base delle nostre protesi tecnologiche. Il termine deriva dall'inglese digit, cifra, che deriva a sua volta dal latino digitus, cioè dito. Quindi per definire i bit, che sono intangibili fino a prova contraria, usiamo una parola che indica l'organo tattile per antonomasia, cioè il dito.
Strana razza la nostra.

Vivere e fare


Mi sembra che il tempo scorra più veloce, ultimamente. Era mattina, poco fa, e già il pomeriggio incombe. Mi chiedo com'è possibile, cosa ho fatto. Visualizzo le mie azioni, trasformandole in unità di tempo, e c'è un surplus che non mi spiego. Poi mi rendo conto che per vivere di tempo ce ne vuole tantissimo. Che lusso, che snobismo. Che hai fatto questa mattina? Io ero impegnata a vivere, e tu?

venerdì 17 dicembre 2010

Incontri sotto la neve


Inizio alle 9:00 in pasticceria con una brioche inondata di crema tra le mani e la mia amica gemella di fronte. Una vita che non ci vediamo, ma parliamo come se ci fossimo lasciate la sera prima, aprendo discorsi che restano lì, come caffè sospesi in attesa di qualcuno che li beva. Incrocio Petulia quasi per caso, e parliamo come se fossimo colleghe, noi che ci sentiamo poco e ci vediamo meno, aggiornate sui rispettivi programmi e pensieri dai nostri blog. Riprendo il tour e mi imbatto in un relatore diventato amico, che al volo mi propone un incarico. Incontro il professore del secondo piano, con cordiale scambio di auguri, poi due chiacchiere col farmacista e infine un saluto dal fioraio esilarato dalle circonvoluzioni di Wish nella neve.
Quanto amo la mia città quando si comporta come un paese.

Riconciliazione


Ci cammino in lungo e in largo, per questa città che come il Paese in cui è incastonata sta scivolando sempre di più ai margini. Ma sotto questa neve che sembra di polistirolo, con Wish che si slancia al galoppo entusiasta, l'illusione è perfetta. Le vetrine, quest'anno, sono più modeste, come gli sguardi dei passanti a mani vuote. E cammino e cammino, innamorata di questo clima di austerity che rimanda ai fondamentali. E quando mi imbatto nel tram pieno di lucine che porta gli auguri del Comune ai suoi cittadini, mi sento milanese dalla testa ai piedi, e orgogliosa di esserlo.

Sarà vero?


Quest'anno i regali di Natale non li faccio, è deciso. Poi, di fronte alla mamma, la mia incrollabile volontà assume la consistenza del mascarpone. L'ho abituata ad un cesto pieno di pacchettini da scartare la mattina di Natale, ma l'anno scorso era talmente curiosa che li ha aperti la notte della Vigilia. Piccole cose, dolci, saponi, candele e sciarpine, nulla di più. Mi rendo conto che se lo aspetta anche quest'anno, e mi aggiro per casa sua alla ricerca di un'ispirazione. Nel gioco del celo celo manca è tutto un celo. Profumo, crema, saponi, cioccolatini, libri, dolcetti, sciarpine, pashmine, cosine. Non so cosa mettere nel cestino di babbo Natale, ma all'improvviso mi rendo conto che, per quanto offuscato, per lei è Natale tutto l'anno.
Forse, a modo mio, sono una figlia decente.

giovedì 16 dicembre 2010

Monogamia


Sento la mia amica gemella, che con le sue sintesi mirabili mi aggiorna sullo stato affettivo di una serie di coppie. Tutti tradiscono tutti, conclude lapidaria. Quando mi sfugge la ratio di un comportamento umano cerco conforto nell'equivalente animale, e da Wikipedia apprendo che "le specie di animali più noti per essere di tipo monogamo sono: i pinguini, il lupo, l'orso, lo sciacallo, il panda, la rondine, il tasso, il gerbillo, il falco, l'aquila, la sula e il cavalluccio marino".
L'ho sempre saputo, che la mia fedeltà non è una scelta etica o razionale. Semplicemente, sono monogama per DNA, cone la sula, che manco sapevo che esistesse e invece sono io ma con le ali.
Altro che lettera scarlatta, devo assolutamente comprarmi delle scarpe azzurre.

Se fossi saggia


Mi chiama l'ottico: i miei occhiali da sole sono stati restituiti al loro prisco splendore. Mi fa talmente orrore quello che sto facendo, cioè dei conti che non tornano, che accolgo la notizia come scusa per mollare il colpo, e decido che il ritiro riveste carattere d'urgenza. Già che ci sono potrei farmi un bell'esame della vista o di quello che ne rimane, mi dico. Non se ne parla neanche, mi rispondo. A costo di trasformare Wish in un cane da guida, gli occhiali no.
Piuttosto mi compro degli audiolibri.

Velleità immobiliari


Me ne accorgo per caso, andando a vedere se le orchidee hanno fatto il loro dovere. Sono incintissime, penso soddisfatta, e poi mi guardo intorno. Sono nel mio ex ambiente polifunzionale, ovvero la sala da pranzo/ufficio/stazione ornitologica, e quasi non la riconosco. Saranno due settimane che non ci metto piede, cioè da quando mi sono trasferita armi e bagagli sul divano. L'Innominabile è quasi sempre via e quando viene siamo sempre risucchiati da qualche menata natalizia, e da sola mangio sul divano. Mi rendo conto che vivere in un plurilocale è una figata, ma non mi serve. Il mio spazio vitale è di pochissimi metri quadri, mi basta un piano d'appoggio per il PC, uno per le chiappe e uno per Wish.
Confortata, penso che se mi comprerò una casa 18 metri quadri possono bastare. Cercasi cuccia con servizi e angolo cottura. Astenersi agenzie.

mercoledì 15 dicembre 2010

Letto, vasca, doccia, Wish


Cerco di combattere il malessere emotivo con il benessere fisico. Vivo tra letto, doccia e vasca, e ho trasferito il mio quartier generale sul divano, dove mi sono allestita una cuccia con PC, sigarette, acqua e altri generi di conforto che variano durante il giorno. Sono scomodissima, ma i cuscini non li mollo, senza contare che lavorare su Excel con Wish che mi tiene a braccetto migliora la mia consapevolezza neuromotoria. Adesso devo solo convincerla a entrare con me nella vasca, e poi posso anche rinascere.

martedì 14 dicembre 2010

Desiderio, lezione 1


Scriveva Beppe Severgnini, molti Natali fa, che sotto l'albero avrebbe voluto ritrovare la capacità di desiderare. Lo scriveva durante il canto del cigno del consumismo, nato all'ombra dell'edonismo reaganiano e tenuto in vita dalla finanza drogata delle dot.com. Mi rendo conto che anche oggi, nonostante il contesto economico da guerra dei poveri, se anche potessi scrivere a Babbo Natale non avrei niente da dirgli. Poi leggo il post di Petulia che nomina il mio sogno proibito dell'infanzia, il Dolce Forno, e ritrovo la pienezza del desiderio, quello insoddisfatto che ti accompagna tutta la vita. Decido che da oggi mi esercito a desiderare follemente qualcosa, e se non l'avrò tanto meglio. Parto da questo anello, trovato sui siti di moda che consulto con velleità sociologiche, e domani chissà.

lunedì 13 dicembre 2010

No way


Volevo sentirmi leggera, dicevo. Camminare scalza. Invece torno a casa sentendomi in ceppi e con un menhir sulle spalle. Un groppo in gola e un'irresistibile voglia di cedere.
Tanto per vedere l'effetto che fa.

Ed è solo lunedì


Oggi mi gioco il tutto per tutto. Questo sole così bello mi fa venire voglia di stare bene. Di camminare scalza, di viaggiare leggera. Se qualcuno ha intenzione di ostacolare il mio cammino avrà pane per i suoi denti.
Attenzione.

Come i bambini/2


Non portatemi nulla, dice a tutte invitandoci all'aperitivo. E siccome nulla è più stimolante di un divieto viene sommersa da pacchettini, sacchettini, pensierini e affini. E io, che sono completamente disinteressata al contenuto, vorrei rubare tutte le confezioni, i sacchetti, i nastri e le carte e giocarci di nascosto. Come da piccola, quando il gioco più bello era lo scatolone che lo conteneva.
Al contrasto tra forma e sostanza o tra realtà e desiderio che questa mia inclinazione suggerisce non ci voglio nemmeno pensare.
Sono solo una feticista del packaging. E allora?

domenica 12 dicembre 2010

Stella stellina


Il mio astensionismo è granitico: quest'anno niente regali. Di farne non se ne parla proprio. Dovessi riceverne giuro che non li ricambio. Poi passo davanti al bastardissimo negozio di fiori aperto sette giorni su sette, e mi perdo davanti a una parete di stelle di Natale. Quelle chiare che piacciono tanto alla mia mamma mi guardano con insistenza, e cedo immediatamente. Ne prendo una media ma con manie di grandezza, da mettere in modo che le tenga compagnia. Poi ne prendo una piccola da mettere nella mia vecchia stanza, che adesso è il quartier generale del suo angelo custode, così tutte e due avranno la loro buona stella.
Abbattetemi.

Come i bambini/1


La mia giornata è fatta di domande. Me ne faccio in continuazione, sotto la doccia, in macchina, per strada e anche in ascensore. E come le domande dei bambini, quando ti chiedono perchè si muore o dove abita Dio, restano inevase anche queste file di punti interrogativi che mi affollano la testa e mi arricciano i pensieri.

La mia macchina


E' una Ka grigia come ce ne sono tante, ma la riconosco dai bozzi. Siamo inseparabili da dieci anni, oramai. Le ho anche dato un nome perchè quando l'ho comprata mi sentivo molto sola e dire "vengo con Karlotta" suonava bene. Adesso vado a prenderla dove l'ho lasciata giovedì perchè ero troppo ubriaca per guidarla e avevo voglia di camminare nella notte.
A proposito, dove l'ho messa? Speriamo che Wish la trovi.

Pizzo e lana


Apprendo che Scott Schuman, il blogger che si è inventato The Sartorialist, sta con il suo equivalente francese e in gonnella. Lei si chiama Garance Doré, e per non essere da meno si è aperta un blog eponimo, che mi sembra una bella manifestazione di autostima. Odio le vetrine ma adoro guardare come si veste la gente cercando di capire come mai in un mondo individualista si addobbino tutti allo stesso modo, e mi avventuro. Il sito mi irrita, dispersivo e farraginoso, ma trovo un'immagine, questa, che sa di domenica mattina, di complicità, di donna che si piace.
E mi fa venire voglia di essere così, domani.

La voglia


Una scatolina verde pistacchio di Ladurée piena di macarons da gustare a occhi chiusi. Da spandere sul palato. Da sciogliere in bocca. E quando sono finiti mi sniffo la scatola, che poi conservo per metterci tutte le chiavette USB con dentro la mia storia.
Che bello, un desiderio realizzabile.

sabato 11 dicembre 2010

Bastava così poco


Ancora non sono uscita, eppure questa giornata tersa come l'inverno con una luce che sa d'estate me la sto godendo lo stesso. Al telefono, con lo schermo davanti. Tra poco arriva Anna, una giovanissima ex collega, con una brutta storia da raccontare. Mi trascino sotto la doccia, dove rimango a lungo ed esco color aragosta. E miracolosamente questo fiume d'acqua e vapore si porta via i detriti fatti di brutti pensieri, nausee e paure. Non sono purificata, ma il mio ego si è tonificato.
Devo ricordarmi di lavarmi prima, nel week end.

Il Natale colpisce ancora


Non c'è verso. Arriva tra due settimane, e l'unico modo per sfuggirgli è il bunker di Wikileaks. La gente inizia a salutarti dicendo auguri. Ci sono gli aperitivi, le cene, i brindisi tra e con estranei. I passanti carichi di sacchetti. Il traffico. Le scadenze. Il nervosismo e la malinconia. Ripercorro i miei, di Natali, e mi viene voglia di partire per il Serengeti con un biglietto di sola andata.
Non c'è niente di più implacabile di un luogo comune, e io, che verso sant'Ambrogio inizio a ringhiare e a Santa Lucia già mordo, vorrei solo essere una vestale di queste feste, un'interprete della più bieca iconografia natalizia che invece sfuggo per mancanza di materia prima. Vorrei una casa piena di luci, una famiglia piena di membri, un albero pieno di palle con una storia. Vorrei scegliere il menu confrontando Sale & Pepe, La Cucina Italiana e il Cucchiaio d'Argento. Vorrei accendere candele, appendere ghirlande, nascondere i regali e impacchettarli di nascosto. E soprattutto vorrei un presepe dove mettere Gesù bambino la Vigilia, a mezzanotte.
E invece.

Sole, autunno, Milano


Mi sveglio tardissimo e mi sento la febbre, ma non trovando il termometro non lo saprò mai. Sotto questo sole d'autunno la mia città è un sogno, che si sostituisce a quelli fatti stanotte. Sono svuotata da questo sonno lungo e malarico, e vago per casa come un'astronauta sulla Luna. Ho ancora almeno tre ore di luce piena, e decido di sfruttarle. Non ho fondi per lo shopping, ma un'occhiata ai cortili antichi di Milano Wish e io ce la possiamo ancora permettere.
E una sigaretta fumata tra un albero secolare e Wish che corre tra le foglie secche non me la toglie nessuno.

giovedì 9 dicembre 2010

Tempo di bilanci


Oggi sono tutti negativi. Adesso rifaccio i conti, magari ho dimenticato qualcosa. Se qualcuno ha un foglio di excel che mette il più in automatico si faccia avanti.

mercoledì 8 dicembre 2010

Non ne ho voglia


Un giorno di viaggio. Uno per eliminare l'adrenalina, uno per stupirsi. E quando ti riconcili con l'idea che la vita può anche essere il film che avresti scritto tu, inciampi a tradimento nella valigia che ti ricorda che è ora di tornare.
E io che desidero la stabilità al punto che inchioderei anche il divano al pavimento devo sempre andare altrove. Che due palle, però.

martedì 7 dicembre 2010

I cani che lavorano


Non li vedo ma li sento. Sono ai bordi del campo, che confina con la strada sterrata, a discutere con i custodi del gregge. Pongo e Nina non si scompongono, ci sono abituati. Wish invece, nata in campagna ma cresciuta in città, si trasforma, e la bovara che c'è in lei prende il sopravvento. Frustrata per l'impossibilità di gestire le pecore si mette ad abbaiare, cosa che non fa quasi mai, avvisandomi della tentata intrusione. Sette cani: quattro maremmani, di cui due ancora cuccioli, che proteggono un gregge, e i miei tre che proteggono un territorio.
Cani in servizio permanente effettivo, perché quando non esercitano il loro istintivo talento sono comunque impegnati ad amare.

lunedì 6 dicembre 2010

I buoni propositi


Tra l'umore svagato, il tempo da lupi e la sensazione di essere finita in una bolla di sapone provo a lavorare, e controllando la mail scopro che il nostro peggior cliente non solo ci ha confermato l'incarico per l'anno a venire, ma lo dà pure per scontato. Esilarata, lo comunico alla Socia persa tra le nevi, che reagisce con altrettanta ilarità. Ci aspetta un 2011 inquietante, ma abbiamo già slogan e testimonial: quest'anno non mollo.
Come se fosse una novità, poi.




Il raccolto


Anche il tempo, come me, è perplesso. Non si decide nè a piovere nè a nevicare, e nell'indecisione tira solo un gran vento. Sono ancora tarata sulla coda d'estate, quando sono venuta l'ultima volta, e resto delusa. Le castagne sono andate, e anche per i cachi è troppo tardi. Mi aggiro col mio cestino come uno spaventapasseri in cerca di un albero. Mi imbatto nel melograno, che ha perso tutte le foglie scoprendo i suoi frutti. Eccolo qui il mio bottino, che sgrano senza fatica. E questi chicchi tenaci che maturano in autunno hanno lo splendore dell'estate ma sanno già di inverno.
Li mischio a pere mature, mandarini e noci, per celebrare l'arrivo della Principessa.

Paese che vai


Tutte le cucine si assomigliano eppure tutti i sapori sono unici, perchè si impregnano di noi, dei nostri riti e dei nostri ricordi. Anche recenti, come i maritozzi che aspetto di mangiare al mattino quando vengo qui. Che già andarli a prendere attraversando la piazza del paese è una piccola festa. Poi li annuso, e sanno di uova, di lievito e di sveglia con comodo. Li apro in due, li riempio di panna ed eccolo, il Paradiso in terra.
Quanto sono grandi le cose che ci sembrano piccole.

sabato 4 dicembre 2010

Dimenticavo


Sono talmente stordita che ho sbagliato data, e per una volta sono arrivata troppo presto. Il 5 è domani, ma nel frattempo, a furia di condivisioni incrociate su facebook, c'è chi pensa che questa bambina meravigliosa sia mia e che Wish sia sua. Tutto sbagliato.
Avrei dovuto dirlo, che fonde il carattere indomito della sua mamma, che è la mia amica gemella, con i lineamenti perfetti del suo papà, il primo dei miei fratelli elettivi, per chiarire che questo è solo uno dei tanti modi per dire buon compleanno alla mia figlioccia. Clarice, che la sua prima notte a questo mondo l'ha passata con la sua mamma e con me, incantata dai suoi pugnetti di seta e subito innamorata del suo sorriso.
Auguri, cucciola. Continua a sorridere.

venerdì 3 dicembre 2010

5 dicembre 2000


Dieci anni, compie. Un sorriso, una fossetta e una testa di capelli scuri. E' arrivata e io, estromessa dalla mia vita precedente e in cerca di un senso, ho ricominciato a respirare ascoltando il suo battito veloce di neonata, tarando istintivamente le tappe della mia rinascita su quelle della sua crescita. I primi passi, le prime parole, la bicicletta, il costume per Carnevale. L'ho vista ballare, giocare con i miei cani, l'ho ascoltata e coccolata, questa cucciola profumata di sapone che va sott'acqua, ha la sua pagina su facebook, scrive e disegna pensieri da grande.
E penso che da lontano siamo cresciute insieme, una bambina con le idee chiare e un'adulta piena di domande.

Braccia rubate all'agricoltura


Sono le mie, stanche inutilmente e per non aver fatto nulla. Ripercorro la mia giornata mentre mi costringo a uscire con Wish, e mi vergogno. Non ho fatto altro che rimuginare e discutere pensieri negativi, senza mai riuscire a metabolizzarli. Mi schiacciano, grevi e immateriali, facendomi desiderare una stanchezza fisica. Vorrei sentirmi così dopo aver spazzato le foglie d'autunno. Vorrei aver accatastato la legna, spazzato il camino, sistemato gli infissi, raccolto i cachi, nutrito le bestie, strigliato il cavallo.
Vorrei essere sfatta di atomi spostati, non di bit impazziti.

giovedì 2 dicembre 2010

Le vite degli altri


Alcune te le raccontano, altre le condividi, di alcune sei testimone. Poi ci sono quelle inventate, che costruisci guardando gli altri. Incrociati per strada, intuiti dietro una finestra, in coda con te al supermercato. E mescoli proiezioni e supposizioni, disegnando orbite di passato e futuro intorno a interpreti inconsapevoli delle tue speranze e delle tue paure.

La spesa


Ho un rapporto di amore/odio con il supermercato. Da un lato, l'unico shopping che mi è rimasto, dall'altro un incubo che si rinnova ogni settimana. Cerco di ricordare esigenze e preferenze di tutti dimenticando le mie, che prima o poi mi farò gli spaghetti con il Pedigree di Wish. Da quando c'è l'angelo di acciaio, però, la spesa è diventata una festa. Andiamo all'Esselunga di Via Solari, quella su due piani con i carrelli grandi, e sembriamo due bambine in un negozio di giochi. Piccoli grandi lussi che mi riportano alle parole di Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, al convegno di ieri. Il cibo è sacro, dice. E' valore, storia, vita. E ha ragione.
In un mondo che ha abbandonato i riti di passaggio, ha ceduto il bipolarismo tra bene e male a favore di un multipolarismo che ci esalta come individui ma ci disorienta come umani, la spesa diventa una cerimonia. Officiata da me, che riesco ancora a nutrire chi amo.

mercoledì 1 dicembre 2010

Sciopero generale


Che tentazione, svegliarsi e decidere se il mondo ti merita oppure no. E nel secondo caso, indire uno sciopero generale personale. Piove ancora? Resto a letto, governo ladro. C'è il sole ma la volgarità tiene banco? Esco con Wish. Ancora mancanza di rispetto? Non sono reperibile, provate più tardi. O magari l'anno prossimo, come sento che si inizia a dire.
Diceva Renan che la nazione si basa sul plebiscito di ogni giorno. E allora, perchè non ricostruirla con l'esercizio quotidiano del rifiuto?

Woman power


Lo dice anche il Professor Nordstrom, accademico e pensatore di professione. Parlando delle macrotendenze per i prossimi 60 anni, prefigura una società basata sulla crescente influenza delle donne. Perché studiano di più, gestiscono oculatamente il rischio, evitano colpi di testa su base testosteronica, sono analitiche, istintivamente imprenditoriali e affrontano con successo il multitasking. Quando afferma che se al posto dei Lehman Brothers ci fossero state le Lehman Sisters la storia avrebbe preso un'altra piega, è applauso a scena aperta.
A quanto pare, stiamo scivolando verso un mondo di api e di fuchi. Ma quanto ci vorrà per un mondo alla pari?