lunedì 31 gennaio 2011

Felicità e il suo contrario


Il benessere di un presagio d'estate nel bicchiere appannato da uno Chardonnay ghiacciato, di una pizza disseminata di capperi salati, di una coppa di fragole col gelato al pistacchio più buono del mondo. E poi un cono di biscotto inondato di panna e cannella, e una fetta di crostata fatta da te.
E poi l'altra faccia, nelle sfilacciature di una comunicazione che sembra una linea tratteggiata, come quella che consente il sorpasso.
E il cuore stretto, che perde un battito.

Casalinga con gli stivali


Ho una sinistra tendenza al perfezionismo, che mi porta a considerare le faccende domestiche un'occasione di redenzione. Non riesco a sistemare una stanza, devo ribaltarla, razionalizzarla, disinfettarla ed eliminare tutto il superfluo. Quando assomiglia ad una sala operatoria mi reputo moderatamente soddisfatta, ma al primo ciuffo di peli di Wish che si assesta sul pavimento avverto tutto il peso di un lavoro fatto per essere sistematicamente distrutto. Così, dopo una prima settimana di traslochi interni, alterno grandi pulizie con riordini virtuosi. Per evitare di ricadere in tentazione prima di agire mi lavo e mi vesto di tutto punto, così da essere costretta a evitare lavori troppo impegnativi, e vago come una falena da una stanza all'altra. Faccio un letto, ripiego un asciugamano, stendo un bucato, svuoto un cestino, e in un'ora la casa è vivibile, e io sono pronta a lavorare.
E mi guardo da fuori, metà casalinga e metà professionista, con il PC acceso e lo straccio in mano.

Le faccende di casa


Da quando sono senza un aiuto in casa ho deciso che posso e voglio fare da sola. E infatti ci riesco, spolverando superfici e rispolverando trucchetti che non esercitavo da tempo. Ho inoltre deciso di improntare la gestione domestica ad una ferrea sostenibilità, che prevede l'utilizzo degli elettrodomestici in fasce orarie ben precise e la riduzione di detergenti e rifiuti, che calcolando le tre latte da 1200 grammi che Wish spazzola ogni due giorni è un'impresa votata all'insuccesso. Del resto, non posso spingermi ad allevare suini in poggiolo.
Alcuni compiti mi danno molta soddisfazione, altri li ho ottimizzati con la pratica, ma resta un quesito irrisolto: il copripiumone. Stirarlo è una menata, ma cambiarlo è un'impresa titanica. Ci ho provato fissando gli angoli con spille da kilt, prendendolo in diagonale, a pugni, a calci, saltandoci sopra, sbattendolo furiosamente, ma l'effetto della pubblicità lo raggiungo solo dopo due/tre giorni di utilizzo. Ogni volta penso che tornerò al letto classico, a strati: lenzuolo, coperta/e, copriletto. Poi, quando la mattina rifaccio il letto in meno di un minuto, benedico chi l'ha inventato.
Solo una domanda: aperto su tre lati no, eh?

sabato 29 gennaio 2011

La semina


Sono industriosa come un'ape, oggi, sullo sfondo di una giornata indolente e lattiginosa. Ma ho buttato un seme e sento sta attecchendo. Ci vorrà molto, per il mio raccolto, ma non vedo l'ora. Perchè grande o piccolo che sia, è tutto per me.

venerdì 28 gennaio 2011

Stabilità cercasi


Altro che saldi, oggi voglio solo colla, chiodi e martello. Volino i pensieri, decollino i progetti, ma io voglio saldarmi al pavimento, avvinghiarmi al muro, armare il cemento.
Perchè se poi inizio a vacillare anch'io qui si mette male.

giovedì 27 gennaio 2011

La legge di Archimede


Il karma è il karma, e non si sfugge. Il mio si ripropone costantemente su base dieci con una simpatica gita negli abissi. C'è però una differenza sostanziale, dopo la prima volta: alla paura si sostituisce una certa curiosità che sconfina nell'impazienza. Dopo che sei sopravvissuta una, due, tre volte, e anzi sei rinata, e le tue cicatrici le esibisci anche con un discreto orgoglio, non vedi l'ora di sapere come andrà a finire il prossimo round. E così, man mano che precipiti aspetti solo di toccare il fondo con le dita, sensazione che precede il contraccolpo sul tallone, e continui a precipitare ma in direzione opposta. Compensi, tendi i muscoli del collo, apri gli occhi e prepari i polmoni all'incontro abrasivo con l'ossigeno. Come il primo respiro della tua vita, solo che stavolta non piangi, ma ridi.
E sei di nuovo pronta a viaggiare leggera.

27 gennaio 2010, ore 10:00


E così è deciso. Alle dieci la Socia e io ci presentiamo al cospetto del notaio, e con Wish in veste di compunta testimone mettiamo un sigillo sulla busta che contiene sogni da custodire e progetti da realizzare. E poi a festeggiare, io, lei e una bottiglia di Cristal.
Finalmente, un'avventura in due.

Déjà vu


La Principessa è tornata. Intabarrata come Totò e Peppino che sbarcano a Milano, solo il colbacco le manca. Accompagna me e Wish ai giardini poi lei va a insegnare al Politecnico e io a scrivere la presentazione della società che nasce domani. Ci incrociamo la sera, quando le preparo risotto agli asparagi, focaccia abbrustolita col crudo e lamponi con la panna. Beviamo Cervaro ghiacciato, mentre lei sfoglia Ultra Cafonal. Ridiamo intristite sui primi piani di questo paese strappone, giochiamo a burraco, parliamo di noi e di uomini e di futuri possibili.
E guardandoci da fuori mentre scriviamo le stesse cose sui nostri blog siamo proprio carine noi due, e ci assomigliamo pure un po'.

mercoledì 26 gennaio 2011

Sospensione notturna


Ceniamo a casa di amici, e stiamo bene. Torniamo a casa storti, io sbaglio gli accenti, tronco le parole e non centro la toppa. Wish mi travolge, l'Innominabile si aggira nei miei pressi, poi scompaiono entrambi e io sono meravigliosamente sola, nella notte della mia città, tersa complice e provvisoria come me.
E mentre gli altri sognano dormendo io percorro i miei sogni ad occhi aperti.

Punti di vista


Non amo la colazione a letto, che considero sinonimo di convalescenze e influenze infantili, ospedalizzazioni e stati di minorità. L'Innominabile, invece, l'adora, e mi piace preparare il vassoio la sera e presentargli certezze e sorprese al mattino. Così, mentre lui si divide tra Ipad, yogurt e cereali, io mi abbandono incensurata a waffle panna e fragole, mi fiondo sulla crostata o cedo al panettone tardivo con la Nutella. Ma sei pazza, ma fattela portare tu, chi sei, l'ultima geisha, si stupiscono alcune amiche. Sbagliato: sono una single in coppia, e se sembro la schiava Isaura l'importante è che non lo sia. E' la volontà che mi anima, non un rapporto di forza che mi costringe.
E poi, da quando ho scoperto che non sono sola, lo faccio ancora più volentieri.

martedì 25 gennaio 2011

Cicli e ricicli


Lo sento già, l'odore delle muffe che incombe. La cantina si avvicina, di nuovo. Le pupille che si adattano al buio, pronte a riprendere la vita strisciante dei topi. Tutto possiamo fare, tranne sfuggire al nostro destino.
Devo solo controllare se la mia torcia funziona ancora, domani.

Approvvigionamenti


Ogni cambiamento di lavoro o ufficio della mia vita è stato accompagnato dalla cerimonia della cancelleria, manco fossi una che per campare fa collage. La pinzatrice, i punti metallici, le graffette piccole, medie e grandi. Penne, matite, evidenziatori, blocchi, faldoni e cartelline trasparenti. Ogni cosa con il suo odore e il suo spessore, che sapeva di nuovo, di progetti da inventare, di quaderno Pigna il primo giorno di scuola.
Oggi che l'ufficio è tutto nel PC e si lavora in modalità paperless questa cerimonia non ha più senso. Per la società che nasce giovedì ci bastano i nostri neuroni e qualche elaboratore di bit, ma una visita in cartoleria non è contemplata. Però io un barattolo di coccoina con il pennellino me lo compro lo stesso, tanto per incollare le idee e ritrovarle quando mi servono.

Mala tempora currunt


L'importante è avere un rifugio, e io ce l'ho e porta il mio nome. E poi, che senso ha la bonaccia se non hai conosciuto il mare in tempesta? Voglio sentirmi il sale sulla faccia e nuotare controcorrente, grattarmi la carne sugli scogli e ritrovare l'equilibrio della gravità.
Amen.

domenica 23 gennaio 2011

Bianco e azzurro


Bianca di neve, doveva essere questa giornata, che invece è bianca di luce, e di azzurro inatteso. Mi spiazza e mi accarezza, questo sole convinto che sia già primavera, e balliamo insieme, sempre più numerosi. Wish, e i miei pensieri oscuri che si rischiarano, e i miei progetti e le immagini contrastanti di giorni e di notti che appartengono solo a me.
Un corteo scalzo e silenzioso che cammina senza curarsi della meta.

sabato 22 gennaio 2011

La forza dell'abitudine


Io spero solo di vivere abbastanza per vedere i risultati della ricerca sulle dinamiche cerebrali che condizionano la nostra vita. In quale elica del DNA, in quale recesso dell'area del Broca, in quale ansa dell'ipotalamo si formano le abitudini? Esiste un modo per sconfiggere questo determinismo biologico? Perché in una casa, quella di mia madre, che per quanto piccola offre una stanza tutta per me, due tavoli, un divano e diverse opzioni di seduta per normodotati io finisco sempre in cucina, rannicchiata contro il calorifero, a tu per tu con la lavapiatti e tra la pattumiera e lo spiffero della porta-finestra?
Sono masochista, deficiente o malata? E' la sindrome della fiammiferaia? Un sintomo di demenza precoce?
Forse è solo una forma di feng shui inconspaevole, visto che la postazione me la devo pure contendere con Wish.

Sabato, luce e rose


Eccomi qua, in un lungo weekend che passo a casa di mia madre. Potrei trascorrere i pomeriggi a casa mia, ma lascio perdere. Ho quello che mi serve, anche le rose che da giorni mi stordiscono di bellezza. Sono agli ultimi, e ogni tanto un'intera corolla si stacca come una slavina di petali silenziosi. Salvo quelle che tengono ancora, legandole strette perchè si sorreggano a vicenda, e le metto in modo che alzando gli occhi dallo schermo siano subito lì, la mia casa in un'altra casa inondata da un sole inaspettato.
Come una marmotta, ho fatto la tana.

venerdì 21 gennaio 2011

Encefalogramma piatto


La mia giornata si distingue per la totale assenza di emozioni, scandita unicamente da atti meccanici e ripetitivi. Poi, mentre io e la mia sindrome da foglio bianco fissiamo il cursore che cancella per l'ennesima volta frasi che non rendono giustizia, partono le associazioni di idee, svolgendo rotoli di filo spinato su base dieci. Dieci anni fa, poi venti, in una casa i cui muri trasudano cose che non voglio ricordare e prefigurano cose che non voglio vedere.
Vorrei una gomma per cancellarmi e una matita per disegnarmi nuova. Tanto lo so, che mi farei uguale.

Complimenti e auguri


Dopo varie speculazioni sui progetti magnifici e progressivi che l'avrebbero spinta a lasciare il posto di direttora di Vogue Francia, apprendo da Dagospia la verità sulle dimissioni di Carine Roitfeld. Dopo averci ammannito una teoria di preanoressiche col muso e ispirata dal compagno di merende Tom Ford, l'eclettica signora ha pensato bene di realizzare un servizio con bambine bardate da escort d'alto bordo. La pacata reazione dei principali inserzionisti, che hanno minacciato di azzerare gli investimenti pubblicitari, ha determinato l'ostracismo immediato della mandante.
Non commento nemmeno la miseria di una simile idea, ma penso con tenerezza alla mia fugace carriera di babymodella, dovuta unicamente al fatto che mio padre era un fotografo di moda. Adoravo guardare le modelle che si trasformavano due volte, prima in camerino e poi davanti all'obiettivo, e quando è toccato a me sognavo almeno un po' di ombretto, o i capelli sciolti. Macchè, dopo un negoziato estenuante con mia madre ho ottenuto solo un accenno di cotonatura della frangia, ma i miei codini da Pippi Calzelunghe sono rimasti ben saldi al loro posto.
Adesso capisco, e ringrazio.

giovedì 20 gennaio 2011

Quel che resta del giorno


Sono troppo pigra e incostante per scrivere un diario, ma ne ho fisicamente bisogno. Bisogno di fissare ricordi scalzati da immagini e occorrenze irrilevanti.
19 gennaio. Due donne che amano lo stesso uomo, io e sua figlia, che fanno colazione insieme. Archivio. L'incontro con un'amica dei tempi dell'Università, su cui leggo gli anni passati su di me e non so che dirle. Cancello. Lavoro su numeri e parole per il nostro progetto. Archivio. Cena solitaria, circondata da una nebbia che parla con la luna. Archivio. L'intervista a Ruby/Karima, i gesti che smentiscono le parole, i dialoghi costruiti, la coreografia dello schifo. Cancello. L'Innominabile che arriva da una cena di lavoro ed è bellissimo e fuma il suo sigaro e mi sorride con gli occhi. Archivio. Il primo fiore dei bulbi scampati all'inverno che gialleggia sul tavolo e si aprirà per la colazione. Archivio. Wish che siccome non vado a letto viene a spalmarsi sul divano accanto a me. Archivio.
E un altro capitolo è scritto.

mercoledì 19 gennaio 2011

Denominatore comune


Ho già un discreto appetito, e stasera ho avanzi fantastici. Ho fatto la mia colazione preferita, di quelle che partono presto e si inerpicano per la mattinata, allungandosi con un altro caffè, poi una spremuta, e la sigaretta fumata in pace ascoltando la Principessa. Inizio con una cioccolata calda, con la panna. Poi due fragole, con la panna. Poi il caffè, con la panna. E stasera la panna la metto su un cono di cialda croccante, e con la cannella ci disegno le lentiggini.
Almeno, quando sarò grassa, avrò dei validi motivi.

E li chiamano rifiuti


Da quando non ho più chi mi aiuta ho ripreso il possesso emotivo della casa, ed è una sensazione struggente. Ne ho abitate diverse, una sola l'ho amata, un'altra la odio. Questa, invece, mi sta simpatica. Mi piace moltissimo, e io, che sono qui per caso, ci vado d'accordo, perchè mi assomiglia. Mi basta entrare in una stanza per capire che giorno è, come sto e cosa ho fatto. I vestiti buttati a terra quando vado a letto tardissimo, l'aumento dei bucati quando arriva l'Innominabile, i colori delle capsule del caffè quando la casa si riempie.
Anche la spazzatura ha qualcosa da raccontare. Quando sono da sola non c'è mai il vetro, al massimo una lampadina bruciata o un bicchiere rotto, perchè difficilmente bevo da sola. Il vino è come l'amore, in due è meglio. Ma questa mattina la bottiglia di Cervaro vuota che mi aspetta solitaria tra carta e plastica mi ricorda il brindisi di ieri sera, e la butto a malincuore.

Musica, parole, pollo, riso


La Principessa è determinata, stasera dieta. E io, che considero le scelte alimentari alla stregua di un diritto costituzionale, mi adeguo. Dura pochissimo, e con un facile negoziato baratto il pollo alla piastra e insalata con un più ammiccante pollo al curry con riso basmati. Lo faccio leggero, come me che zompetto nella mia casa ritrovata, dove tutto è tornato al suo posto. Apparecchio in cucina, e siamo noi, io e loro, ciascuno con le sue appendici. Lei e l'Innominabile con l'Ipad, Wish con la coda, io con la mia schizofrenia. Non ho fretta, e il pollo viene squisito. Sembra una come tante, questa serata straordinaria, con le luci giuste dentro e fuori, la luna che taglia la notte e il silenzio che cuce spezzoni di dialogo, accarezza pensieri, prolunga risate.
Magia di una famiglia che non esiste, fatta di scelte e non di sangue.

martedì 18 gennaio 2011

Barricate


La sento, ormai romba come una valanga, la bastarda. E' la botta di angoscia che sta arrivando, mi stana sempre quando non riesco a nascondere che sto bene. Mi schianto in trincea, ma prima faccio le valigie. E ci metto le rose dell'Innominabile, grandi oramai come ombrelli. E lo scodinzolio frenetico di Wish sotto il letto quando sente che mi sto svegliando. E la luna che illumina la nebbia. E l'entusiasmo per la mia nuova avventura lavorativa. E le parole che mi hanno raggiunto da un passato lontano, anzi remoto. E il frigo pieno di cose buonissime per la Principessa che arriva domattina. E la mia giacca da motociclista anche se non ho la moto. E la borsa blu che desideravo tanto e che domani sarà mia. E il letto fresco, e i capelli appena lavati, e l'acqua frizzante e ghiacciata che sto per bere, e il vino che stapperò domani e il fatto che a tutto c'è rimedio. E la doccia che fuma, il sapone appena scartato, questo blog e il libro che mi ha regalato Petulia. E poi ci sono io, vestita di nero, che almeno a prima vista posso anche sembrare minacciosa.
Non avrai il mio scalpo, bastarda.

lunedì 17 gennaio 2011

Il carico


Sono una sherpa seriale. Non ho ancora finito l'ultima distribuzione di sacchi e sporte che inizio a riempirne di nuove, affascinata dalla mia capacità di creare flussi di cose. Lo stampo del budino che arriva qui pieno e torna vuoto per essere riempito di nuovo. Brandelli di spesa per grandi comunità da suddividere tra micronuclei, oggetti doppi che emergono dagli anfratti che svuoto nei miei raptus. Cose che potrebbero essere utili ad altri, e poi cibo, e fiori, e vino e piccoli regali e libri e altre cose ancora.
Sembro un pony express in un'economia basata sul baratto.

Premeditazioni


Noi italiani siamo fantastici. Nessuno mangia la stessa cosa a pranzo o a cena, però ci chiediamo "che prendi per colazione"? E quasi tutti hanno uno standard, una piccola certezza che si rinnova ogni mattina. Quelli che senza caffè non si svegliano. I faziosi del tè. I sostenitori dei cereali. I fan di cappuccino e brioche al bar. La banda del caffelatte.
Io invece, che potrei saltare il pranzo e cenare a pizza per il resto della mia esistenza, la colazione la cambio ogni giorno. E la sera mi sogno quella del giorno dopo. Stamattina spremuta di arance e mandarini, tisana e una fetta di bunet con un ciuffo di panna, domani crem caramel con le prime chiacchiere della stagione spolverate di zucchero al velo. E un succo di mela, e se mi va un caffè.
Se non è lusso questo...

giovedì 13 gennaio 2011

In vino veritas


Arrivo a casa carica come un mulo e in preda al combinato disposto di una giornata dimenticabile, dell'incipiente sindrome premestruale, della stanchezza e della costrizione. In sintesi, una furia. Vorrei fare un bagno, per cancellare con una spugna tracce e immagini e odori di questa giornata sbilenca. Ma il tempo non c'è, non c'è mai. Cucino con rabbia, scongelando e scuocendo, e sorseggiando un Cervaro ghiacciato che mi appanna il bicchiere. Il primo non lo sento, il secondo mi sferza l'umore, al terzo sono stesa. Penso alle rose sublimi che mi ha portato l'Innominabile, ad una frase che mi gira per la testa da ieri, guardo le luci moltiplicate dagli specchi che bordano la mia nuova stanza elettiva, incrocio lo sguardo adorante di Wish e quello prudente del mio uomo che ha imparato a lasciarmi perdere senza perdermi di vista, intercetto la mia immagine e sono paurosamente felice e appagata e consapevole e questa felicità stride col mio umore nero.
Schizofrenia di un giovedì sera, tra tenebra e luce.

mercoledì 12 gennaio 2011

Blasfemia


Apprendo che tre concorrenti di quella pietosa pantomima che è il Grande Fratello sono stati eliminati per eccesso di volgarità sconfinante nella bestemmia. Non sta a me giudicare morale e moralismi altrui, ma perchè nessuno dice niente sull'avvilente marchetta di John Malkovich (non Lando Fiorini, Malkovich) che nelle immacolate vesti di San Pietro negozia la vita di George Clooney a suon di capsule Nespresso, facendo oltretutto il verso all'accoppiata Bonolis-Laurenti che il caffè lo bevono tra santi e madonne?
Perchè non torniamo alla simonìa? Dai, un bello spot sulla vendita di indulgenze. Di marca, naturalmente.

lunedì 10 gennaio 2011

Prospettive


Tra qualche giorno costituiremo la nostra società. E' deciso. Abbiamo un nome, un oggetto sociale, obiettivi realistici, qualche progetto e un numero imprecisabile di sogni. Latitano solo le certezze, e il cammino che si prospetta assomiglia ad una passeggiata tra le uova. Ma ricominciare è un lusso, e quest'anno, che secondo gli astri e il buon senso sarà un ginepraio, voglio trasformarlo in una pietra miliare.
2011, assoluto come un numero primo, speriamo che sia una freccia che ci porta lontano.

domenica 9 gennaio 2011

Stasera si mangia in cucina (ed era ora)


Dovrei fare le classiche cose da rientro. Disfare i bagagli. Fare i bucati. Ricordare chi sono e cosa faccio per vivere. Non se ne parla neanche, decido mordicchiando il terzultimo maritozzo che mi ha seguito dalla campagna a qui. Colta da raptus ribalto la cucina, svuotando scaffali e mischiando cibo e suppellettili su tutte le superfici disponibili. Trovo di tutto, anche alimenti pre-Ratzinger e proditoriamente sopravvissuti all'ultimo trasloco, e butto, sposto, assemblo, compatto, impilo e categorizzo. Sposto il tavolo, che da piano di appoggio viene restituito alla funzione di desco. Aggiungo luci e oggetti da altre stanze, due Louis Ghost trasparenti, accendo la candela che a Natale ho guardato in cagnesco, e mi sembra di avere una stanza nuova, grandissima e piena di promesse, come l'anno appena iniziato.

Ergonomie ostili

Devo riprendere le misure della mia vita quotidiana, come sempre accade dopo queste sospensioni incantate. Per ora mi limito a incespicare in qualunque cosa, compresa me stessa. Ogni gesto innesca una frana, gli oggetti mi sono ostili. Mi taglio, mi scotto, mi macchio, mi sbriciolo. Sono un ingranaggio che gira al contrario, e cigolo e brontolo e sbraito.
Sono vittima dell'attrito perpetuo, ma ho imparato a chiudere le porte in faccia all'ostilità. Perchè sarà anche solo uno dei buoni propositi per l'anno nuovo, ma da questo momento la mia priorità ha il mio nome.

sabato 8 gennaio 2011

Nulla sarà come prima


Riapro la porta sulla mia quotidianità, ammesso che esista, e ritrovo lo scenario che fa da sfondo alle mie giornate. Wish che va a cercare l'acqua al solito posto, le orchidee cariche di boccioli e di fiori appena aperti, i bagagli che si assottigliano, io che accendo le luci a colpo sicuro in una casa che domani sarà piena di luce.
Tutta apparenza. Il cambiamento è un fiume carsico che prima o poi emerge dal suo corso sotterraneo, e io lo sento già scorrere nelle vene, questo fiume in cui voglio specchiarmi e nuotare.

Deviazioni


Giornata di rientro, guido io. Il baule per Wish, i sedili posteriori per i bagagli. La mia borsa minuscola, da quando ho perso tutto viaggio leggera, i resti del frigo, una cassa di bottiglie, il mio Vaietto, regali e cose sparse, nomadi come noi. In bilico su tutto una ciotola enorme di ciclamini bianchi.
Prendiamo l'Aurelia, così vediamo il mare, proclama l'Innominabile, nella veste inconsueta di passeggero. Deviamo per Port'Ercole, saliamo in barca, accendiamo il motore. Fermi in porto, lui guarda il mare, Wish annusa rumori ed odori e io li fotografo, il mio uomo e la mia cagnona.
E il ritorno è un altro giorno di festa.

giovedì 6 gennaio 2011

Beatitudine


Mi sveglio fresca e inopinatamente presto, calcolando le ore di sonno e le libagioni che gravano il mio metabolismo. Il paesaggio che mi accoglie sembra sceneggiato da Leonardo in persona, strati di nebbia si alternano alle quinte di una prospettiva da cui sono sparite le montagne, e che si perde in un cielo perplesso. Oggi è mio. Per colazione un esito di tiramisu e un maritozzo alla panna, spremuta di arance e mandarini, un caffè. Mi trasferisco di sopra, dove è più caldo, con i miei tesori: il mio Vaietto, una copia di Vanity Fair, i tre con la coda disposti a raggera intorno a me, straniti dal vaccino e dall'osso premio. Silenzio, i tasti che mi guidano tra i miei blog preferiti, il mio respiro e quello dei cani, tutti i fiori li ho portati qua a farmi compagnia ma non ne ho bisogno.
I miei affetti sono a posto, e io, in camicia da notte con un golfone dell'Innominabile, sono al centro del mio mondo. Le nuvole hanno lavorato per me, cedendo il passo all'azzurro, e tra qualche minuto calpesterò la terra, annuserò l'inverno, e sarò felice, di una felicità perfetta e fragile.

martedì 4 gennaio 2011

Il fuoco


Avendo maturato, nel corso degli anni, una fiera avversione nei confronti del Natale, punto le mie aspettative sul Capodanno, di cui celebro con entusiasmo tutti i riti. Gli auguri, il cosa mi metto, il cosa ti porto, le lenzuola fresche nel letto, il brindisi, il cotechino con le lenticchie, gli acini d'uva in numero dispari, le mie preghiere sempre più laiche. E la transizione, quest'anno, è stata perfetta. Mi sono guardata da fuori, improbabile come il tutù nero che mi ha regalato la Principessa, volteggiare tra le fiamme. Quelle dei fuochi d'artificio, quelle della pira incendiata a mezzanotte, quelle del camino, quelle delle candele.
Bello giocare col fuoco senza bruciarsi.